Capitolo 16 • Sacramento Nero

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C A P I T O L O X V I
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• S a c r a m e n t o N e r o •

C A P I T O L O  X V I~• S a c r a m e n t o  N e r o •

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«Muoviti troia.» quell'insulto rude e quasi ringhiato, mi fece rizzare i capelli sulla nuca.

Mi girai immediatamente verso quella guardia, fermandomi agghiacciato. Al cuore mi mancò un battito quando vidi una ragazza dai capelli scuri incespicare su se stessa dopo la spinta di una guardia.

'Non può essere lei, non può essere davvero Evelyn...'. nonostante tutte le conversazione avute con mio padre sul fatto che non l'avessero presa, non potei fare a meno di pensarlo.

Il corpo era coperto da una misera tunica di lino, che nascondeva giusto il necessario la corporatura formosa di quella ragazza e le mani e i piedi erano imprigionati dentro manette di ferro. La riconobbi veramente solo quando, storcendo la faccia in una smorfia, alzò la testa, troppo orgogliosa anche solo per cadere e per dare soddisfazione al velocista: Rose.

Spalancai gli occhi non appena mi resi conto in che condizioni fosse: i capelli erano così sporchi e ricoperti da fango che dal loro colore rosso ramato sembravano diventati bruni, gli occhi erano segnati da due profondissime occhiaie blu, segno che probabilmente non dormiva da molto, troppo tempo. Il colore degli occhi però era dello stesso verde vigile e attento.

«Ti ho detto di muoverti!» un'altra spinta e questa volta a Rose ci volle più impegno per rimanere in piedi; fu allora che mi riscossi.

«Tenente velocista!» lo chiamai simulando tutta la mia autorità, cercando di non tentennare.

La mia voce li fece fermare entrambi. Rose alzò la testa, scioccata quasi quanto me nel vedermi. Il velocista si fece subito sull'attenti: nonostante probabilmente io avessi la metà dei suoi anni, io ero un generale e quindi di ordine nettamente superiore al suo. Senza riuscire a nascondere un po' di nervosismo, disse: «V-Vostra altezza, ai suoi ordini...». Non girai lo sguardo verso Rose, non sarei riuscito a mostrare indifferenza, se avessi incrociato la sua faccia.

«Lasci a me la ribelle, Lord...»

«Milton.» disse quasi spaventato da me.

«Perfetto, mi consegni le catene, Tenente Milton.» dissi allungando la mano.
«M-Ma vostra altezza, speravo di poterla portare io al cospetto di v-vostro padre.» balbettò nervoso. «La taglia in palio per un ribelle è m-molto alta...»

«Mio padre è occupato con una lunga riunione per organizzare gli interrogatori dei ribelli. Ha delegato a me l'onore di accoglierli nella nostra reggia.» dissi calcando sulla parola "accoglierli", socchiudendo gli occhi per il fastidio di essere contradetto, prima di alzare la voce. «E gli ordini sono chiari e precisi. Osa forse contraddire un suo superiore? Suo future re, per giunta?»

Come avevo sperato Milton sembrò molto spaventato e minacciato da me. Trattenni a stento un sorriso di vittoria mentre il velocista mi consegnava in fretta le catene che tenevano Rose. Notai subito che lui aveva addosso dei guanti, così vidi per la prima volta che nel ferro erano presenti delle venature vuote riempite da legno di rovere. Inevitabilmente il mio sguardo percorse tutte le catene finché non si posò sulle manette di Rose e quindi sulla sua pelle, completamente ricoperta da piaghe.

ELYRIA • Il Figlio del Gelo [BOZZA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora