Capitolo 51

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Giorno dopo
NICCOLO'S POV

-Andiamo, Nic?- mi chiede mio padre.
-Sì, andiamo-

Gaia e Lorenzo sono dovuti andare via ieri sera, quindi ora siamo solo io, Ilaria e papà.

-Meglio, Nic?- mi chiede Ilaria
-Si, va meglio...-
-Sono felice per te- mi dice mio padre sorridendo.

Faccio un piccolo sorriso mentre intanto continuiamo a camminare.

-Papà, ma Lorenzo e Gaia?- chiedo mentre ci mettiamo in macchina.
-Lorenzo oggi aveva da fare con Fabrizio e Giulia. Gaia invece credo che possa stare con te, se vuoi-
-Va bene...-

Decido di mandarle un messaggio per avvertirla. Lei è sempre in ritardo, quindi sarà meglio avvertirla molto prima.

Io:Ehi!

Gaia:EHI! COME VA?

Io:Meglio. Ti va se usciamo dopo?

Gaia:Certo! A che ora?

Io:Non lo so. Vieni nel pomeriggio, ok?

Gaia:👍

-Ha detto che può-
-Perfetto. Io ho da fare oggi, quindi comportatevi bene, ok?-
-Ok!-

Non ho proprio idea di cosa debba fare. Non è il lavoro. Di questo ne sono sicuro. Forse si dovrà vedere con qualcuno...




Arriviamo a casa e salgo al piano di sopra in fretta.
Tutto quello che ora voglio fare è riabbracciare la mia chitarra. Abbiamo un bel rapporto noi due.

-AH! PICCOLA MIA!- dico abbracciandola.
-Nic, ma che fai?- mi chiede Ilaria guardandomi stranita.
-SH! TU PENSA AL TUO PIANOFORTE! Anzi...AL MIO PIANOFORTE! È MIO QUELLO!-
-È di papà...-
-FA NIENTE!-
-Ok, ok, ti lascio solo...-

Quando si tratta di strumenti sono fatto così...
Comincio a suonare qualcosa.

-I'd heard there was a secret chord.
That David played and it pleased the Lord. But you don't really care for music, do you?....NAH!- appoggio la chitarra e scendo sotto a mangiare qualcosa.

-Stavi andando bene- mi dice mio padre.
-Lo dici solo perché sei mio padre...-
-No, Nic. Non è così-
-Dai smettila, non cominciare con le solite cose. Solo perché sono il figlio di Ermal Meta non significa che io sia bravo-
-Nic, io non intendevo questo...-
-Lascia stare...-

Mi dimentico completamente di quello che stavo facendo in cucina e decido di andare un po' in soffitta. Giusto per passare il tempo.

È tutto buio così decido di aprire un po' la finestra. Sembra che non ci si metta piede da tempo.

Trovo due fogli: con uno spartito e uno con un testo.
Mi giro intorno e con mia sorpresa trovo una chitarra.
Sembra familiare, ma ora non ho voglia di ricordare dove l'ho già vista.

È completamente scordata, quindi la accordo per bene e comincio a leggere i fogli.

-Lasciami le stelle. Almeno so con chi parlare.
A chi rivolgermi stanotte. Perché tu non puoi restare-

Ho come l'impressione di averla già sentita. Non so dove, ma l'ho sentita.

-Volevo darti un aereo di carta. Da lanciare nell'aria. Ho scritto lì tutti i miei sogni, per vederli andare via-

L'ho già sentita. Lo ricordo. Però non capisco quando. Forse sentendo il ritornello ricorderò qualcosa.

-Ti ho chiamata a bassa voce ma tu non mi rispondi. Fra tutti i cuori in giro dimmi in quale ti nascondi-

Proprio mentre sto per continuare sento mio padre entrare.

-UNO, LASCIA LA CHITARRA DI TUA MADRE. DUE, SMETTILA DI CANTARE QUELLA CANZONE.-

Ecco dove avevo visto la chitarra...era di mamma...

In tutta risposta abbraccio la chitarra.
-Appunto...era di mamma ed è l'unica cosa che mi resta di lei.-
-Niccolò, lasciala.-
-PERCHÉ!? È L'UNICA COSA CHE HO DI LEI! MI MANCA, PAPÀ! MI MANCA! E QUESTO È L'UNICO MODO PER TENERLA VICINA!-

Lui rimane zitto a guardarmi.
Si avvicina e prende la canzone con lo spartito strappandoli.

-Esci.- dice guardandomi male.
-Ma...-
-ESCI! E LASCIA LA CHITARRA!-

Lascio la chitarra con gli occhi lucidi e mi avvio verso la porta.

-Ti odio. Ti odio, hai capito!?- urlo sbattendo la porta.

Era l'unica cosa che mi rimaneva di lei. L'UNICA.

Mi avvio verso la porta piangendo e scappo. Sì, scappo. Non voglio rimare un minuto di più in quella casa.

Ma adesso tu mi puoi proteggere dentro ad un abbraccioWhere stories live. Discover now