capitolo 27

774 51 16
                                    

Jorge's pov.

Dopo poco più di dieci minuti, giungo fino a casa di Diego. La strada non é stata molta, solo un po' stancante poiché fatta a piedi. Non posso nascondere che ho un po' paura nel citofonare. Diego é incazzato con me e non ha tutti i torti. Ricordo benissimo che quando scoprì che fosse stato lui a convincere Martina ad andare college mi incazzai da morire, lo telefonai riempiendolo dei peggiori insulti e trattandolo nel peggiore dei modi. E nonostante lui si giustificò, spiegandomi che lo faceva solo a fin di bene nei confronti di Martina, non gli credetti, al contrario, mi innervosì ancora di più chiudendogli il telefono in faccia. Chiaramente, i miei ultimi mesi in galera mi hanno aiutato a riflettere, capire quanto sia stato un coglione, quanto abbia sbagliato sia con lui che con Tini.

Non appena citofonato a casa Dominguez, senza ottenere risposta, la porta si apre pochi istanti dopo.
Diego mi fissa per qualche secondo, la sua espressione é confusa e stupita allo stesso tempo.
"Che cosa ci fai qui?" Domanda e noto una scia di acidità nel suo tono, non ha tutti i torti ad essere incazzato, anche io lo sarei al suo posto. Non mi da nemmeno tempo di rispondere che interviene sua madre avvicinandosi alla porta.

"Jorge! Caro, come stai?" Esclama tutta contenta. L'ultima volta che venni in questa casa fu dopo i sei giorni in campeggio, ero insieme a Ruggero, e Diego chiaramente, e venimmo qui per sistemarci prima di andare a scuola. Ricordo che sua madre fu stupita nel vedermi, essendo a conoscenza del 'odio' col figlio, se così si può definire. Tuttavia quel giorno fu felice di vedermi e mi accolse come fossi di casa. É una gentilissima donna, forse fin troppo.

"Salve signora, sto bene dai." Sospirai sforzando un sorriso, Diego guardava la scena roteando gli occhi, palesemente irritato.

"Per favore, chiamami Carol. Non sono poi così vecchia." Ridacchia, riuscendo a strapparmi un sorriso. Mi fa cenno di entrare e mi viene spontaneo voltarmi verso Diego. Dall'espressione irritata e infastidita deduco non voglia, tuttavia rimane in silenzio, forse per non discutere con la madre. Ad ogni modo entro in casa e mi fa piacere che la donna mi stia porgendo una sedia per farmi accomodare, dato che era tanto che non ricevevo attenzioni da qualcuno.

"Tesoro, sei distrutto, si vede. Qualcosa non va?" Domanda dolcemente la donna e abbasso lo sguardo. Credo sia la persona, in assoluto, che da quando sia tornato a Buenos Aires si sia accorta che tutto va una merda. Che mi sta andando tutto male. Sarà forse l'istinto materno? Non lo so, in realtà, purtroppo, non ne ho mai avuto a che fare...

"Saranno forse le troppe ore d'aereo, le poche ore di sonno..." Sospiro "e poi ho subito il lutto di un mio caro amico, come se non bastasse la ragazza alla quale tengo di più non ha intenzione di vedermi e qui non nemmeno ho una casa, nulla di positivo, purtroppo." Cerco di sembrare il meno malinconico possibile. Non voglio dare l'idea né dell'esibizionista, né tanto meno di colui che vuole fare la vittima. Tuttavia gli occhi della madre di Diego si riempiono di tristezza, mi rendo solo adesso conto di quanto il figlio le assomigli. Hai capelli neri, abbastanza lunghi. Tutto sommato é giovane, ed é una bella donna.

"Ma caro, sai benissimo che non devi farti problemi a stare qui. Casa nostra é sempre aperta agli ospiti." Dice gentilmente.

"Stai forse scherzando spero." Diego sbatte un pugno sul tavolo, cosa che non é assolutamente da lui. Comprendo che ce l'abbia a morte con me, mi sento in colpa e vorrei parlargli, tuttavia in questo momento non mi pare il caso.

"Diego, che ti prende?" Esclama Carol, tuttavia il suo tono non é proprio un rimprovero. Non le da il tempo di parlare che se ne va dalla stanza sbattendo la porta. Il mio primo pensiero é quello di tranquillizzare la donna.

