XLV

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(Agnès Dumond )

Johnatan frenò improvvisamente una volta di fronte l'ospedale dove avevano portato Niall, lui e Margot scesero velocemente dalla macchina correndo da Brook.
"Allora? Come sta, cos'hanno detto?" i genitori adottivi del ragazzo parlarono al posto dell'interpellata, che non aveva aperto più bocca dopo l'incidente.
"Non si sono espressi" Dean intanto aveva gli occhi fissi sui portoni sbarrati della sala operatoria "sono ore che lo tengono lì dentro" terminò Lisa, la voce le si incrinò. Suo marito le accarezzò la schiena.
"Hey" disse dolcemente Margot, sedendosi accanto all'amica "come stai?" lei girò lo sguardo sbattendo le palpebre per non piangere ancora Le lacrime erano le uniche cose che le inumidivano le labbra secche. L'altra semplicemente la strinse a sè, e dopo poco anche Johnatan le raggiunse in quell'abbraccio.
"Qualcuno ha visto la targa della macchina pirata?" a quelle parole Brook si alzò, senza curarsi che la coperta le fosse scivolata a terra, ed andò verso i genitori di Niall che la guardarono con un'espressione interrogativa.
Brook li stava fissando.
"Ci sono delle cose che voi dovete sapere" disse, con un filo di voce.

Brook raccontò loro ogni cosa, ogni minimo particolare, persino della sua stessa relazione con il ragazzo. Quando Margot e Johnatan si avvicinarono per ascoltare non poterono credere alle parole che lei diceva. Lisa si lasciò trascinare lungo il muro fino a toccare la sedia fredda di plastica, con le mani sulla bocca ed il viso distrutto dalla disperazione.

Lisa e Mark avevano conosciuto Niall quando aveva quasi quindici anni, e quando in lui avevano visto un ragazzo timido ed introverso; non avrebbero mai immaginato che ci fossero ragioni del genere dietro.
Pensarono di aver sbagliato tutto con lui, e probabilmente avevano ragione.
"Signori Lewis?" tutti i presenti si alzarono dalle loro sedie, raggiungendo il medico con la cartella di Niall fra le braccia "siamo riusciti a ristabilire i parametri del ragazzo ma..l'urto è stato troppo forte ed è entrato in coma. Ora dipenderà da lui, e dal tempo. Mi dispiace" Brook si portò le mani nei capelli e li tirò in dei pugni non troppo stretti, senza essere più in grado di controllare le lacrime.
"Mamma cos'ha Niall? Cosa vuol dire che è entrato in coma?" La ragazza non resse più, dovette correre via da quell'ospedale, tornare a casa. Non voleva nè vedere nè sentire nessuno.
Brook avrebbe voluto urlare tanto forte da spaccare i vetri delle finestre.

Sempre più giorni continuarono a passare, da quando Brook ritrovò il coraggio di andare in ospedale da lui non ci fu modo di schiodarla da lì. Ci andava ogni mattina prima di scuola, ogni pomeriggio fino alla sera; paradossalmente, era stata l'ultima persona a volerlo andare a trovare.
All'inizio semplicemente non ci riusciva, aveva paura di sentirsi mancare l'aria.
Una mattina in particolare, dopo la notte durante la quale lo aveva sognato, aveva sognato di stringerlo a sè e di percepire i suoi baci sulla pelle; Brook si sedette su quella sediolina accanto al suo letto e non volle più alzarsi.
"Tesoro, devi andare a scuola"
"Io non ci vado a scuola" disse fermamente
"Potrai tornare oggi pomeriggio come fai sempre"
"Io" piantò le iridi nere come la pece in quelle chiare dell'infermiera "non ci vado" strinse i denti "a scuola" la donna guardò di sfuggita il ragazzo collegato alle macchine e sospirò, uscendo dalla stanza.
Brook girò lo sguardo verso Niall, avvicinandosi a lui. La sua testa era fasciata, gli dovettero tagliare parte dei capelli per risanare le ferite, il suo viso era martoriato; chiazzato di macchie violacee. Il suo corpo non era messo meglio, le costole erano rotte, così come il braccio sinistro.
La cosa positiva era che il suo fisico stava poco a poco guarendo.
Il lato negativo era che Brook non vedeva quegli occhi così belli da giorni, nè sentiva la sua voce.
Gli accarezzò delicatamente le mani, i polsi ed il viso, soffermandosi sulle labbra. Era ormai un rituale per lei, nel profondo sperava che quei piccoli stimoli fossero necessari a farlo tornare.

"Brook" Lisa posò delicatamente una mano sulla spalla della ragazza, che si era addormentata sull'addome di Niall "tesoro va a riposare. Non rimarrà solo" lei guardò gli occhi chiusi del ragazzo e si alzò, uscendo dalla stanza senza dire una parola.
"Quella ragazza ha portato sulle spalle un peso più grande di lei per mesi"
"Ho come l'impressione che non le pesasse" sorrise stanca la donna, posando la testa sul braccio del marito.

Brook sentì delle labbra posarsi sulla sua guancia mentre era intenta a lasciare dei libri nel suo armadietto, e quando si girò incontró gli occhi grandi di Johnatan
"Che ne diresti se oggi io e Margot ti accompagnassimo in ospedale?" Lei sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio
"Certo" sorrise, poi abbassò lo sguardo
"Vieni qui" la spinse fra le sue braccia e Brook, dopo avergli avvolto la schiena con le braccia, sentì il bisogno di piangere. Johnatan le accarezzò i capelli posando la guancia sulla sua testa "Niall è forte, lo conosci no? Non sarà una stupida macchina a fermarlo"
"Ho paura John" lui chiuse gli occhi. In realtà persino Johnatan dopo l'incidente cercò di autoconvincersi che Niall cel'avrebbe fatta; ma sapeva che era pura e semplice speranza.

"Che cosa hai fatto?!" La donna urló come indemoniata, strattonando la camicia di suo marito "cosa hai fatto al mio bambino?!" Inizió a tirare dei pugni sul suo petto. Virgilie le bloccó i polsi portando indietro la testa
"Non doveva andare così, Agnès. Lo sai bene"
"Mi avevi detto che era tutto sotto controllo" si strattonó da quella presa
"Lo era, Agnès. Il piano non faceva una piega: lo avremmo allertato colpendo qualcuno di vicino a lui così da portarlo a noi. Solo che poi.." strinse i pugni "solo che poi lui si è messo in mezzo. Quella macchina non era per lui, era per quello stupido bambino"
"E adesso? E se non si risvegliasse?!" Il suo viso era contratto in un'espressione che suo marito non aveva mai visto sul suo viso.
Virgilie sospirò massaggiandosi la fronte
"Intanto abbiamo finalmente l'identità della ragazza, si chiama Brook Nottingham ed è nata qui a Londra. Suo fratello minore va a scuola con il bambino"
"Brook Nottingham" la donna si ricompose "è lei che ha avuto rapporti con il mio bambino?"
"Siamo sicuri che sia lei, ma non sappiamo se li hanno mai avuti" sospirò "certo è che abbiamo delle loro foto in atteggiamenti..intimi" la donna sentì una fitta allo stomaco, poi sorrise
"Intimi, dici?"
"Non sappiamo se sono andati a fondo"
"Vorrà dire che dovremmo farcelo dire di persona da lei" terminó guardando il marito con un sorriso.
Poi, esso scomparì dalle sue labbra.

"Vorrei essere lì con te, Brook. Non sai quanto"
"Lo so Riccardo, non preoccuparti. Mi è solo sembrato giusto avvisarti"
"Hai la voce stanca. Hai dormito?"
"Sono giorni che non chiudo occhio"
"Non va bene così, Brook. Sai che anche lui vorrebbe che tu fossi in grado di.." la ragazza abbassò lo sguardo, calciando un sassolino con la scarpa fuori dalle porte dell'ospedale.
"Di farmene una ragione?" Si morse le labbra posandosi una mano sul viso.
"Non intendo questo"
"Lo so, scusami"
"Hey, ti voglio bene lo sai?"
"Anch'io Rick" sorrise "come va in Italia?"
"Tutto nella norma, ma mi mancate"
"Dev'essere difficile vivere lontano da Jo"
"Noi..ci sentiamo su skype ogni tanto, sai.." Brook annuì sorridendo
"È meglio che torni dentro. Ci sentiamo, va bene?"
"Certo, a presto. E riposati, okay? Se hai problemi ad addormentarmi puoi chiamarmi. Un modo per annoiarti lo troveró" Brook rise e lo salutó un ultima volta, picchiettando poi il telefono sulle labbra.
"Allora?" Le chiese Margot prendendole la mano
"Ho chiamato Tancrède, mi ha detto che arriverà con il primo aereo per Londra" si sedette accanto ai suoi amici "poi ho chiamato Arielle e Riccardo per avvisarli"
"Hai fatto bene" le sorrise, e Brook posò la testa sulla sua spalla, guardando la porta della stanza di Niall in cui si trovavano i suoi genitori.

Brook assicurò a Lisa e Mark che sarebbe tornata a casa a breve, ma che voleva rimanere qualche altro minuto per dargli la buonanotte.
Era ancora seduta fuori dalla sua porta, stava finendo il caffè insapore della macchinetta prima di entrare.
"Ti spiace se mi siedo qui?" Brook alzò lo sguardo incontrando gli occhi scuri di una signora con lunghi capelli bianchi. Doveva avere circa sessant'anni se non qualcosa in più.
"No io.." fece spallucce, e la donna si sedette accanto a lei.
"Anche tu aspetti delle analisi?" Brook la guardò, e si limitò ad annuire anche se non era propriamente così . La donna parlava con un lievissimo accento straniero, ma lei era troppo stanca per farci caso.
Troppo stanca per tenere alta la guardia "i turni di notte sono tremendi, e i caffè delle macchinette non aiutano" disse sorridendo comprensiva, guardando il bicchierino di plastica nelle mani della ragazza.
"Già. Ha ragione"
"Come ti chiami tesoro?" Brook non aveva notato nulla di strano in quella signora, anzi le parve una donna curata e cordiale; e con poca lucidità rivelò il suo nome nonostante per lei fosse una sconosciuta.
"Brook" al suono di quel nome la signora raddrizzó la schiena e piantò gli occhi sul viso di lei, seguendola nei movimenti non appena abbassó lo sguardo sospirando.
Poi strinse le dita sulla sedia di plastica, e quel sorriso cordiale scomparve.

N.A.
Salve! Finalmente potete vederla in faccia, a voi i commenti😌
Cosa pensate che abbia in mente di fare?

Spero che il capitolo vi piaccia, nel prossimo capitolo si scoprirà la sorte di Niall.
Stay tuned!
Maria💞

Inverno (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora