Capitolo 34

1.1K 115 42
                                    

Ogni persona all'interno del locale, agli occhi di Annabel, appariva felice oppure ubriaca, cosa che la demoralizzava non poco. Lei non era nessuna delle due cose, di conseguenza la serata divertente, di cui Axel aveva tessuto le lodi per tutta la giornata, si era trasformata per lei in una specie di dovere da portare a termine. Era arrabbiata con se stessa per quella sensazione così fuori luogo. Era accerchiata da persone che non la facevano sentire esclusa e che la coinvolgevano nel loro divertimento, perciò si sarebbe presa a schiaffi per sentirsi così sola e giù di corda per la colpa di uno solo. Lo aveva ignorato spesso, Dorian Cortes, ma mai come quella sera il compito era stato più arduo.

Lei aveva sorriso e ballato con Caius per quasi tutta la sera, e Dorian aveva fatto altrettanto con Yvonne: doveva essere così, eppure a lei non sembrava affatto di tenere il coltello dalla parte de manico come, giungendo a Pilgrim Mote, aveva sperato.
Se solo avesse saputo che quello che lei e Dorian si contendevano era un coltello senza manici, avrebbe mollato la presa prima di perdere la mano?

Sentiva di star urlando, dentro se stessa: ma non sapeva se essere felice che la musica urlasse più di lei o indignata. Poteva andare, ma dove? Non dimentichi di essere una prigioniera nemmeno quando a tenere assieme i tuoi polsi e le tue caviglie è un sottile filo fatto d'oro.

Qualcuno le afferrò una mano mentre attraversava la pista da ballo, si ritrovò premuta contro il petto di un ragazzo alto dalla testa rasata e tatuata, occhi azzurri e pallidi come il ghiaccio, lui le fece un sorriso appoggiando una mano sulla base della sua schiena, avvicinò le labbra al suo orecchio e parlò: -Balla con me, per favore.- non puzzava di alcol, e le sue mani, sebbene decise, erano gentili.

-Lo stiamo già facendo.- fu la sua risposta. Ballò con lo sconosciuto pensando a quanto avesse ragione Axel nel dirle di cambiarsi per inserirsi meglio nel contesto di quel luogo. Tutte le ragazze erano in tiro, gonne di jeans sgualcito, pantaloncini che potevano essere facilmente confusi con shorts, top brillantati, lunghi capelli a frustare l'aria e corti caschetti seducenti ad incorniciare volti stupendi. Perfino la più mediocre delle ragazze all'interno di quel posto, di cui lei ignorava il nome, meritava l'attenzione di almeno cinque ragazzi.
E poi veniva lei, in un total black di skinny jeans, canottiera aderente e stivaletti. L'unica concessione che aveva fatto ad Axel era sciogliersi i capelli, che, cresciuti, ricadevano in pesanti onde fino a sotto le scapole.
Rise all'idea di se stessa accanto al bianco vestito di alta sartoria di Yvonne. Ma nel corso della serata, si era convinta che non c'è nessun bisogno di sentirsi a disagio per essere a proprio agio, e quei vestiti le davano più sicurezza di una minigonna.

Quando la canzone mutò, il ragazzo che l'aveva ghermita le diade un bacio sulla guancia e la lasciò andare.
Raggiunse il suo gruppo, impegnato a ballare nella blaconata per un po' di aria. Axel e Maitlan si reggevano l'uno all'altro cantando a pieni polmoni una canzone dei Backstreet. La videro e l'invitarono ad inserirsi fra loro per una perfetta combriccola di pazzi. Cantò assieme a loro e poi con qualcuno altro, concesse l'ennesimo ballo a Caius, il quale si teneva rigidamente lontano da ogni alcolico presente lì dentro. Ogni volta che fra la folla notava la chioma biondo-sabbia di Yvonne dirigeva lo sguardo in un'altra direzione per non incappare in Dorian.

Visse quella serata come una chiglia che tocca la superficie del mare. Non avrebbe fatto la guastafeste con gli altri, era giusto che si divertissero, ma lei era troppo stanca di tutto per riuscire a reggere un altro ballo, un'altra canzone, un altro drink..
Passando accanto al tavolo che avevano occupato all'inizio afferrò la propria giacca e se la lanciò sulle spalle con noncuranza mentre rubava la sigaretta di un ragazzo che ringraziò con un sorriso ricambiato. Presto varcò la soglia e si ritrovò nel parcheggio gremito di macchine. C'erano persone anche fuori, sembravano straripare dall'edificio, dall'interno del quale la musica ruggiva come un barrito. Era frastornata e non voleva percorrere le strade in quelle condizioni. S'incamminò nel freddo della notte verso la riva del mare, lasciò che l'acqua gelida colpisse i suoi piedi scalzi mentre fumava quella sigaretta troppo breve. C'era un faro da qualche parte, e lei l'avrebbe raggiunto, come una barca che ha rischiato di essere spazzata via dalla tempesta. Risalendo alcuni scogli notò che un canale scuro e placido confluiva nel mare, il faro si trovava sul lato opposto al suo, perciò lo osservò per alcuni secondi, il tempo che i suoi piedi si asciugassero e lei si rimettesse le scarpe. Cominciò a percorrere quel lungo e largo canale. Vi era qualcosa di affascinante su come centinaia di barche di ogni tipo erano ormeggiate su ambo le sponde, quasi a formare una spina dorsale divisa a metà. Alti alberi maestri, quasi tutti bianchi, cime che il vento faceva cadere in acqua, vele raccolte e vele sciolte, tutte di uno stesso colore nella notte, il rumore del legno vecchio che picchiava contro il cemento della baia, e l'acqua che, con la sua salsedine, rendeva ogni cosa appiccicosa. Continuò a camminare per quel porto vuoto fino a giungere all'unico ponte levatoio ad unire le due sponde. Era abbassato, così lei lo attraversò, non senza fermarsi per qualche attimo a rimirare la sua immagine sbiadita nelle acque nere. Continuò a risalire il canale camminando sulla nuova sponda: non differiva di molto dalla precedente. Nello stretto corridoio fra la strada e le barche, era stata disegnata una bussola. Andò oltre, fino ad arrivare alla fine, o meglio all'inizio, del canale. Aveva percorso molta strada, ma questo non lo capì nemmeno. Davanti a lei si innalzava un torrione squadrato e bastò muovere lo sguardo di poco per vederne un'altro sul lato opposto del canale. Erano identici, stesse feritoie, stessa porta di legno bagnato. Non dubitava che un tempo quei torrioni fossero utili a qualcosa, ma a giudicarli in quella notte fredda, parevano solo il ricordo di un'epoca passata. Guardando alla sua sinistra vide una costruzione fatta dei medesimi mattoni dei torrioni, ma allungata; le ricordava, per certi versi, un vecchio fienile, tutto chiuso, ad una prima occhiata non c'era modo d'entrarvi. Le uniche finestre si trovavano molto in alto, a quasi dieci metri da terra, e l'unica porta, sulla facciata più piccola, era chiusa. Circumnavigò la costruzione fino a quando non trovò una porta minuscola a confronto di quella principale, si trovava sul lato lungo a lei celato, provò ad aprirla e ci riuscì. Esitò sulla soglia.. si aspettava buio pesto ed inquietante silenzio, ed invece un bagliore argenteo vibrava sull'ampia vasca d'acqua contenuta all'interno dell'edificio. Non c'era molto spazio a disposizione di chi voleva addentrarsi lì dentro, una fascia larga non più di due metri me mezzo percorreva l'intero perimetro dell'edificio in modo da permettere di raggiungere le poche piccole barche di legno. Lo specchio d'acqua all'interno non era calmo come quello del canale, le tre barche sbattevano l'una contro l'altra, oppure contro lo stretto marciapiede di mattoni dove Annabel s'inoltrò.

AdamasWhere stories live. Discover now