13. The Huntsman

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Brummidge quella mattina si sentiva particolarmente bene

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Brummidge quella mattina si sentiva particolarmente bene. Si trovava in un periodo della sua vita che reputava decisamente stimolante. Da che ne aveva ricordo il suo peggior nemico infatti, era l'insoddisfazione cronica. Aveva da sempre potuto contare su un'esistenza piuttosto agiata e non aveva mai dovuto combattere per affermare alcunché. Ma per contro a chi l'avesse superficialmente additato come fortunato, avrebbe trovato più di un'argomentazione convincente per sostenere la tesi, banale ma veritiera, che quello che la vita gli aveva concesso non corrispondeva affatto, e nemmeno si avvicinava per niente, al raggiungimento della felicità.

Nella sua esistenza aveva conosciuto molti tipi di noia ma praticamente alcun tipo di felicità.

Eppure non era certo un uomo che non fosse in grado di godere dei piaceri mondani o della bellezza materiale degli oggetti che possedeva. Anzi, si riteneva senza dubbio un grande estimatore e un intenditore di entrambe le discipline.

L'unico problema era che non appena l'acquisto veniva finalizzato, o il godimento appagato, a Brummidge restava una sorta di malinconica insoddisfazione che il pover'uomo, anche dopo anni di esercizio, non era assolutamente in grado di fronteggiare.

Viveva costantemente in un grigio languore che s'attenuava solo per il tempo di miseri e brevi lampi di luce, attraverso cui, riusciva ad intravedere squarci di luminosa gioia sopraffina. E questo, almeno a suo dire, lo rendeva l'uomo più miserevole tra tutti, perché riusciva solo a scorgere e mai ad afferrare quello che invece sembrava essere alla mercé anche del più misero portantino.

Per contro quella mattina era però insolitamente felice e non lo era solo perché Arianna rappresentava per lui tutto ciò che di stimolante c'era al mondo, e perché continuava a sfuggirgli e tuttavia era lì, sempre presente proprio come quel soddisfacimento che inseguiva con la stessa smania di un cercatore d'oro.

No, era per la caccia. Brummidge che non adorava mai niente fino in fondo, che era il più grande sovversivo delle proprie passioni e ci trovava un gusto quasi diabolico nel distruggere tutto quello che fino a cinque minuti prima giurava di amare alla follia, adorava semplicemente, senza alcun artifizio, l'essenza di quella antica lotta.

E non era solo il potere violento di affermare la propria supremazia su un altro essere vivente, non era il piacere della caccia a farlo fremere, era l'incertezza dell'esito che lo mandava in solluchero.

Erano partiti tutti insieme dalla sua magione, aveva aiutato lui stesso Arianna a salire sopra la placida cavalla che le aveva destinato. L'aveva trovata particolarmente pensierosa e distante ma aveva scelto di non farci caso, non voleva certo farsi rovinare uno dei pochi divertimenti che gli erano rimasti. L'unica cosa a cui aveva scelto di conferire una certa attenzione era il tempo. Grossi nuvoloni grigi era si stavano addensando rapidi e inclementi, e somigliavano ai cani da caccia che aveva liberato e già facevano impennare qualche cavallo.

Tuttavia Brummidge non era uno sciocco e aveva notato quanto quel maestro da quattro soldi che la contessa si era portata appresso, sembrasse affascinato dalla sua pupilla.

IL PRECETTOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora