1: Alexander Josh.

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Inizio.

Vi starete chiedendo chi sono, no?
No.
Bhe, potrei sembrare una comune adolescente qualsiasi, con nulla di speciale, ma in realtà nascondo un, diciamo, segreto. Potrei definirmi come fanno la maggior parte delle ragazze: "Allora, sono altissima e magrissima con un fisico scolpito e tante forme, potrei mangiare di tutto tanto non ingrasso. I miei capelli arrivano a terra, sono perfettamente lisci e mai un nodo, i miei occhi sono grandi e azzurri, le mie labbra carnose e rosee. La mia pelle è bianca e liscia, senza nessuna imperfezione. Sono ricca e abito in una villa con giardino e piscina, maggiordomi e camerieri. Tutti mi vanno dietro e io sono perfetta."

Ma si sa, nulla è perfetto...

Ad eccezione di me, mi presento:
Ho la carnagione diciamo chiara, diciamo, sono MOOOLTO ALTA.
Talmente alta che un puffo ti supera.
Mi vesto sempre con i colori dell'arcobaleno.
Da quando l'arcobaleno è nero o viola?
I mie capelli sono lunghi fino al fondo schiena, castano scuro, non so se definirli lisci, ricci, ondulati, boccolosi, bho dipende da loro.

Ah ma quindi quel nido che hai in testa li chiami capelli?

Mentre i miei occhi sono castano scuro e cambiano leggermente colore dipende l'umore.
E qual è il colore di quando sei incazzata? Visto che assomigli sempre ad una ciclata.
Ho il seno di Belen e il sedere di Nicki Minaj.
E un immaginazione da oscar.
C'è la mia vocina che mi interrompe, ve la presento: lei è la mia coscienza, l'ho chiamata Enza.
Ma almeno io dico la verità, cosa faresti senza me?
Frequento il quinto anno delle superiori, abito con mia madre Lena di quasi quaranta'anni, e le mie sorelle gemelle, Sole e Luna di otto anni e mezzo... Non chiedete. Ah e un gatto, Nemo, non so quanti anni abbia, credo quattro.
È già ta'to che tu sappia il suo nome.
Come dimenticarselo...
Bhe conoscendoti.
Io sono quella che somiglia più a mio padre, che è morto quando avevo tredici anni e mezzo in un incidente stradale, ho iniziato le superiori senza lui... Si chiamava Lucas, ed eravamo uguali, tanto quanto inseparabili. Faceva il meccanico e io andavo sempre nella sua officina, finivo i compiti e lo guardavo mentre lavorava. Quando finiva mi insegnava sempre cose nuove, se aveva bisogno di aiuto c'ero sempre. Questa storia era cominciata quando avevo sei anni, in prima elementare, da quel giorno in poi avevamo sempre fatto così. Una delle sue più grandi passioni era il motocross, questa passione la trasferì a me. La mia prima 'motocross' la ricevetti a dieci anni, ovviamente non era una di quelle pericolose e grandi o che ci voleva la patente, era piccola e semplice quasi come una bicicletta. Andavamo sempre in un bosco poco più lontano da casa nostra, indossavamo le nostre divise personalizzate, nella mia c'era il mio nome e il numero del mio giorno di nascita, nella sua lo stesso ma con le sue informazioni, e ci facevamo delle corsette. Passavamo giornate intere li quando lui non doveva lavorare, eravamo una squadra. Ero molto più legata a mio padre che a mia madre, lui era la mia vita, mi ha insegnato di tutto, e gliene sono grata. Poi... Un giorno era uscito a comprarmi un casco nuovo, tutto mio, voleva farmi una sorpresa... Ma la sorpresa c'è la fece lui a noi. Me lo ricordo come se fosse successo ieri: mia madre ricevette una telefonata, io ero seduta sul divano ad aspettare il mio eroe, quando sentì il telefono cadere per terra e mia madre scoppiare a piangere, mi sono subito alzata e sono corsa da lei, non capivo. Continuava a piangere e a tremare, e io non sapevo che fare. Le ho chiesto cosa stesse succedendo... Mi ha guardata dritta negli occhi e ho preferito non continuare, non mi voleva dire niente. Più tardi ancora papà non ritornava ed avevo sempre più paura, mi chiedevo il perché. La mamma si era chiusa in camera ed io ero rimasta sola. Presi un foglio e scrissi sopra:
"Dov'è papà? Perché stai così?"
Lo piegai e glielo infilai sotto la porta dove c'era un sottile spazio. Quando lei uscì aveva i capelli tutti scompigliati ed il trucco colato. Dov'era la mia mammina sempre sorridente? Mi disse di sederci sul divano in salone. Dopo, mi disse che papà non ritornava. Non capivo, pensavo che fosse partito e non ritornava per qualche giorno anche se mi sembrava strano che non avesse portato me, la sua piccolina, con se. Ma mamma mi disse che non sarebbe più ritornato... Era... Morto. A quella affermazione non capii più niente ed impazzì, gli occhi si dipinsero subito di un rosso intenso e mi si riempirono di lacrime. Mi misi ad urlare e uscii subito di casa, iniziai a correre, mia madre dietro che urlava e cercava di raggiungermi, ma io non mi fermavo. Non avevo una meta ma non so come mi ritrovai nel bosco. Il nostro posto. I miei piedi si erano mossi da soli ed iniziai a rallentare. Li dentro c'erano tutti i nostri ricordi. Inizia a passeggiare e a toccare dolcemente ogni cosa che c'era nel bosco, come per assaporarle, come se ci fosse rimasto il tocco di mio padre e io potevo percepirlo. Lui non poteva essere morto. No. Ero disperata, ci restai un giorno intero nel bosco, senza niente. In tarda sera ritornai a casa, dove c'era mia madre preoccupata che mi aspettava nel divano con gli occhi lucidi. Di nostro mi rimanevano soltanto le divise, il bosco, la motocross, e la collana. Si, è una sottile collanina d'oro con un piccolo ciondolo al centro a forma di cuore, con dentro una nostra foto dove ridiamo mentre lui mi tiene in braccio.

