Capitolo 68 - Prega e spera

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Intanto alle scuole superiori...

- Ciao, Clara. - disse Emilio.
- Ciao, Emilio... - le rispose la ragazza.
- Tutto bene? Ti ho visto strana a scuola. - continuò l'amico.
- No no, sto bene... preoccupata per la maturità. - lo rassicurò lei.
- C'è ancora tempo, dai... - proseguì lui.
- Lo so... ma io sono fifona. - sghignazzò l'amica.
- Mi piacciono le ragazze fifone. - la elogiò Emilio.
- Ah, davvero? - gli chiese Clara.
- Davverissimo. - affermò il ragazzo, cominciando a farle il solletico, quindi vennero interrotti da Mimmo.
- Amore... andiamo allora? - le domandò il piccolo Cesaroni.
- Sì sì, andiamo. - annuì lei.

Emilio li guardò sorpreso mentre si allontanavano...

- Oi? Tutto bene? - gli chiese Matilde.
- Sì sì, amore. - le sorrise Emilio.
- Allora? Andiamo anche noi? - continuò lei.
- Sì, annamo, va... - concluse il ragazzo.

In bottiglieria...

- Io comunque a mi' fratello lo vedo strano. - disse Cesare.
- Ma chi? Io? - gli domandò Giulio.
- No, Giulio... parlo di Annibale. - continuò il vecchio Cesaroni.
- Ah, e perché? - lo seguì lui.
- Insomma, guarda là, se ne sta seduto così senza di' 'na parola... insomma... - predicò Cesare.
- Mò ce vado a parla'. - disse Giulio, avvicinandosi al quarto fratello. - Annibale, tutto bene?
- Sì, Giulio caro. - gli sorrise Annibale. - Sto davvero bene...
- Ti vedo un po' strano... insomma, non ci hai mai parlato della tua donna. - gli spiegò il signor Cesaroni.
- Ma perché non ce n'è bisogno, Giulio, davvero. - lo rassicurò sorridente il quarto fratello.
- Comunque se mi vuoi parlare, io sono qui. - gli disse Giulio.
- Lo so. - annuì Annibale.

Nel frattempo a scuola...

- Sai che a volte me manca insegnare qui? - disse Lucia.
- E te credo... a me mancava fare la preside qui. - annuì Stefania.
- Però devo dire che mi trovo bene anche con Pamela in libreria. - ammise la Liguori.
- Sono contenta, Lucia. - continuò la Ansaldo.
- E lo sei ancora di più da quando è tornato Annibale. - le sorrise Lucia.
- Si vede, vero? - le chiese entusiasta Stefania.
- Eh, mi sa proprio di sì, amica mia. - annuì la Liguori.
- Lucia, è che è stato un buon amico per me Annibale... mi ha fatto capire davvero le cose come stanno... e che non valeva la pena di soffrire per delle capre! - le spiegò l'amica.
- Ti capisco perfettamente, amica mia. - la rassicurò Lucia.

Nel frattempo a casa Cesaroni, nella camera dei ragazzi...

- Chissà se verranno davvero tutti a questo matrimonio... insomma, siamo arrivati a 200 persone. - disse Rudi.
- Quante?!? - esclamò Marco.
- Sai che poi la gente si offende... io voglio che per Alice sia tutto perfetto. - predicò il fratello.
- Rudi, ma che te sei impazzito?!? Ma hai capito quanti sono 200 invitati per noi? Io ne conosco appena 40 di persone, contando anche Maya! - tentò di farlo ragionare il cantautore.
- Dici che sto esagerando? - gli chiese Rudi.
- Secondo me un po' sì. - annuì Marco.
- Vedo di dimezzarli... se riesco. - continuò il fratello.
- Provaci almeno. - concluse il cantautore.

Intanto nella camera delle ragazze...

- Ta dan, eh? Che ne pensi? - domandò Eva.
- Sorella, sei bellissima, davvero... - la elogiò Alice.
- Sono o non sono la sorella della sposa? - predicò la maggiore delle Cudicini.
- Sempre. - sorrise la ragazza.
- Grazie. - disse compiaciuta Eva.
- Farai un figurino con questo vestito... e poi l'azzurro ti sta benissimo. - affermò Alice.
- Chissà se un giorno... Marco mi chiederà di diventare sua moglie? - continuò la maggiore delle Cudicini.
- Lo farà... lo farà, sono certa... - la rassicurò la sorella.

Nel pomeriggio, in cucina...

