Capitolo 79

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-Credi che i Membri decideranno mai?- le chiese Ernest Avarna mentre l'accompagnava all'interno dello studio di Dukley, ormai punto fisso delle loro riunioni. Erano i primi ad entrare, nemmeno Olaitan era presente. Avevano appena finito di assistere al quarto appuntamento del processo di Dorian Cortes: Annabel era riuscita ad ottenere ciò che voleva, creare discordia fra i politici che avrebbero deciso sulla sorte della vita di Dorian. Aveva sussurrato una parola all'orecchio di questo politico, lasciato intendere il suo volere ad un altro, ed era stato sufficiente perché i trenta giudici non fossero nemmeno più sicuri sulla gravità della colpa dell'imputato. Non che Annabel ritenesse che egli non ne avesse, ma dalla sera in cui lo aveva raggiunto nella sua stanza avevano parlato, ed era chiaro più che mai che avevano bisogno l'uno dell'altra, per sopravvivere.

In effetti Annabel temeva il risultato di quell'assemblea. Lei e Dorian avevano parlato, la sera prima, di ciò che era più giusto fare, in un occasione simile, ed entrambi concordavano che continuare ad aspettare la sferzata del colpo nemico li avrebbe indeboliti. Dovevano quindi attaccare, e per fare questo Dorian doveva informare gli uomini a sua disposizione, e lei preparare le sue forze. Niente di tutto questo poteva essere fatto senza che prima venisse esposto, e non per forza approvato, dal resto del consiglio.
-I Membri non hanno un idea di quello che stanno facendo. Sono tutti dei perditempo, ecco cosa penso.- gli rispose Annabel, andandosi ad appoggiare alla pesante scrivania di legno. Avarna era uno dei Membri che vestivano i panni di giudici, ma concordava con lei su quanto aveva appena detto. Egli poteva sentire direttamente la discordia fra la corte. Certo, la sua preoccupazione in merito all'assoluzione di Dorian differiva da quella di Annabel, ma questo non era necessario esprimerlo davanti alla Rinie.

-Siamo tutti d'accordo sulla gravità delle sue colpe, Mia Rinie, ma, per qualche ragione, non riusciamo a accordarci sulla pena. Sarebbe semplice se voi poteste concederci l'uso della Damnatio Memoriae..-

Annabel gli riservò un'occhiata truce: -Nessuno, uomo o donna, ricco o povero, ladro oppure assassino, verrà condannato alla Dannazione sotto il mio Regno. Non cambierò idea, Avarna.-

-E' chiaro. Posso dirvi che per coloro che seguono il mio partito questo non è nemmeno un ostacolo. Dipendesse da noi, Cortes sarebbe semplicemente condannato a morte, ma, per una ragione a me non del tutto chiara gli Atar, e gran parte dei Mid, non sono d'accordo. Credono che questa pratica appartenga all'incolto Mondo Apparente.- Annabel si trattenne, ricordandosi che non doveva dimostrare di essere di parte. -Il che è strano, dico davvero, perché Albwin Ezra Kolby ha tutte le ragioni per volerlo morto. Suo padre è ancora prigioniero nelle mani dei suoi uomini.- era un pensiero fondato, per quanto macabro.

-Perché, Tur Avarna, voi avreste mosso un dito per il vostro, di padre, nel caso egli fosse finito nelle gattabuie di un qualunque villano?- Annabel sorrise, conoscendo già la risposta. -Mi sembra di capire che questi politici del Mondo Vero, non siano poi così bravi a fare i padri, nessuno si sdegna particolarmente per la loro perdita.- a quel punto, prima che Avarna potesse risponderle, entrarono tutti gli altri. Per ultimi Olaitan Dukley e Dorian Cortes, presi da una conversazione che prendeva entrambi moltissimo.

Annabel aveva già visto Dorian, ma non mancò di cadere nuovamente nella trappola che era il suo fascino, quando lo vide per l'ennesima volta, quella mattina.
-Non avrei voluto che ci metteste così tanto, abbiamo cose importanti di cui discutere, oggi.- rimproverò il suo seguito. Ma, i suoi occhi si fermarono per un momento più lungo su Cortes e Dukley. Il primo dei due sapeva di cosa avrebbero parlato quel giorno, l'avevano deciso solo due sere prima.

Le permetteva di dormire con lui, e lei gli era grata per le ore di sonno che la sua vicinanza le regalava. C'erano sere in cui credeva che stargli troppo vicino, in un letto, sarebbe risultato dannoso, per cui restava rintanata nella sua stanza. Quella notte era accaduta la medesima cosa, per cui gli occhi dell'uomo, nel guardarla, erano indagatori.

AdamasWhere stories live. Discover now