Meno di una settimana dopo ci fu il funerale, tutti erano vestiti di nero, io invece... Avevo la mia divisa personalizzata. Mia madre mi diceva che ero pazza e dovevo indossare un vestito nero. Non le diedi ascolto, so che mio padre voleva questo, lo accontentai. Ci dissero che il corpo di mio padre era in delle condizioni impossibili da fare vedere ai familiari, prendemmo lo stesso una bara ma dentro ci mettemmo solo un pupazzetto che mi aveva regalato lui, una sua foto ed i guanti che usava per guidare. Dopo ciò iniziai a starmene giornate intere al bosco, ritornavo a casa soltanto in tarda sera per dormire in camera mia. Mia madre sapeva che stavo passando davvero un brutto periodo ma non sapeva più che fare con me. Lui era morto sulla sua motocross in un incidente stradale, ma so che in quel momento era felice, sorrideva nella sua grande passione.

Vi ho raccontato questo, ma non vi ho detto il mio piccolo segreto che nemmeno la mia famiglia sa: di mattina, a scuola, sono una semplice ragazzina che va diciamo bene, grazie al mio migliore amico Harry. Sarei spacciata senza lui. Di notte, invece, mi trasformo nella più famosa e temuta ragazza: la più forte, proprio come voleva papà che mi diceva sempre:
"Lascia parlare tutti ma poi zittiscili e stupiscili."
Diventando sempre più famosa, dovetti abbandonare la mia vecchia scuola perché qualcuno aveva il dubbio che fossi io. Mi sono trasferita in questa mia attuale scuola con la scusa che non mi trovassi abbastanza bene e non potevo fare scelta migliore.
Non volevo che si venisse a sapere che Black Angel fossi io. Di sera invece posso essere me stessa in pista, nessuno sa chi si nasconde sotto il casco. Posso nascondere il corpo con vestiti larghi, faccia e capelli li nascondo sotto il casco.

Un altro motivo è che ho solo diciassette anni, non esattamente un'età consona. Mia madre se lo sapesse mi spedirebbe in collegio o metterebbe le sbarre dappertutto per non farmi più uscire. Ha paura che possa perdere anche me per questo motivo, odio mentirle ma non posso fare altrimenti: non rinuncerei per nulla al mondo a correre e lei non accetterebbe mai questa mia pazzia. Porto avanti questa tradizione per mio padre. So che così lo rendo orgoglioso di me e io voglio che lui sia contento. In tutto ciò, mi stupisco che la mia coscienza non abbia ancora parlato.
Si ma sono sempre presente baby.

Purtroppo.

Mi manchi, papà.

Night or Day?Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt