5. Ofelia's Drame

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Il foglio le arrivò proprio sotto al naso, spinto dalle dita eleganti del suo precettore che non aveva più bisogno di immaginare. Si, la sua mano era perfetta come il resto del suo corpo, l'indice ticchettava ora sulla strofa, impaziente.

Sentì di nuovo il suo odore, terra e tabacco e di nuovo lo maledisse perché in qualche modo le pareva fosse in grado di sottrarle qualcosa. Visto che Arianna si ostinava a non leggere, iniziò lui. Il suo veneziano, al contrario di tutto il resto non era affatto perfetto, indugiava nella cadenza popolare, stonava qualcosa, gracchiava appena, una violenza per le orecchie se rapportato al suo bell'inglese di maniera. Seppe che parlava di Venezia, della sua Venezia, che mentre lei la rappresentava coi tratti grassi dei colori a cera, lui tentava di isolarla nelle linee furiose di quelle parole incatenate al foglio bianco.

<< Oh, qual nobile mente è qui sconvolta! /Occhio di cortigiano, /lingua di dotto, spada di soldato; /la speranza e la rosa del giardino /del nostro regno, specchio della moda, /modello d'eleganza, /ammirazione del genere umano, /tutto, e per tutto, in lui così svanito!... >> Smise, non stava leggendo, conosceva le parole a memoria, l'aveva guardata per tutto il tempo mentre parlava con una sorta di sorrisetto odioso e adesso indicava col medesimo sorriso la sua battuta. Lo sbattere delle ali nelle gabbie li fece sussultare entrambi. Arianna arrossì, non seppe mai bene il perché e le sembrò che il fiato fosse in trappola poco sopra al suo cuore che ora, come tutto il resto tranne gli uccelli, stava immobile, in silenzio, in attesa anche lui che lei si decidesse a fare una qualunque, inconcludente azione.

<<E io, >> attaccò Arianna, << la più infelice e derelitta /delle donne, ch'ho assaporato il miele degli armoniosi voti del suo cuore, /debbo mirare adesso, desolata, /questo sublime, nobile intelletto /risuonare d'un suono fesso, stridulo, /come una bella campana stonata; /l'ineguagliata sua forma, e l'aspetto / fiorente di bellezza giovanile guaste da questa specie di delirio!... /Me misera, che ho visto quel che ho visto, e vedo quel che seguito a vedere! >>

Sperò che lui non si accorgesse che stava andando a fuoco. C'era qualcosa di così potente, di così vero in quello che leggeva, persino nella descrizione di Amleto fu sicura di trovarci molto di Raphael.

Il suo precettore allargò leggermente la bocca, gli occhi ora seri, quasi arrabbiati.

<<Ti piace.>> L'accusò con una voce strana , sorpresa, infastidita e a corto di fiato, come se avesse corso e poi fosse tornato indietro.

Arianna annuì, sicura che lui le stesse dicendo molto di più.

<<Ci sono molti modi per scappare, Arianna.>> Continuò Raphael, <<ma non è molto conveniente e in fin dei conti, quello da cui vorremmo andarcene poi trova sempre il modo di raggiungerci.>>

<<Perché?>> Domandò lei. Voleva dire "perché mi stai dicendo questo?", "perché mi parli come se mi conoscessi", "chi sei tu per darmi dei consigli, per sapere quello che provo..."

Raphael le sorrise. << Per rimanere in argomento; perché ci sono tante forze disparate che agiscono al di là della nostra volontà. Gli eventi a volte sfuggono al nostro controllo, è quello che è successo nel dramma di cui ti ho parlato, il dramma di Amleto e anche quello di Ofelia, ognuno costretto ad inseguire i propri fantasmi, nel caso di Amleto letteralmente parlando. Si tratta di personaggi che restano schiacciati sotto ai meccanismi del proprio tempo, che non riescono ad invertire la rotta. La società li spinge in direzioni opposte e l'amore si rivela solo una pericolosa ossessione,>> Raphael stette zitto, <<l'amore paradossalmente agisce da forza disgregante più dell'odio perché spinge le persone a fare cose impulsive, insensate, e a volte dannose.>>

Arianna annuì. La stava mettendo in guardia, era un'altra volta un'azione spinta dalla pietà, di nuovo le metteva di fronte un fagiano già fatto a pezzi e le diceva di servirsi dal piatto di qualcun'altro.

IL PRECETTOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora