capitolo 15

1.1K 77 22
                                    




Tini's pov.

Sento gli occhi inumidirsi e istintivamente entro dentro casa sbattendo la porta. Non può essere. Non sta capitando a me.

Ditemi che è tutto uno scherzo e che Jorge non è il figlio di Adrián.

Ditemi che i nostri genitori non stanno per sposarsi.

Ditemi che non dovremo convivere insieme.

Ditemi che non saremo fratellastri.

È un fottuto scherzo del destino o cosa? Più cerco di evitarlo, e più alla fine non faccio altro che avvicinarmi a lui. Come ho fatto a non accorgermene prima? Coincidevano fin troppe cose. Entrambi siamo nati qui a Madrid, ed entrambi abbiamo sofferto la mancanza di un genitore. Eppure non mi sarei mai potuta aspettare una cosa del genere.
Il fatto è che non voglio più saperne di lui. In quest'ultima settimana non ha fatto altro che illudermi con le sue dolci parole, convincermi di avermi cambiata ed addirittura salvata, quando in realtà si stava prendendo solamente gioco di me.
Non gliene è mai importato nulla, ed il suo bacio con Rachel ne è stato la prova. Ciò mi ha lasciato intendere che finora sono stata una delle sue tante 'amiche con benefici'. E non la sua ragazza come aveva cercato di farmi capire. Voleva solo il mio corpo. Le mie mani su di lui. Ed io cogliona che sono, sono caduta nella sua trappola. Che poi giusto Rachel Bulter doveva andare a baciare con tante altre ragazze che esistono al mondo?

"Non ti sembra terribilmente maleducato fare una scenata simile davanti ad Adrián? Dovevamo fare una bella impressione su di lui, ma tu stai mandato tutto a monte comportandoti da bimba viziata,come sempre!" Mi viene in contro mia madre entrando dentro casa. Lei non mi capisce. Non mi ha mai capito e mai mi capirà. È troppo impegnata a fare la donna perfetta e fantasticare sul marito e la famiglia perfetta che le piacerebbe avere, ma io non sono come lei, non lo sarò mai.

"Non  puoi permetterti di sgridarmi se non sai come stanno le cose!" Le urlo in risposta. Non sa di Jorge, non sa cos'ho passato con lui e non ha idea di come io stia soffrendo in questo momento, quindi non ha nessun diritto di rimproverarmi e dirmi come mi devo comportare.

"Non mi interessa come stanno le cose e non mi importa se conosci quel ragazzo o meno, Adrián ha un figlio e vivrai con lui che ti piaccia o no!" Sbotta girando i tacchi per raggiungere il suo compagno perfetto in soggiorno. Ho tanta voglia di piangere ed urlare, ma tutto ciò che mi limito a fare e uscire di casa e starmene un po'da sola all'entrata. È enorme e con un grande cortile circostante. Il padre di Jorge deve possedere una grande somma di denaro per aver acquistato questo appartamento. Non ho mai avuto un giardino né una terrazza tutta mia.
Il cortile circostante all'entrata è davvero ampio e non posso credere che davvero appartieni alla nostra "famiglia". Nonostante sia buio pesto riesco a scrutare attentamente il grande giardino, privo ancora di oggetti appartenenti alla casa se non per un tavolo, qualche sedia ed un'altalena. Ricordo che ne avevo una nella casa dove abitavo con mia madre da piccola, quand'ero triste  a causa di mio padre, mi sedevo sempre lì. Era una cosa che mi rilassava e tranquillizzava allo stesso tempo, ed anche se non trascorrevo le giornate dondolando su di essa, come tutte le altre ragazzine della mia età, infondo mi piaceva, e mi aiutava a pensare. Non perdo tempo ad appoggiarmi lì su, tirando un forte respiro per poi asciugarmi le lacrime col dorso della mano.

"Possiamo parlare?" Sento  una voce familiare e chiaramente non ho dubbi di chi sia.

"Voglio stare da sola,Jorge." Rispondo acidamente e distogliendo lo sguardo.

"Non hai nemmeno lasciato che io potessi spiegarti come fossero realmente andate le cose..."  Cerco di ignorare il fatto che si stia sedendo sull'altalena accanto alla mia, così come sto cerco di ignorare i suoi occhi terribilmente verdi e lucidi.

"Perché non voglio ascoltarti." Abbasso lo sguardo, cercando di mantenere uno stato di freddezza nel mio tono.

"Solo un secondo, ti prego. Se poi non vorrai più ascoltarmi, giuro che ti lascerò in pace." Il suo tono è incerto, tuttavia i suoi occhi speranzosi. Mi limito ad annuire con un cenno del capo, lui abbassa lo sguardo, ma dopodiché inizia a parlare "Non volevo baciare Rachel, giuro. È stata lei a baciare me. Non ho nemmeno fatto in tempo a respingerla e spiegarle come stessero le cose, che sei arrivata tu e...cazzo, giuro che rabbrividisco al solo pensiero di vederti piangere in quel modo. Non farei mai una cosa del genere, Martina. Tu lo sai benissimo, ma soprattutto sai che non era mia intenzione quella di ferirti. E merda, fa male sapere che tu non capisca quanto io tenga a te. Ti raccontai diverse volte del cattivo rapporto con mio padre, eppure ho persino accettato di vivere insieme a lui, per il semplice fatto che a Madrid forse ti avrei incontrata . Non voglio perderti Tini, per nulla al mondo. E se ti sei arrabbiata per il fatto dei nostri genitori beh..neanche io sapevo che stessero insieme, te lo giuro."

"Perché non mi hai mai parlato di lei, Jorge? Stavate ancora insieme quando siamo partiti per il campeggio, giusto? Stavi ancora insieme a lei e non mi hai detto niente!" Tiro su col naso,asciugando velocemente le lacrime.

"Lo so, ho sbagliato, ed avrei dovuto dirtelo. Ma nemmeno stavamo insieme, le avevo già detto che avevo intenzione di prendermi una pausa devi credermi..." Noto i suoi occhi inumidirsi, ciò mi porta a girare nuovamente lo sguardo dal lato opposto "Io voglio stare con te Martina, ho fottutamente bisogno di te, sei l'unica in grado di capirmi e rendermi  realmente felice."

"In ogni caso non possiamo. Hai idea di cosa comporti vivere nella stessa casa, con i nostri genitori? Saremo fratellastri, Jorge. Tutto questo é fottutamente sbagliato." Trattenere le lacrime è terribile. Ti brucia, la gola, il naso, respiri male e non fai che ripeterti <<non qui, non davanti a lui.>>

"E che ce ne importa se é sbagliato, Martina? Sarà impossibile per entrambi evitare quello sentiamo e tu lo sai benissimo. Finché il nostro amore é quello comanda, allora sarei disposto a fare di tutto, anche tutto ció che é sbagliato." Le sue iridi, ormai colme di lacrime, sono diventate d'un verde freddo, e incrociano disperatamente le mie, speranzose d'aiuto e desiderose d'amore.

"Mi dispiace, Jorge. Non possiamo." Singhiozzo alzandomi e camminando in direzione dell'entrata.

"Tini, ti prego." Scatta all'impiedi tentando di seguirmi. Ti prego Martina, non voltarti. Non scoppiare in lacrime.

Non mi resta altro che entrare dentro casa e chiudermi all'interno della mia camera, poiché quando mi volto per l'ultima volta, lo vedo chinato a terra con le spalle appoggiate al muretto del cortile, con la testa fra le ginocchia. Tutto ció che riesco a percepire sono i suoi numerosi singhiozzi, e le sue lacrime rigare una dopo l'altra le sue guance.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora