Capitolo 33 • Congelato

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C A P I T O L O  X X X I I I
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• C o n g e l a t o •

 C A P I T O L O  X X X I I I ~• C o n g e l a t o •

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«Merda!»

Non potei fare a meno di imprecare mentre la mia mente si svuotava del pensiero di Joanne, di quello di mia madre, e si riempiva del ricordo di quel giorno che era quasi morto fra le mie braccia.

Mi ritrovai a schiaffeggiarlo nemmeno troppo delicatamente sulle guance, nella vana speranza che rinvenisse. Quando non lo vidi nemmeno muovere le palpebre, un'ondata di panico mi travolse. Spostandomi da parte senza troppe cerimonie, Joanne, imprecando sottovoce, prese in mano la situazione.

Allungando una mano e ritraendola di scatto per un momento di quando sentì la sua temperatura corporea, gli sentì il polso. Non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei, mi ritrovai ad aspettare ansiosamente una sua risposta. Che cosa gli era successo? Perché era svenuto in quel modo?

«È vivo.» quando dalla bocca di Joanne uscirono queste parole, mi ritrovai a tirare un breve sospiro di sollievo.

La donna, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno ci stesse osservando, prese per le spalle il corpo senza sensi di Will e cominciò a trascinarlo dentro la sua casa, facendo uno sforzo non da poco. Rimasi ferma un secondo di troppo e Joanne subito si fece sentire: «Entra dentro, subito!» urlò con la voce piena di rabbia, riscuotendomi e facendomi muovere.

Mi alzai in fretta, con in mente solo il pensiero di Will e la raggiunsi dentro al portone, chiudendomelo alle spalle prima di precipitarmi da lei. Mentre la donna lo trascinava in salotto, mi ritrovai a parlare a vanvera: «Ha qualcosa che non va. Ieri sera ha avuto un momento in cui la sua mano è diventata congelata, e... e dopo contraeva l-le dita in modo strano...».

Joanne riuscì a trascinarlo fino ai divanetti del salotto, sopra uno dei quali lo distese, ancora privo di sensi. Il suo respiro era così irregolare e debole che facevo fatica a vedere i movimenti del suo torace. Perché non avevo detto a nessuno quello che gli era successo alla mano?

«Vai a prendere delle coperte.» mi ordinò mentre dalle sue mani cominciavano a sprigionarsi luci rossastre, che si avvolsero attorno al corpo di Will.

Riluttante a muovermi da lì, rimasi ferma finché non ricevetti un altro urlò impaziente e arrabbiato da parte sua. A quel punto, mi voltai in fretta, pregando ogni Dio possibile e immaginabile che a Will non gli stesse succedendo nulla.

Come misi piede fuori dal salotto, la voce incredula di Colton Wilson attirò la mia attenzione: «Evelyn?». Alzai lo sguardo sulle scale, vedendo subito il ragazzo dai capelli rossi  in pigiama e con un'espressione incredula. Senza che il pensiero di Will abbandonasse la mia testa, mi ritrovai a salire le scale in fretta, parlando velocemente: «Ho bisogno di coperte.»

«Nell'armadio nella mia camera ce ne sono parecchie...» replicò confuso Colton, facendosi da parte sulla scala per farmi passare.

Salii due scalini alla volta, raggiungendo il primo pianerottolo e irrompendo nella camera che sapevo essere la sua e quella di Damian Bennett. Per fortuna, anche se al momento non ci feci caso, dentro la camera non trovai nessun ibrido. Senza pormi domande riguardo al perché non ci fosse, raggiunsi l'unico armadio della stanza, con Colton che mi seguiva senza capire.

ELYRIA • Il Figlio del Gelo [BOZZA]Where stories live. Discover now