capitolo 28

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Jorge's pov.

"S-scusa." Mormora la ragazza che ho accidentalmente urtato.

"Non preoccuparti." Mi limito a risponderle per poi soffermarmi a scrutarla. Ha la carnagione leggermente scura, dei grandi occhi color nocciola, e dei lunghi capelli biondo cenere. Probabilmente si sarà accorta che la sto osservando, dato che ha appena abbassato lo sguardo intimidita. Faccio spallucce proseguendo per la mia strada, quando mi volto mi rendo conto che la ragazza sta camminando di fianco a me.

"Mi stai forse seguendo?" Inarco un sopracciglio per poi vederla sbuffare.

"Qui é buio e sono sola." Risponde come se fosse una cosa ovvia, o una giustificazione per seguirmi.

"E allora che ci fai qui?" Domando malgrado non ne sia molto interessato.

"Il mio ragazzo mi ha dato buca, come sempre." Sospira alzando gli occhi al cielo.

"Uh, come sempre?" Le chiedo per curiosità, non vedo comunque il motivo per il quale il suo ragazzo dovrebbe farlo, insomma a primo impatto sembra una ragazza così dolce e innocente.

"Diciamo che ogni volta che mi chiede di uscire io ci spero ancora. Spero non mi dia buca, non si scordi che ci siamo dati appuntamento" sospira malinconica "invece, spesso e volentieri, passa le serate ad ubriacarsi nei locali anziché uscire con me. Giustificandosi poi chiedendomi scusa e promettendomi che ci saranno altre occasioni per stare insieme."

"É uno stronzo." Mi limito a rispondere facendo spallucce.

"Ehi, come ti permetti!" Incrocia le braccia al petto, mettendo il broncio come una bambina. Non capisco perché, dopo il modo in cui la tratta, lei continui a difenderlo o giustificarlo.

"Tranquilla, io lo sono forse più di lui." Le faccio presente e noto la sua espressione sorpresa.

"Mi stai dicendo che anche tu tratti così la tua ragazza?" Mi domanda stupita, e scuoto la testa. Non volevo esattamente farle capire questo.

"Diciamo qualche volta, avendo bevuto mi é capitato di trattarla male, dirle delle cose che nemmeno lontanamente mi passavano per la testa. L'ho fatta soffrire andando in prigione, deludendola un casino." Le confesso per quanto consideri paradossale il fatto che due perfetti sconosciuti si stiano confidando su fatti così personali.

"S-sei stato in galera?" La vedo indietreggiare di qualche passo come se volesse andarsene, sembra spaventata e non ha tutti i torti.

"Ehi, aspetta. Non ho ucciso nessuno, né tanto meno cose simili. A quest'ora non sarei nemmeno qui, diciamo che sono stato accusato di un furto del quale la colpa non era nemmeno mia." Le spiego. Mi guarda con occhi titubanti, tiro su il labbro inferiore con i denti per trattenere una risata, quel suo sguardo così ingenuo mi fa venir da ridere.

"D-devo andare." Balbetta lei, facendo retromarcia. Non era mia intenzione spaventarla, lo giuro.

"Aspetta," la seguo "se vuoi andiamo a mangiare qualcosa insieme, offro io. Non voglio che pensi male, solamente voglio dimostrarti che non sono un criminale o merdate del genere." Concludo vedendola accennare una risata, le sue guance si dipingono di un rosso chiaro.

"Ci sto. Ma solo perché sto morendo di fame, e al momento non voglio pensare a quello stronzo di Andrés." Sorride alzando le braccia in segno di difesa, riferendosi probabilmente al suo attuale ragazzo.

"Okay, e sappi che tutto ciò che ti ho raccontato non l'ho detto per spaventarti. Semplicemente volevo farti capire che se per caso il tuo ragazzo ti tratta in quella maniera é perché davvero non si é reso conto di ciò che vali. Io mi sono comportato male tante volte con Martina, ma solo quando l'ho persa per la prima volta ed ho capito quanto valeva, che ho cercato di cambiare, diventare una persona migliore solo per lei."

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora