capitolo 16.

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Jorge's pov.

Mi accascio a terra, appoggiando le spalle al muretto del cortile di quella che pare essere la mia nuova a casa. Il cielo scuro e le fottute gocce che iniziano a piovere dal cielo, non fanno altro che rendere la situazione piú malinconica di quanto non lo sia già. Perché, cazzo? Non voglio nemmeno starmene qui a singhiozzare come una fottutissima femminuccia, il fatto é che piú mi convinco di essere forte e piú in realtà mi rendo conto di essere fottutamente debole, è che non posso fare a meno di stare male per lei, ecco. Ammetto che per quanto io provi ad essere un ragazzo duro, in realtà sono molto insicuro di me, e il fatto che lei mi stia rifiutando, mi ferisce fortemente. Merda, lo so, é una situazione complicata, saremo fratellastri, ma chi se ne fotte se i nostri genitori vogliono che ci comportiamo come tali, io ho assolutamente bisogno di lei, quindi chi se ne fotte se tutto questo sia fottutamente sbagliato? Sono da sempre stato un ragazzo che segue l'istinto, me ne fotto delle conseguenze, ecco. In questo momento tutto ció di cui ho bisogno è di ascoltare il mio cuore. E il mio cuore mi dice di stare con lei, mi dice che lei è quella giusta.

Quando rientro in casa sono quasi le tre del mattino, sono già stanco dal viaggio che é durato diverse ore e che mi ha fatto ritirare tardi, in più il litigio con Martina non ha fatto altro che dare il colpo di grazia.
Entrato nell'abitazione, piú mi guardo attorno e più mi rendo conto che tutto ciò non mi appartiene. Non sono pronto a vivere in questa casa, non voglio.
Il soggiorno é ampio, non grande abbastanza come quello della casa la quale abitavo da ragazzino con mio padre. Le pareti sono bordeaux, i mobili di uno stile antiquariato, a quanto pare piacciono a Mariana, quella donna mi sta già sui coglioni, scommetto che ha intenzione di comportarsi da mammina perfetta del cazzo con me me, e che é interessata a mio padre solo per il denaro.
La cucina é altrettanto grande, ed un divano color blu accesso attira immediatamente la mia attenzione. Fortunatamente è un divano-letto e posso sdraiarmi subito su di esso, anche se so già che non riuscirò a dormire a causa di tutti i pensieri che mi passano per la testa. Non so nemmeno se ho una camera tutta mia in questa razza di posto, nessuno si aspettava sarei venuto, quindi temo che dovrò dormire in questo divano di merda per il resto dei miei giorni. Ma come cazzo faccio ad andare avanti vivendo in una casa con una famiglia che non mi appartiene, e con la ragazza di cui sono fottutamente innamorato, che non fa altro che essere incazzata con me e volermi lontana da lei?
Senza rendermene conto e con troppa confusione nella mente, finisco per addormentarmi.

[...]

Drin, Driin, Driiiin!

Ma che cazzo? Non ricordavo di aver puntato una fottutissima sveglia, stamattina. Mi maledico mettendo la testa sotto il cuscino, facendo attenzione a non imprecare ad alta voce dato che altrimenti sveglierei le altre persone. Quasi dimenticavo di essere a Madrid, in una nuova casa.
Quel fotutissimo telefono continua ancora a squillare, e ci metto un po'per rendermi conto che non era il suono della sveglia, bensì la suoneria di una chiamata.

Videochiamata da Ruggero.

Cosa vuole quel coglione a quest'ora?

"Che cazzo vuoi?" Sbadiglio con la voce ancora impastata dal sonno. Nella schermata appare Ruggero che ride, ormai abituato al mio modo di parlare.

"Auguri fratello!" Sventola le mani e di sottofondo posso notare quell'altro cretino di Diego che sbuca da dietro urlandomi "Auguri coglione!" Cosa cazzo si sono fumati?

"Voi due siete matti." Mi stropiccio gli occhi tentato dal chiudere la chiamata e spegnere questo fottutissimo telefono "E poi auguri di cosa?"

"Amico, oggi é il 30 di Agosto*!" Esclama Ruggero come se fosse una cosa abbastanza ovvia. Cazzo come ho fatto a non pensarci prima? Oggi é il mio compleanno. Beh, in realtà non mi cambia poi un granché, non mi è mai importato del mio compleanno, e quei due lo sanno benissimo, apprezzo comunque il fatto che mi abbiano telefonato per farmi gli auguri, anche perché sono contento di avere degli amici come loro. È solo che con tutte queste cose che sono successe mi ero dimenticato del mio diciannovesimo compleanno.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora