Capitolo 8

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Annabel, Charlie ed Ernest camminavano da parecchi minuti, forse da mezz'ora. Non progredivano in silenzio perché Ernest pareva una fonte inesauribile di notizie ed allegria, cosa che Charlie sottolienò accadeva solo quando alzava particolarmente molto il gomito. Ernest aveva passato tutta la giornata al pub ed adesso era ubriaco come una spugna. Annabel interrogò se stessa sulle decisioni che aveva preso quella sera: quando le aveva prese le erano sembrate tutte giuste, ma se erano davvero così correte.. come mai aveva un ubriaco come guida per raggiungere un bordello? Non domandò altro a se stessa, infondo era una cosa che ormai aveva intrapreso e non aveva intenzione di tirarsi indietro: quest'idea non le era saltata in mente nemmeno quando aveva notato che lei ed i suoi due compari non erano gli unici vagabondi notturni per le strade della città. Era sicura che Charlie stesse ringraziando il suo Dio in silenzio per il fatto che più della metà delle persone che incrociarono nel loro cammino conoscessero Annabel come abitante della Casa ed amica stretta di Burke, questa cosa, in effetti, permise loro di salvarsi da molti guai.

-Non dovrebbe mancare molto.- disse Charlie fra se e se stringendosi nel cappotto: la notte era diventata fredda e spietata.

-Ci sei già stato, ragazzo?- chiese Ernest che era stato colto da un improbabile silenzio. Doveva starsi sentendo male.

-Se ti raccontassi le mie esperienze rimarresti stuperfatto.- continuò Charlie mentre rallentava il passo per affiancare Annabel. -Lo Chalet.- tirò la mano fuori dalla tasca ed indicò ad Annabel una porta di legno massiccio dipinto di un color verde scuro che andava scrostandosi nel tempo. Non c'erano insegne non c'era nulla che promettesse che quella precisa porta, fra le dozzine di porte che l'affiancavano, potesse contenere un mondo che deliziava ed inorridiva al contempo gli abitanti di uno stesso paese.

Si trovavano in una via più illuminata delle altre grazie ad un mero andirivieni di persone che impugnavano torce o vecchie lampade ad olio. -Sei in tempo per tirarti indietro.- le disse Charlie fermandosi e costringendo anche Annabel a farlo.

-Voglio andare fino in fondo, Charlie. Non essere così teso. Cosa potranno mai farci di così terribile? Al massimo ci butteranno fuori.- ridacchiò lei mentre guardava Ernest appoggiarsi ad un lampione per aspettarli.

-E' la tua incoscienza a parlare, Annabel. Ti prego, dammi retta e torna con me al pub se proprio non vuoi rinetrare alla Casa. Cosa è successo per davvero questa notte?!- lo chiese con tono serio e leggermente acuto, come se il fatto che lei si fosse spinta fino a lì promettesse cose orribili. Il volto di Annabel s'indurì e guardò Charlie con severità mentre ritraeva il braccio dalla sua presa.

-Non è successo assolutamente nulla. La notte non è infinita ed io vorrei tanto che tu mi accompagnassi lì dentro. Perciò ti prego di non farci sprecare tempo.- era ovviamente una risposta vaga data per evitare una spiegazione e Charlie se ne rese conto. Ma, per quanto desiderasse andarsene di lì, non l'avrebbe lasciata sola. Lanciò un'occhiata ad Ernest che picchiettava il polso magro e spoglio per indicare che si stava facendo una cert'ora, alzò gli occhi al cielo e sbuffò prima di annuire verso Annabel.

-Va bene, andiamo.- le fece segno di seguirlo fino ad Ernest, fattosi carico anche di quest'ultimo, poi, si ritrovarono di fronte alla porta dell'Oxville Chalet, contraddistinto dal numero 4 nella schiera delle altre costruzioni. Charlie alzò il pungo e battè forte alla porta usando il battente a forma di leone. Annabel aguzzò la vista, le ricordava qualcosa ma non c'era abbastanza tempo per afferrare quel ricordo. Guardò Charlie digrignare i denti e capiva il disagio in cui lo stava mettendo: in quel momento comprese che Charlie McLain era forse la cosa più vicina ad un amico (escludendo Benedict e Pearl che per lei erano ormai una famiglia) che avesse da anni, nonostante lo conoscesse da così poco.

AdamasWhere stories live. Discover now