Prologo

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Era quasi impossibile sentire i passi affrettai e pesanti sulle pozzanghere neonate. Risultava difficile guardare oltre ad un plamo di naso in quello scrosciare infernale di acqua. Il cielo era stato plumbeo per tutta la giornata ed aveva reso l'attesa della pioggia così noiosa che era stata una sorpresa per gli abitanti di Ox riceverla.

Una figura maschile correva vestita di un lungo cappotto nero: arrancava e non si capiva se fosse a causa di un dolore fisico o perché, con i vestiti fracidi, il suo peso corporeo doveva essere radoppiato. Corse per un altro breve tratto di strada prima di aprire con una spallata un portone. Così come lo richiuse capì che aveva freddo, ma non si soffermò su quel particolare; percorse un lungo corridoio stretto e buio infradiciando il lurido parquet. I tuoni erano così forti da far tremare tutta la casa, perfino le scale scicchiolavano: pareva che un fantasma vi stesse camminando sopra.

-Temevo non ti saresti più fatto vedere!- esclamò una voce non appena arrivò nella stanza alla fine del corridoio. -Allora? le hai prese?-

Un volto scuro, dagli zigomi estremamente marcati, gli occhi grandi, lucidi e neri, la testa calva e le orecchie piene di orecchini tintinnanti, uscì dalla penombra. L'uomo con addosso l'odore dolce della pioggia guardò il suo compagno farsi avanti con le mani tremanti.

-E' molto più complesso di quanto non credessimo.- si tolse il cappotto e lo lasciò andare sull'attaccapanni. Non riusciva a muoversi, anche se avrebbe tanto voluto avvicinarsi al fuoco. -Le hanno portate via, sparse per il maledetto mondo. Non abbiamo possibilità.- serrò i denti stremato dalla corsa e dalla fatica di quello che aveva dovuto sopportare.

L'altro uomo si lasciò andare su una delle due poltrone, sbuffando: -Mi pareva troppo bello perché si realizzasse davvero.- i suoi occhi scuri corsero agli angoli bui della stanza, tremante ad ogni sospiro di cielo. -Sai dove le hanno portate?- chiese guardando l'uomo ancora in piedi.

-Si, ma non vedo come questo possa aiutarci. Il tempo stringe e non abbiamo assolutamente nulla fra le mani.- disse con uno sguardo ostile rivolto al vuoto.

-Troveremo tutto quello che ci serve.-

-Il tuo essere un perenne ottimista, Benedict, mi irrita.- sospirò lasciandosi andare, sconfitto, nella poltrona vuota.

Benedict si voltò verso di lui con un sorriso stanco: -Meglio troppo ottimista che dal cuore irremidiabilmente corrotto, Dorian.- evitò di guardarlo sapendo di averlo preso in contropiede.

-E cosa cambia?- sospirò Dorian allungando un braccio verso il fuoco. -Tanto alla fine moriremo entrambi.-

AdamasWhere stories live. Discover now