Capitolo 15 • Frontiera

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C A P I T O L O  X V
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• F r o n t i e r a •

Mi svegliai di soprassalto, con la fronte madida di sudore e il polpaccio che pulsava così dolorosamente che mi vennero le lacrime agli occhi

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Mi svegliai di soprassalto, con la fronte madida di sudore e il polpaccio che pulsava così dolorosamente che mi vennero le lacrime agli occhi. Mi raddrizzai, appoggiando la schiena ad un ceppo d'albero lì a fianco, e mi strappai da sola una smorfia di dolore nel trascinare la gamba. Era notte e il fuoco ardeva lì affianco; ora che la paura aveva preso il sopravvento sulla stanchezza, il terrore che pure quella luce si potesse estinguere per colpa di qualche Dominus del Fuoco mi attanagliava lo stomaco.

Girai lo sguardo attorno e vidi che il vecchio era sveglio, accucciato a terra accanto a Colton, e con la mano aperta sul terreno. Colton stava dormendo, con la fronte corrucciata come se sentisse dolore anche nel sonno. Non avevo idea di in che condizioni fosse e mi chiesi inevitabilmente come avremmo fatto a portarcelo dietro, dovunque saremmo andati.

Nonostante ebbi l'impressione di disturbare Karlsen, parlai: «Cosa stai facendo?». Il vecchio alzò una mano come per dirmi di aspettare e solo dopo pochi minuti si alzò da terra e si girò verso di me.

«Sto cercando di isolare la radura da qualsiasi Dominus della Terra cerchi di trovarci.» disse lui, passandosi uno straccio sulla fronte. «Ma comunque rimane il problema dei Domini dell'Aria e di quelli dell'Acqua, contro quelli non ci posso fare nulla e non credo che nemmeno tu sia in grado di isolarci da loro. Il ragazzo non mi sembra in condizioni.»

«Domini dell'Acqua?»

«Possono percepire l'acqua corporea di una persona, per fortuna solo da una distanza abbastanza corta.»

Annui, mentre il vecchio mi si avvicinava. Dopo, mi ritrovai a chiedergli: «Che ore sono?». Cosa avremmo fatto adesso? Ora che il re aveva trovato i Ribelli di Brennan, gli ostaggi avrebbero parlato? Avrebbero rivelato i segreti dell'Ordine? La sola idea mi faceva rizzare i capelli sulla nuca.

«C'è qualcuno in giro?» mi ritrovai a chiedere, cercando qualcuno inevitabilmente con lo sguardo.

«No, non ancora.»

«Quel non ancora non è molto rassicurante, sai?» replicai guardandomi la gamba fasciata e cercando di capire se l'emorragia si fosse fermata.

Il vecchio mugolò in risposta, mentre si chinava a sua volta sulla mia ferita; fece per sfiorarla con le dita ma io subito mi irrigidii, paurosa che il contatto potesse rinnovare il dolore. Lanciai un'occhiata eloquente al fabbro, che chiese: «Non riesci a guarirtelo?». In risposta, allungai la mano sulla coscia, aprendola e cercando di imitare quello che avevo fatto con William non una ma ben due volte; desiderai che dalla mia mano si sprigionasse l'ormai familiare filo d'oro e che quello si avvolgesse sulla mia coscia, alleviandomi il dolore pulsante. Ma da quella non uscì niente, assolutamente niente.

«Niente?» chiese anche il vecchio, leggermente irritato.

Scossi la testa, capendo già il perché non riuscissi a evocare l'incantesimo di guarigione: «Non sono emotivamente coinvolta.» spiegai delusa e arrabbiata con me stessa. «Non riesco ancora a farli senza esserne coinvolta in quel modo...». Provai anche inevitabilmente vergogna: come potevo riuscire a guarire il mio nemico e non me stessa?

ELYRIA • Il Figlio del Gelo [BOZZA]Where stories live. Discover now