Capitolo 76

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-Dovresti cercare di essere meno evasiva, e dimostrare un po' di gratitudine ai nostri alleati. Li incoraggerebbe.-

-A fare cosa, Charlie?- domandò Annabel sistemando meglio le maniche del vestito. Aveva appena avuto il tempo di pranzare assieme a lui, dopo la prima riunione per il processo a Dorian Cortes. Non che avesse comunque mangiato molto, lo stomaco le si era attorcigliato non solo per la durezza delle sue parole a Dorian, ma anche per il modo in cui il consiglio-giuridico si era comportato nei suoi confronti: ad una prima occhiata si sarebbe detto che non avrebbe lasciato quella casa vivo. L'aveva percorsa un brivido lasciando la sala allestita a tribunale: Dorian stesso le aveva detto che non credeva avrebbe vissuto ancora a lungo. -Loro non possono fare nulla per noi, a meno che non abbiano cento soldati a testa.. ed anche così non sarebbe sufficiente a battere Benedict, lo sai bene quanto me.-

A quel punto l'amico le appoggiò una mano sul braccio per invitarla a fermarsi: -Sei arrabbiata con me.-

Lei chinò appena la testa di lato, guardandolo con un sorriso finto: -Certo che lo sono.- ridacchiò. -Ma non tanto quanto vorrei. Per tua fortuna Caius mi ha fatta arrabbiare così tanto che passi quasi inosservato ai miei occhi.-

-Ti sbagli a denigrarci in questo modo.-

-Denigrarvi, dici?- abbassò il volume e cercò di non alterarsi perché, a quel punto, Galvron e Mornon, i due Egittiti con lei, avrebbero comincianto ad esprimere quei sentimenti, e non sarebbe stato piacevole con tutti i politici che alloggiavano nella casa in quel momento. -Siete stati voi a torturare il nostro prigioniero.-

-Perché questo è il modo che abbiamo di fare in Questo Mondo!- l'affrontò a viso aperto, e questo andò a suo favore.

-Ma non il mio!-

-Beh, siccome non ti sei degnata di dare istruzioni a riguardo, ho pensato di poter decidere da me, in quanto tuo primo consigliere. Ma comprendo di non esserti più così indispensabile adesso che sei circondata da uomini e donne con più esperienza.- si rassettò la giacca. Aveva ragione, su tutto. Non aveva ragione di essere arrabbiata con altri al di fuori di se stessa.

-Ti chiedo scusa.- ammise in fretta, decidendo che rimuginare sulla cosa non l'avrebbe condotta da nessuna parte. -Hai ragione. Ho fiducia in te Charlie, nonostante i segreti che ci sono stati fra di noi. Certe volte però.. mi ricordi così spesso il fatto che sono una persona diversa dall'inutile Annabel Howard che mi piaceva essere.. che non posso fare a meno di riversare su di te le frustrazioni di ogni giorno. Forse avrei dovuto dirtelo prima.-

Lui la guardò per un attimo. Era in procinto di dirle qualcosa, ma si bloccò perché affianco a loro passò Nadine, accompagnata da Caius. Il secondo sembrava desideroso di fermarsi, ma Nadine ebbe più buonsenso, e l'obbligò a proseguire verso lo studio di Olaitan Dukley, dove si sarebbe tenuta la riunione di quel giorno.

-Avresti dovuto si. Ma non importa adesso. Mi rendo conto che per te non sia semplice, e desidero solo esserti vicino, in questo momento. So che non commetterai errori stupidi. Sei stata, a mio modesto avviso, una Rinie di tutto punto, oggi in 'tribunale'.- le sorrise. -Devo supporre che tu già sappia del fatto che due nuove persone faranno parte del nostro consiglio?-

-So di Cortes, ma ignoro l'altra personalità. Avete fatto attenzione nel sceglierla, vero?- ripresero a camminare verso lo studio.

-Ernest Avarna. Lo conosco personalmente da molto tempo. I suoi genitori, così come i miei, sono stati vittima della giustizia del Tiranno. Ha quindi preso il posto del padre in quanto Tur di Naerbeleth, quando si è saputo di te.- arrivarono dinanzi alle porte.

-Ha la tua età, quindi?- gli domandò Annabel, ricordandosi di quello che le aveva detto Dorian sulla proposta di matrimonio.

-Di un paio di anni più grande.- rispose con noncuranza aprendo le porte ed entrando prima di lei. Aspettò che fosse ormai giunto dagli altri per fare il proprio ingresso, con un leone per lato. Era stanca di usarli solo come trofei di potere: in modo macabro sperava di poterli adoperare in guerra il prima possibile. Camminare come una reale le risultava sempre più semplice: testa alta, mani congiunte, spalle dritte e petto all'infuori. Un piede dopo l'altro con calma, non era necessario dare l'idea di essere di fretta. Le risultò quasi impossibile evitare gli occhi di Dorian, che non erano discreti nel perlustrarla dalla testa ai piedi. Avrebbe di sicuro ricambiato quello sguardo se non avesse notato la presenza di un altro uomo nella stanza: doveva essere Ernest Avarna.

AdamasWhere stories live. Discover now