- Ah, ancora qui. - sorrise Mimmo.
- Perché? Disturbo? - chiese Matilde.
- No, affatto... sei la benvenuta qui, cugina... - la rassicurò lui.
- Quindi io per te sono una semplice cugina? - continuò lei.
- Sei molto di più... - disse il piccolo Cesaroni.
- Quindi? - gli domandò la ragazza.
- Sei un'amica. - le sorrise Mimmo.
- Certo che tu di poesia non te ne intendi proprio... - predicò Matilde.
- Non è il mio forte, Matilde... - annuì il cugino.
- Beh, si vede. - rispose lei.
- Ma che c'hai oggi? Sei alterata... - le chiese lui.
- Senti, scusami, Mimmo... no, non ce l'ho con te... sono solo un po' stressata, ecco... - gli spiegò Matilde.
- Andiamo, non è così difficile poi la maturità. - la incoraggiò il piccolo Cesaroni.
- Non so se sia davvero solo questo che mi stressa. - continuò la ragazza.
- E cosa allora? - la seguì Mimmo.
- Ora devo proprio andare... ho un appuntamento. - concluse Matilde, uscendo dalla stanza e lasciandolo sorpreso.

Intanto entrò Giulio...

- Oi Mimmo. - gli sorrise il padre. - Ah, e pensi alla ragazza?
- Eh no, papà... ora penso a studiare, grazie comunque. - gli rispose il piccolo Cesaroni, andando al piano di sopra.
- Strano 'sto ragazzo, 'o dicevo io. - mormorò Giulio.
- Chi è che è strano? - gli chiese Lucia che, entrando nella camera, lo aveva sentito.
- La vita è strana. - sorrise il marito.
- Oh, quella sì che è strana, amore... come darti torto? - lo appoggiò la Liguori.

Nel frattempo nella camera dei ragazzi...

- Quindi ora ho da ripetere il pensiero di Leopardi. - disse Mimmo.
- Leopardi? Questi autori hanno troppi pensieri per i miei gusti. - predicò Rudi.
- Scemo. - sghignazzò il piccolo Cesaroni.
- Ti meraviglia, vero? - continuò il fratello.
- Mi meraviglia che sei all'università. - scherzò divertito Mimmo.
- Grazie, fratellino. - gli rispose compiaciuto Rudi.
- Prego. - sghignazzò il piccolo Cesaroni.

Il giorno dopo, in classe...

- Mi sono fatta prendere troppo dall'entusiasmo. - disse Matilde.
- Matilde, tanto l'ho capito... - predicò Clara.
- Cosa? - le chiese la ragazza.
- Che ti piace un altro... - continuò l'amica.
- Cosa?!? Ma che dici?... sei impazz...? - ribatté Matilde.
- Matilde... - la richiamò Clara.
- Ok, hai ragione... mi piace un altro ragazzo... ma ti prego, non dire niente ad Emilio... non voglio ferirlo. - disse la ragazza.
- Acqua in bocca, promesso... però devi sopportarmi in una domanda. - la rassicurò l'amica.
- Quale? - le chiese sorpresa.
- Chi è il ragazzo che ha colpito il tuo cuore? - continuò Clara.
- Ah, non lo conosci... - rispose Matilde.
- Lo so! Se non me lo dici... - insistette l'amica.
- È un ragazzo di quinta... - le disse lei.
- Di questa classe?!? - proseguì Clara.
- No no, dell'altra quinta... la 5c. - puntualizzò la ragazza.
- Ah... beh, deve essere carino, no? - le chiese l'amica.
- Molto... però ora devo andare eh, mi stanno chiamando. - concluse Matilde. - Mannaggia a me, mannaggia...

In bottiglieria...

- Buongiorno. - salutò sorridente Pamela.
- Ciao, Pamela. - la accolse Giulio.
- 'ndo sta Cesare? - chiese la donna.
- Eccomi, gioiello, dimme. - soggiunse il vecchio Cesaroni.
- Tesoro, quanto sei bello. - lo elogiò la moglie.
- Mai quanto te, però. - le rispose romanticamente lui.
- Eh, fai pure il poeta ora. - gli sorrise Pamela.
- Per te tutto, fiorellino mio. - continuò Cesare.
- Fiorellino mio. - lo derise Ezio, divertendo Giulio.
- Come mai qui? - chiese il vecchio Cesaroni.
- Beh, sono venuta a prendere un caffè per me e Lucia. - gli spiegò lei.
- Subito. - le sorrise Cesare.

Intanto arrivò Stefania di corsa...

- Annibale! Annibale, 'ndo stai? - chiese la Ansaldo.
- Ciao, Stefania, cerchi Annibale? - le domandò Giulio.
- Eh... sì... dovevamo andare a cena fuori. - disse Stefania.
- Cena fuori? - continuò sorpreso Ezio.

I Cesaroni... alcuni anni dopo (COMPLETO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora