Capitolo 27 • Incontro inaspettato

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C A P I T O L O X X V I I
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I n c o n t r o  i n a s p e t t a t o

Non sentii nemmeno il buffetto che la piccola Ariadne Blain mi diede sul braccio

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Non sentii nemmeno il buffetto che la piccola Ariadne Blain mi diede sul braccio. Mi sembrava di starmi per sentire male: lui era lì, era lì davanti a me. Se la giovane nobile non si fosse piegata in un inchino da manuale, rivolgendosi verso di lui, avrei subito pensato all'eventualità di un inaspettato ritorno delle crisi.

Ma lui era diverso dal Will delle crisi: il suo viso era stranamente privo della solita strafottenza che lo caratterizzava e i suoi vestiti da reale lo facevano sembrare una persona diversa rispetto al giovane ragazzo inaffidabile che avevo conosciuto a Boston.

«Vostra altezza.» fece Ariadne soavemente, prima di risollevarsi e rivolgersi direttamente a me. «Visto, così farebbe una vera principessa.»

Era un sogno: non mi ero ancora svegliata, ne ero certa. Ero ancora completamente immersa nel sonno profondo che mi aveva pervasa verso le quattro di quella notte. Era solo l'ennesima presa in giro del mio subconscio. Anche perché il tutto era assurdo: perché il principe di Elyria era sotto lo stesso tetto dell'uomo che aveva giurato di difendermi dalla famiglia reale stessa?

«Principessa...» quasi a stento lo sentii parlare: aveva la voce roca incredula: evidentemente anche lui era stato preso alla sprovvista.

Perché non mi stavo svegliando? Perché tutto sembrava così dannatamente reale? C'era qualcosa di sbagliato, probabilmente di lì a qualche momento mi sarei risvegliata. Non potei fare a meno di mordermi forte il labbro, come se il dolore potesse risvegliarmi da quell'incubo.

«William?» non riuscii a trattenermi dal chiamarlo, spostando lo sguardo sulla bambina come per assicurarmi che anche lei lo vedesse.

«Oh Sil non si chiama per nome il principe ereditario del regno.» fece Ariadne dandomi un piccolo schiaffetto sulla mano.

Aggrottai la fronte, guardandola stupidamente come se stesse scherzando, prima di rivolgere il mio sguardo di nuovo sul ragazzo che avevo cercato con tutta me stessa di dimenticare. In quel momento non esisteva nessuna guerra in corso, lui non era il principe e io non ero l'ultimo sole. Eravamo solo Evelyn e William, due ragazzi come tanti che si erano conosciuti a scuola.

O almeno così mi stavo sentendo io.

Il mio cervello era in tilt. Volevo solo svegliarmi da quel sogno e ritornare alla triste realtà. Mi ritrovai a retrocedere di un passo quando lui ne fece uno in avanti. La sua faccia era imperscrutabile, non riuscivo a decifrarne nessuna emozione.

Nella mia mente era riapparsa l'immagine di lui sul pavimento della Mayer. Lo vedevo ancora pieno di sangue, con il colorito biancastro dei morti. Era quasi morto fra le mie braccia, quel giorno, e vederlo lì, dopo più di un mese da quella mattina, in piedi vivo e vegeto, mi faceva disorientare. Sentivo gli occhi cominciare a pizzicare e mi sembrava di stare assistendo alla scena come se fossi una sorta di quarta persona nel corridoio.

ELYRIA • Il Figlio del Gelo [BOZZA]Место, где живут истории. Откройте их для себя