Capitolo 48

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Le auto avevano viaggiato, una dietro l'altra, per giorni che le erano sembrati infiniti. Aveva passato il viaggio seduta accanto a Dorian, nel sedile del passeggero, nei posti dietro facevano loro compagnia Amable e Charlie. Herman, Evidian, Maitland ed Axel seguivano nella macchina appena dietro. Le alte luci fiancheggiavano la strada da entrambi i lati, grattacieli e città si susseguivano senza sosta ricordandole un mondo dal quale si era del tutto staccata da quando aveva lasciato Ox e le luci di Witter City. Nella sua testa risuonava costante una sola domanda: il Mondo Vero brillerà come quello Apparente?
E poi, come avrebbe fatto a distinguere l'uno dall'altro? come facevano le persone del Mondo Vero a riconoscersi? Come facevano città Vere a restare celate al mondo Apparente? Aveva posto queste domande all'Alyon di quel nuovo mondo: egli le aveva sorriso.
-Non cerchiamo di nasconderci, non fraintendere. Non c'è nessuna sbarra di metallo, nessun fil di ferro a tener alla lagra gli Apparenti, possono entrare nelle nostre città, ma nessuno di loro sa la verità che si cela dietro di esse. Per quanto riguarda il riconoscimento delle persone del Mondo Vero, è un fatto un po' più criptico. Non c'è un vero e proprio codice secondo il quale riconoscersi. Molte persone si identificano per detti che sono tipici del nostro mondo. Ad esempio, io, quando volevo scoprire a quale delle due metà apparteneva un nuovo conoscente, citavo, in modo apparentemente distratto, le Dee. Un Apparente mi avrebbe chiesto di cosa parlavo oppure avrebbe riso, un Vero.. beh, avrebbe saputo di cosa parlavo.-

-Parli al passato.- aveva notato Annabel. Dorian si era rabbuiato. Aveva sollevato gli occhi sullo specchietto retrovisore per constatare in che stato erano i passeggeri nei sedili posteriori, quando si era accorto che entrambi dormivano, aveva ispirato e poi, guardando dinanzi a se, aveva risposto: -Non.. non mi capita molto, ultimamente, di incontrare persone del Mondo Apparente. Certo, quasi ogni settimana mi incontro con senatori e presidenti del mondo opposto per trattative ed incontri di lavoro. I capi del governo Apparente sanno di noi, altrimenti sarebbe impossibile tenere un profilo basso, ci aiutano a mantenere la discrezione del Mondo Vero.-

-Se sanno del tuo regno, questo non li rende appartenenti ad esso?- aveva domandato Annabel confusa.

-No.- Dorian aveva ridacchiato spostandosi da una carreggiata all'altra. -Certo che no.- questo aveva confuso ed intristito Annabel. Se n'era accorto ed aveva preso la mano di lei nella propria, portandola poi alle labbra. -Non devi stare in pena per questo. Il Regno di Diamante ti amerà, non può accadere diversamente.-

-Non sono nemmeno una di voi, Dorian.-

-Lo diventerai.- le aveva sussurrato; a distanza di pochi minuti l'aveva ripetuto stringendole la mano un po' di più.

Erano ancora in macchina, Dorian sosteneva che meno di mezz'ora di tragitto li divideva dal Palazzo, Charlie ed Amable erano svegli, la pioggia si era placata, la macchina di Herman e gli altri li precedeva su una strada più solitaria, lunga e serpeggiante come un boa, alberi privi di foglie fungevano da ciglia per tutta la sua lunghezza, una schiera di montagne era visibile all'orizzonte. Annabel interrogò se stessa su alcune cose: Nadine, tanto per iniziare. Oh, quanta delusone stanziava nel suo petto per quella perdita improvvisa. Cercava di non pensarci ma la solitudine di un viaggio in macchina non faceva altro se non alimentare quel genere di rammarichi. Avrebbe voluto vederla, salutarla, stringerla un'ultima volta fra le braccia. Nadine era l'unica a saperne tanto quanto lei, e per questo le era parso di avere un'amica con la quale camminare per quella tortuosa strada. Inoltre non poteva dimenticare quello che Madame Madlene le aveva fatto, dove sarebbe andata? Annabel sperava che non tornasse dalla spietata matrona di bordelli. Poi c'era l'enigma del ragazzo alla sua destra: Dorian. Qualche volta guardandolo pensava a quello che le aveva detto, al perché aveva eseguito quel regicidio. Annabel non aveva mai conosciuto i suoi genitori, e con gli Armour, la famiglia che l'aveva poi adottata, non aveva avuto il tempo di stringere legami duraturi, perciò non aveva mai sofferto per la perdita quanto per la mancanza. Dentro di se sapeva che Dorian soffriva più di lei, almeno in quel campo. Per questo le capitava di compatirlo, qualche volta, ma troppo in fretta pensieri orribili sulle sue orribili azioni le tornavano alla mente incupendola.

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