Epilogo

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E P I L O G O

Era la cosa giusta da fare? Nel nome di un figlio che non c'era più?

Un alleanza che avrebbe riportato sua figlia sul trono a loro legittimo, spodestando il Re Cole e tutta la sua dinastia, sembrava qualcosa impossibile da pensare, ma la speranza che potesse succedere davvero mi dava un po' di orgoglio per il rischio che avevo accettato di correre.

Non ero convinto di quello che stavo facendo, né lo sarei mai stato, questo era poco ma sicuro.

Alzai lo sguardo sul ritratto, ricordandomi di quella volta che la mia prima moglie, sua madre, aveva costretto Al a posare per il pittore. Tutti i nobili di Fyreris che si rispettassero avevano un ritratto in quel corridoio. Come in ogni residenza reale, ogni singola stanza importante e ogni luogo che avesse qualche significato specifico, quel corridoio aveva un nome: Corridoio della Gloria.

I nostri ritratti erano uno di fianco all'altro. Chiunque non lo avesse conosciuto avrebbe potuto pensare che fossimo davvero padre e figlio, ma se si andavano ad analizzare in dettaglio le nostre fisionomie, si capiva che in realtà avevamo in comune solamente il colore dei capelli, un biondo chiarissimo, che con la mia età poteva essere scambiato per bianco.

Ormai Altair aveva quarant'anni ed erano passati esattamente diciotto anni, mese più mese meno, dalla sua scomparsa da castello. Solo quando Edvard il Cieco, ormai cinque anni prima, aveva bussato alla mia porta, dopo troppo, moltissimo temp di ricerche vane, avevo appreso che era ancora vivo, rilegato nei meandri più oscuri di Ubryas ad organizzare una seconda Grande Guerra.

Se non fosse stato per la mia viltà e per il fatto che il sacerdote mi avesse detto di non dire nulla a nessuno, avrei riferito quello che sapevo a Re Cole.

Scoprire che il figlio che avevo cresciuto per anni e anni, non esisteva più, che si era trasformato in un Dominus dell'Ombra, pronto a scatenare la guerra più rovinosa di tutte, era stato come perderlo una seconda volta. Non avevo mai saputo della sua relazione con Alya Lewis finché non me lo aveva detto il sacerdote, anche se Harley, la mia prima moglie, mi aveva continuato a ripetere fra le lacrime che non potevano essere una coincidenza la sua scomparsa e la nascita dell'ultimo sole.

Era morta senza conoscere la verità.

«Lord Blain, credo che dobbiamo parlare.» non riuscii a voltarmi quando sentii la voce di Joanne Allen, o meglio Lewis, che mi chiamava.

Lei mi raggiunse, il suono dei suoi passi che continuava a rimbombare per tutto il corridoio. Si fermò di fianco a me, cominciando a guardare il ritratto come stavo facendo io.

«Come abbiamo fatto a non accorgercene?» esordì subito, con voce bassa e grave.

Il fatto che avesse perso sua figlia, la rendeva simile a me più di quanto volessi ammettere. Il nostro dolore era lo stesso: anche se Altair non era propriamente morto, entrambi avevamo perso un figlio. E il dolore che si provava a riguardo era incolmabile, era sempre lì a ricordarti che avresti potuto fare qualcosa per evitarlo.

«Si è sempre ciechi quando qualcosa riguarda propri figli.» fu la mia risposta. «Li amiamo talmente tanto che non vediamo le cose che non vogliamo vedere, nemmeno se ci capitano sotto il nostro stesso naso.»

«Alya era sempre stata una ragazza ribelle, che veniva meno alle regole. Ma non pensavo si potesse spingere così in là, sgattaiolando fuori dal letto di notte per incontrarsi con un...» si fermò di colpo quando mi girai a guardarla. «Mi dispiace molto, Lord Blain. Non volevo offendervi con le mie parole. Solo... la verità è dura da accettare.»

«Nessuno poteva sapere la vera natura di Altair, signora Allen.» replicai acido. «Tanto meno sua figlia. Per quanto lei fosse la persona più predisposta a scoprirlo, vista la sua razza, l'amore rende ciechi.»

«Mi pentirò sempre per non aver fatto tutto il possibile per salvarla. A questo punto Evelyn avrebbe ancora una madre.» disse piano. «E io avrei ancora una figlia...»

«Non possiamo ritornare sui nostri passi. Pensiamo di non aver fatto mai abbastanza quando si tratta dei nostri figli.» dissi io, posando di nuovo lo sguardo sul viso altero di Altair.

Evelyn Lewis, l'ultimo sole, sua figlia, me lo ricordava più di quanto non lo volessi ammettere. Certe volte, mi era sembrato di vedere le stesse espressioni di Al nel suo volto, lo stesso sorriso. La ragazza, da quello che avevo potuto capire, era una perfetta mescolanza dei suoi genitori. Mi chiesi che aspetto avesse Al in quel momento, come facevo ogni singolo giorno.

«Lui vuole la ragazza.» mi ritrovai a dire. «Non vuole solo l'arma che Evelyn Lewis può diventare, lui vuole sua figlia. Non ho idea di quanto i Domini dell'Ombra conservino della loro natura passata, dei loro sentimenti e comportamenti, ma non posso credere che la voglia solamente per diventare il re di questo mondo. Al non è così.»

«Lord Blain...» Joanne parlò piano. «Castor Wright me lo raccontava, mi raccontava quello che succede quando un Dominus della Luce si converte. Tutti e sentimenti di amore vengono soppressi, non esistono: esistono solo il possesso, la gloria, la brama di potere...»

«Tutto quello che dice per me non ha senso, signora Allen.» dissi stancamente. «Lei avrebbe creduto che sua figlia potesse perdere tutti i sentimenti che aveva, tutto ciò che la rendeva umana solo perché qualcun altro glielo dice?»

«No...»

«Deve esserci una possibilità.» replicai fermamente. «Devo credere alla possibilità che mio figlio sia ancora lì, che forse esista ancora. Nessuno può togliermi questa speranza.»

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