Capitolo 11

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CASA DI GIULIA

GIULIA'S POV
-Aò, ma sei sicura che nun me sparano?- mi chiede Fabrizio mentre siamo fermi davanti la porta.
-...no...il problema è che ci sono tutti...TUTTI-
-Allora stamo calmi. 'Nnamo-

A quel punto suono il campanello e mi apre mio nipote.

-ZIA!- dice lui correndomi incontro.
-Ehi Cristian- dico abbraccindolo.
-Lui chi è?- dice indicando Fabrizio.
-Ehm...ora lo spiego...- dico staccandomi da lui.

All'improvviso arriva mia madre.
-EHI FINALMENTE, DAI ENTRATE!- dice preparando un pentola gigante di pasta.
-Ciao anche a te, mamma...-
-Salve, io sono Fabr- non fa in tempo a finire che mio nipote più piccolo, Harry, gli si piazza davanti.
-S-sei quello che ha vinto Sanremo?- dice timido.
-Sì, campione. Tu come ti chiami?-
-H-Harry...-
-Ciao Harry- dice lui sorridendo.

Comincio a sorridere davanti a quella scena.
Appena arriva mio padre comincio ad agitarmi.
Guarda male Fabrizio e poi si siede a tavola.

-GIULIA!- urla mia sorella abbracciandomi.
-Ehi, Chià...come va?- le chiedo.
-Tutto bene, tu?-
-Abbastanza bene-

Fabrizio si avvicina a noi due.
-Piacere, io so' Fabrizio-
-Piacere mio, io sono Chiara. Loro sono i miei figli. Il più grande è Cristian, il più piccolo è Harry-
-Sono dei bambini molto simpatici- dice Fabrizio sorridendo.
-Beh, grazie mille- dice Chiara.

-A TAVOLA!- urla mia madre.
Ci sediamo e cominciamo a mangiare. Mio padre non fa altro che mandare occhiatacce a Fabrizio.
Cristian e Harry invece ci tartassano di domande.
-Ma vi siete mai baciati?- chide Harry.
-Beh...sì...- dico io leggermente imbarazzata.
-AVREMO DEI CUGINI!?- chiede Harry.
A quella domanda mi strozzo.
-Ehm...per questo dovete chiedere a vostro nonno...- dice Fabrizio molto imbarazzato.
-MA POI VI SPOSATE!?- continua Cristian.
-Si vedrà, campione- dice Fabrizio.
Io intanto sono diventata un semaforo.

Mio padre comincia a guardarlo con sguardo assasino.
La serata procede abbastanza bene. Alla fine mio padre chiama in disparte Fabrizio.

FABRIZIO'S POV
-Fabrizio, vieni un attimo?- mi chiede il padre di Giulia alzandosi da tavola.
-Certo- dico io seguendolo.

-Tu ci tieni a lei, vero?-
-Più della mia vita- dico serio.
-Allora promettimi che l'amerai srmpre e non la tratterai male-
-Non farei mai del male a sua figlia-

Dopo quello che ho visto un mese fa, non la tratterei mai male. Ma anche se non fosse successo niente non mi verrebbe mai in mente di trattarla male.

-Bene, ben venuto in famiglia- mi dice lui accennando (finalmente) un sorriso.
-Grazie- dico stringendogli la mano.

Appena torno in cucina non trovo Giulia a tavola.
-È sul balcone- mi dice Chiara.
-Grazie Chià- dico andando sul balcone.

Sta guardando le stelle. Resterei a guardarla così per ore.
-Ehi- le dico raggiungendola.
-Ehi...- mi dice lei tenendo sempre lo sguardo alto.
-Che stai a fa?-
-Niente...prendo solo un po' d'aria...-
-Beh, è andata bene-
-Che ti ha detto mio padre?- mi chiede con aria preoccupata.
-Niente di importante, ma almeno l'ha presa bene-

Lei sorride.
-Scusami se la mia famiglia è qualcosa di immensamente pazzo- dice ridendo.
-Io la trovo perfetta-
-Grazie-
-Prego-

A quel punto mi abbraccia.
-Questo a cosa lo devo?- le chiedo ricambiando l'abbraccio
-A tutto...-
Sorrido e la stringo forte.

Rimarrei per sempre così, se solo non mi squillase il telefono
-Oh è Giada...scusami un attimo- le dico con aria dispiaciuta.
-Tranquillo, rispondi-

Sorrido e rispondo
-Giada...eh!? Che cosa!? Senti, ora torno a Roma...non mi interessa.-
Chiudo la chiamata.
-Che è successo?- mi chiede Giulia preoccupata.
-Pare che Libero si sia rotto una gamba giocando a calcio. Io lo sapevo che non ce lo dovevo far mandare. Lo sapevo.-
-Ehi, calmo. Andrà tutto bene...-
-Vieni a Roma con me? Non mi va di girare da solo-
-Va bene-

Torniamo dagli altri e salutiamo.
-Scusate signori, ma devo tornare a Roma!- dico salutando tutti.
Mi salutano calorosamente e usciamo.

Appena entriamo in macchina richiamo Giada
-Già, passami Libero...campiò, ma che t'è successo? Arrivo subito, te respira e stai calmo-
-Come sta?-
-Gli fa male la gamba-
-Poverino...ma è rotta?-
-Sì...appena vedo Giada...-

Sono visibilmente arrabbito. Sto stringendo il volante con troppa forza.

-Ehi, calmo...non è colpa sua...-
-Gliel'avevo detto che non ce lo doveva mandare-
-Beh, prima andiamo e prima risolviamo-
-Giusto-

Metto in moto e ci avviamo verso Roma.

Ma adesso tu mi puoi proteggere dentro ad un abbraccioWhere stories live. Discover now