La mano offesa le dava fastidio, la sentiva ancora pesante, odiosamente morta, come del resto accadeva ogni volta che lui era da solo con lei.

<<Arianna?>> Raphael ridusse la distanza.

<<Non siete qui per vedere il volume?>>

<<Perché non mi hai detto niente?>> Le domandò ancora Raphael mentre le andava vicino e l'aiutava ad alzarsi porgendole la mano.

Nella camera c'era poca luce, era più piccola di quella sul Brenta e le parve d'un tratto troppo intima. Dall'esterno arrivavano i rumori acuti della città, le grida di una donna che vendeva del pesce, le urla di qualche bambino festoso.

Arianna osservò la mano rosa, liscia, armonica e perfettamente sviluppata del suo precettore, fece una smorfia e si mise in piedi da sola ma il peso del volume che teneva sotto il braccio la fece vacillare goffamente. Era troppo vicino, col suo maledetto odore che però le parve, forse per effetto della gelosia, mischiato a un'altra fragranza più forte e ugualmente, dolorosamente familiare.

Raphael sbuffò, un sorrisetto parve per un secondo ammorbidire i tratti duri del suo bel viso.

La guardava in un modo strano, la osservava come se quella fosse l'ultima volta che l'avrebbe vista.

Il pensiero fu ben più doloroso del tempo che aveva trascorso da solo con sua madre.

<<Perché non me lo hai detto?>> insistette lui.

<<Stai parlando del mio fidanzato?>> chiese Arianna, sapeva benissimo che si riferiva al libro ma voleva torturarlo come poco prima aveva fatto lui.

Qualcosa attraversò quel blu, era fastidio. Raphael si atteggiò in una smorfia disgustata che gli fece arricciare le labbra.

<<Non mi importa del tuo fidanzato, sono stato io stesso a proporti di affrettare le nozze, ricordi?>>

<<E allora cos'è che ti disturba?>>

<<Quel libro, perché non mi hai detto che era stato Duccio a procurarti il volume? Perché non mi hai raccontato ciò che persino quello straniero del tuo futuro marito sa?>>

Arianna gli porse il volume, veloce mise la mano guasta dietro la schiena.

<<Perché avrei dovuto dirtelo? Tu mi dici sempre tutto?>> Lo stava sfidando, stava facendo leva sull'orgoglio dell'angelo e anche quello lo stava facendo apposta.

Raphael rapido le tolse il pesante libro di mano e con l'altra imprigionò le dita di Arianna, la stringeva in una maniera convulsa, disperata.

Arianna provò a tirarsi indietro, a sottrarsi, non tanto perché era quello che desiderava, piuttosto perché voleva trovare un modo per pareggiare i conti, voleva che lui confessasse di aver fatto quello che lei aveva intuito, voleva sentirgli dire che aveva tradito la sua fiducia. Eppure no, non era così, a ben pensarci quello che desiderava davvero era lasciarlo ancora un pò sul baratro dell'incertezza, torturarlo, mortificarlo come aveva fatto lui con lei miliardi di volte.

Ma Raphael era più forte e non le consentì di sfilare la mano. Si avvicinò ancora.

<<Cosa vuoi sapere di me? Chiedimelo!>>

<<Tu hai mantenuto la tua, di promessa? Hai lasciato perdere mia madre?>>

La stretta di Raphael si fece quasi dolorosa. Abbassò la testa mentre la bile risaliva lo stomaco della ragazza.

<<Lasciami andare.>>

<<Non volevo che sapessi del mio matrimonio in quel modo, >> le disse come se l'accusa che Arianna gli aveva scagliato addosso non fosse tanto pericolosa, come se neppure avesse parlato, ignorandola. <<Te lo avrei detto io, lo avrei fatto di persona.>>

IL PRECETTOREजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें