Quel pomeriggio aveva bevuto fino a perdere i sensi, Herrick l'aveva riportato a casa e Raphael gli aveva promesso che l'avrebbe lasciata andare.

Il giorno dopo aveva cercato la contessa e le aveva detto che avrebbe accettato la sua proposta. Ma la contessa aveva cambiato le carte in tavola.

Alla fine non l'avrebbe diviso con nessuno, nemmeno con le sue adorate figlie. Non aveva battuto ciglio Raphael, per lui non faceva alcuna differenza.

Di sì lo aveva detto pochi giorni dopo davanti ad un prete che sembrava uno spadaccino, con Lord Herrick e Marta che gli facevano da testimoni, in una cerimonia che contava in tutto sei persone, sacerdote escluso.

Ma avrebbe voluto dirlo davanti ad Arianna Foscari.

Avrebbe voluto guardarla dritta in quei maledetti occhi color ambra e gridarle in faccia quel sì insieme a tutto il dolore che sentiva, e poi avrebbe desiderato vedere quell'identico dolore addosso a lei, mentre infilava imprecando il maledetto anello sul dito ossuto di quell'arpia della contessa di Middlethorpe.

Non si era sentito in colpa per quel pensiero, non aveva voluto il bene di Arianna in quel momento.

Non l'aveva voluto nei giorni seguenti, quando era diventata la moglie di Brummidge e una duchessa, quando gli aveva semplicemente voltato le spalle.

E Dio, se non l'aveva voluto quando Evelyn l'aveva informato che sarebbero presto partiti per Venezia, la loro Venezia.

Quel giorno lo ricordava con esattezza perché aveva baciato Evelyn, aveva provato a consumare le nozze con la moglie, con pessimi risultati visto che sul più bello era scappato via come un codardo, e poi perché Terése aveva tentato di impiccarsi al baldacchino con un lenzuolo di seta gialla.

Tre azioni diverse tra loro che non erano arrivate a compimento.

Herrick gli era stato vicino per tutto il tempo, lo aveva sorretto, lo aveva spalleggiato, lo aveva compreso.

E gli aveva consigliato di non essere frettoloso, di aspettare, perché se fosse stato impulsivo, se si fosse presentato davanti a lei e l'avesse insultata come immaginava di fare, non avrebbe ottenuto altro se non di perderla di nuovo.

Era vero, in quei giorni la odiava e sarebbe stato crudele.
Era pur sempre un uomo orgoglioso.

Per far passare il tempo si era concentrato su Terése, l'aveva coccolata come se fosse una bambina, anche se sapeva benissimo che aveva desideri e voglie da donna.

Aveva tenuto in bilico la contessa con continue quanto inaffidabili promesse sul fatto che prima o tardi sarebbero diventati davvero marito e moglie e che si sarebbe trasferito nelle sue residenze.

E poi era nata la primogenita del suo amico: Celeste, un fagottino tenero che gli sorrideva, che tirava fuori un lato tenero e nascosto del suo carattere. Che gli ricordava Anna.

Tuttavia il tempo era trascorso in maniera così lenta e impietosa, che aveva invocato lo scorrere di ogni singolo minuto del giorno e della notte, come se ne andasse della sua vita.

Herrick era stato irremovibile, l'aveva messo di fronte alle sue responsabilità e se Raphael aveva abbassato il capo, era solo perché Arianna ce lo aveva messo di fronte per prima.

E finalmente ora si trovava a Venezia, finalmente Herrick si era deciso ad ammettere che di tempo ne era passato.

La odiava ancora? Nessuno meglio di lui poteva sapere quanto fossero infiniti, due stupidi anni. Tuttavia era certo di non amarla più nella maniera candida e priva di ombre in cui l'aveva amata in passato, quando sarebbe stato così facile scappare insieme, quella mattina a Moor Hall, se solo lei gli avesse confidato di provare la stessa cosa.

IL PRECETTOREWhere stories live. Discover now