"É solo arrabbiato con me, gli passerà." Sospiro nonostante non creda con esattezza alle mie parole. O almeno, spero che vada così.

"Scusalo, davvero non ha mai reagito in questa maniera. Ad ogni modo, sappi che se hai bisogno, potrai sempre contare su questa famiglia." Mi rassicura e sento gli occhi inumidirsi, era da tempo che non venivo trattato così, e non me lo merito.

"Davvero, grazie. Sono stato parecchio male in questo periodo, adesso va un po'meglio." Cerco di nascondere le lacrime mentre vengo avvolto da un abbraccio di quella donna. Inizio un po'a capire come ci si sente ad avere una madre, ricevere l'affetto materno che non ho mai avuto.
"Vado a parlare con Diego" Tiro su col naso per poi sciogliere l'abbraccio, mi hanno sempre imbarazzo questi momenti cuore a cuore.

Lascio la stanza, dirigendomi in corridoio. Diego é lì, sul punto di uscire di casa, lo fermo bloccandolo da un polso prima che lui possa andarsene, ma molla la persa per poi "Che cazzo vuoi Jorge?" borbottare.

"Volevo solo scusarmi, davvero non era mi intenzione parlati in quel modo." Abbasso lo sguardo, tuttavia lui rotea gli occhi.

"Ma te ne esci sempre così, con queste scuse del cazzo? Sono stanco di essere cercato solo per il comodo." Sbotta per poi andarsene, sbattendo la porta.

Tini's pov.

"Tini ti prego, esci da quella camera." Sento Ruggero alzare il tono della voce. So che lo dice per il mio bene, perché ci tiene a me. Però davvero, non trovo la forza di alzarmi. Non faccio altro che piangere sul cuscino, standomene chiusa qui, eccetto per mangiare, l'unica cosa che mi viene da fare, sarà forse per la depressione. É che troppe cose brutte e pesanti, stanno succedendo in questo periodo. Il litigio con Jorge precedente all'arresto, che solo dio sa quanto mi abbia fatto male sentirmi dire che non sono mai stata niente per lui, che non gliene fotte un cazzo di me, e che me l'abbia detto da ubriaco o meno, ferisce. Poi l'arresto, avere la consapevolezza che la persona che ami di più per un suo dannatissimo sbaglio debba stare tre fottutissimi mesi dietro le sbarre. E poi come se non bastasse il tradimento di Peter. Qualsiasi persona, solamente in grado  di giudicare, direbbe che la colpa sarebbe mia, che farlo col primo che passa é stato un errore mio e che quindi debba pagarne le conseguenze. Partiamo dal presupposto che io in primis ammetto i miei sbagli, che sia stata incoerente e magari stupida. Ma come avrei potuto ragionare quel giorno? Stavo di un male che solo dio può averne idea, con Peter ci conoscevamo fin da bambini, mi ha sempre dato fiducia, detto che ci sarebbe stato, e mi sono lasciata andare. E sì, magari volevo solo 'aiutare me stessa' per dimenticare Jorge, magari volevo che Peter colmasse quel vuoto che solo Jorge era in grado di colmare. Non lo so. So solo che un fottuto tradimento ferisce parecchio. So solo che al momento non voglio saperne né di Peter né di Jorge. Sono confusa, e mi viene solo voglia di starmene qui, chiusa in stanza, a piangere. E pensare che tra una settimana inizia il college, mi fa girare la testa. Spero solo di trovare la forza per viverlo al meglio.

"Non voglio uscire Rugg, non me la sento, mi spiace." Singhiozzo, sussurrando a malapena.

Lo sento sospirare malinconico, per poi un "Avvisami quando ti andrà, mi preoccupa vederti così, sappilo." mormorare.

Jorge's pov.

É giunta l'ora di cena, credo che uscirò per andare a mangiare qualcosa per poi tornare stasera. Mi fa piacere che la madre di Diego mi stia concedendo di passare la notte qui fino a quando non avrò una casa o almeno una somma di denaro necessaria per una stanza d'albergo, tuttavia so che non pranzerò o cenerò qui per il resto dei giorni, do già abbastanza fastidio.
Quando esco di casa é abbastanza buio, decido di non andare molto lontano, dato che non ho nemmeno la mia auto, e non me la sento di camminare a lungo.
Inizio a percorrere un po' di strada per trovare un posto in cui mangiare, ma ad un tratto, sbatto contro qualcuno, o meglio una ragazza.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora