5. Ofelia's Drame

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<< O, what a noble mind is here o'erthrown! /The courtier's, soldier's, scholar's, eye, tongue, sword;/ The expectancy and rose of the fair state, / The glass of fashion and the mould of form, /The observed of all observers, quite, quite down! /An...

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<< O, what a noble mind is here o'erthrown! /The courtier's, soldier's, scholar's, eye, tongue, sword;/ The expectancy and rose of the fair state, / The glass of fashion and the mould of form, /The observed of all observers, quite, quite down! /And I, of ladies most deject and wretched, That suck'd the honey of his music vows, /Now see that noble and most sovereign reason, Like sweet bells jangled, out of tune and harsh; / That unmatch'd form and feature of blown youth Blasted with ecstasy: O, woe is me, /To have seen what I have seen, see what I see! >>

Raphael chiuse gli occhi, come se ogni singola parola provocasse in lui una sorta di dolore fisico. La grande gabbia posta al centro dello studio di Bertuccio catturò l'attenzione di Arianna, forse fu a causa del fruscio d'ali della palila e poi del leggero planare dei parrocchetti variopinti sui piccoli semi di girasole e di miglio.

<<Arianna?>> La voce di Raphael non nascondeva adesso una sorta di tacito fastidio, poco prima quel tono affascinante che era la sua lingua madre glielo aveva fatto percepire come infinitamente distante. Ora invece la pronuncia del suo nome italiano, tanto duro e aspro, glielo fece avvertite come fin troppo vicino. Anche senza vederlo direttamente era certa che la stesse di nuovo osservando, aggrottò le sopracciglia castane mentre la mano buona strangolava quella guasta e la nascondeva alla vista.

Visto che lei continuava a guardare il parrocchetto azzurro litigarsi l'altalena con il palila, Raphael fece schioccare le dita davanti ai suoi occhi.

Era seduto proprio di fronte a lei, in quel silenzio scandito solo dal rumore degli uccelli nelle gabbie e dalla pioggia che ancora cadeva sulla campagna e faceva straripare il canale.

Eppure Arianna sentiva il bisogno di allontanarsi. Aveva riso alla battuta di sua madre quando l'aveva definita "un manico di scopa" e poi le aveva servito quel fagiano con una tale odiosa e caritatevole pietà che...

<<Arianna,>> stavolta l'espressione infastidita fu sostituita da un sospiro abbastanza eloquente. Raphael aveva accavallato le gambe muscolose, arrotolato le maniche della camicia elegante, poggiato la giacca sulla poltroncina del buon Bertuccio, quella con le gambe a sciabola e i fianchi imbottiti che suo padre aveva fatto venire dalla Francia, e i suoi occhi ora brillavano alla luce pallida del primo pomeriggio, abbaglianti e pericolosi insieme.

<<Qualcuno direbbe che il silenzio sia la più potente arma di dissenso,>> furono le parole di Raphael, parole che fecero aggrottare di nuovo le sopracciglia di Arianna.

<<Va bene, non volete parlarmi, questo l'ho capito. Ma devo informarvi che so essere piuttosto insistente.>>

Avrebbe voluto che lui non fosse così bello, che la perfezione di Raphael non la facesse sentire tanto imperfetta, che non pesasse su di lei come un giudizio evidente.

<<Ma visto che non potete semplicemente volare via come Astrea, provate ad ascoltare le parole di Ofelia, ben più coraggiosa a rimanersene tra gli uomini, in mezzo al dolore e agli intrighi del suo tempo senza riuscire ad opporre alcuna ribellione al padre e costretta, suo malgrado, a tradire Amleto, l'amore della sua vita.>> Le avvicinò un foglio, era ripiegato in quattro, lo aprì davanti a lei. Era stato scritto da Raphael, pensò Arianna, era sicura che lo avesse tradotto personalmente.  Osservò affascinata le lettere ricurve, maschili, potenti, lo vide intento a riflettere mentre le lunghe dita si chiudevano intorno alla penna d'oca. Lo immaginò chino che scriveva con i suoi begli occhi blu concentrati, incurante delle macchie d'inchiostro che lasciava qua e là, frettoloso, quasi infastidito.

IL PRECETTOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora