Capitolo 28 • Tregua

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C A P I T O L O X X V I I I
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• T r e g u a •

Sentii bussare alla porta mentre stavo leggendo gli appunti di Edvard il Cieco

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Sentii bussare alla porta mentre stavo leggendo gli appunti di Edvard il Cieco. In quattro giorni che ci trovavamo nella Rocca Nera, avevo letto la maggior parte delle testimonianze del precursore dei sacerdoti scarlatti, cercando di ottimizzare il tempo che avevo per informarmi.

Da quando eravamo arrivati sani e salvi, la famiglia Blain ci aveva trattato quasi come se fossimo degli ospiti reali, non facendoci mancare nulla. Avevo molto tempo per me: Evelyn non veniva mollata nemmeno per un secondo dalla figlia femmina più piccola di Lord Blain, la logorroica e perfettina Ariadne, quando Cesar non cercava di insegnarle a padroneggiare il fuoco. E lui, del resto, passava tutto il suo tempo libero ad allenarsi nella palestra della Rocca Nera.

Non che mi dispiacesse, visto che stavo bene da solo con i miei pensieri e con i miei libri, sia chiaro. Tutto quel tempo che passavo da solo potevo investirlo su questa missione, continuando a studiare e a ragionare, sfruttando letteralmente il mio cervello.

«Avanti.» dissi subito, mettendo un dito in mezzo alle pagine che stavo leggendo e chiudendo il libro, alzando lo sguardo verso la porta, che subito si aprì.

Era Evelyn, vestita con un semplice completo rosso scuro, sicuramente il meno femminile che aveva trovato dentro l'armadio. Non ero sicuro volesse adattarsi ai vestiti da nobile, sapevo quando potesse disturbarla portare quel genere di abiti, vista la situazione. Aveva i capelli legati in una crocchia disordinata, ed ero sicuro che la piccola Ariadne sarebbe intervenuta a proposito, facendole un'acconciatura da vera lady. In un primo momento non mi accorsi dell'espressione sconvolta che aveva in volto: la mia mente era ancora a pensare al passo del libro che stavo leggendo.

«Eve...» feci delicatamente pochi secondi, quando lo notai. «Che cosa è successo, che cosa hai scoperto?»

Lei in risposta, continuando a sospirare, si sedette sul mio letto, proprio affianco alla poltrona nella quale ero seduto. Lei, senza curarsi di stare indossando gli stivali, si raccolse le gambe al petto, appoggiando i piedi calzati sulla coperta pulita del letto. Si limitò a guardarmi, con occhi che tradivano palesemente il fatto che avesse appena pianto.

«Lo sapevi che sarebbe venuto qui, Matt?» chiese in un sussurro, guardandomi eloquentemente negli occhi.

Poteva riferirsi ad un unica persona. Quando Evelyn parlava in terza persona con gli occhi gonfi di lacrime poteva riferirsi solo a lui. Rimasi in silenzio per un po', non volendo ammettere quello che avevo pensato negli ultimi due giorni. Collegamenti del genere di solito non mi sfuggivano e non potevo sorprendermi del fatto di averci beccato un'altra volta: dopo che William Cole in persona mi aveva assicurato che sarebbe venuto a Fyreris per cercare Edvard il Cieco e dopo che lo stesso sacerdote aveva dichiarato di stare aspettando qualcuno, qualcuno che potesse aiutare Evelyn con l'elemento dell'Acqua, non avevo potuto sospettare quello che alla fine era successo davvero.

ELYRIA • Il Figlio del Gelo [BOZZA]Where stories live. Discover now