capitolo 11.

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JORGE'S POV.

                 

Come diavolo ho fatto a non pensarci prima? Sarà andata nella nostra casa sull'albero,ne sono fottutamente certo. Ricordo che le dissi che se aveva bisogno poteva sempre andare lì, per riflettere, per stare un po'da sola. Quel posto, il nostro posto, faceva stare bene entrambi.

Mi dirigo così nel sentiero vicino all'accampamento, precipitandomi nel bosco. Tra il verde degli alberi riesco subito a riconoscere la nostra casetta,così che mi avvento subito sulle scale,salendole velocemente. Ma un'espressione infelice non fa altro che disegnarsi sul mio volto quando mi rendo conto che lei non è qui. A questo punto non so più cosa pensare,dove andare a cercare. Inizio fottutamente a preoccuparmi,il che non è assolutamente una cosa positiva dato che, solitamente, nulla mi intimorisce.

Qualcosa che luccica sul pavimento di legno però, riesce ad attirare la mia attenzione. È un oggettino color argento, qualcosa di simile ad un bracciale con su un ciondolo a forma di ancora. È passata da qui,cazzo. Il bracciale è suo e ne sono sicurissimo. In questi sei giorni non ho fatto altro che osservala, scrutare ogni sua espressione, quella ragazza è fottutamente espressiva e per me è da sempre stato essenziale interpretare i suoi movimenti, cercare di capire  cosa le passava per la testa. E per quanto possa sembrare banale questo fottutissimo e piccolo dettaglio di un bracciale per me non è così, Martina mi ha colpito dal primo giorno che l'ho vista e non mi sarei mai lasciato sfuggire niente di lei.

Scendo così dalle scale andando avanti verso il bosco, se non fossi così fottutamente preoccupato per dove lei possa essere,a quest'ora avrei pensato a quanto fosse figo sembrare in questo momento uno di quegli investigatori dei film.

TINI'S POV.

"Che ci fai qui tutta sola?" Sento una voce che conosco fin troppo poco per ritenerla familiare. Quando mi volto rimango turbata ma allo stesso tempo sorpresa di vedere il ragazzo della festa avvicinarsi a me. Cosa diavolo ci fa qui Samuel Nascimiento? Il batterista del locale, il ragazzo che mi offrì da bere e mi invitò a ballare, con il quale avevo più o meno, fatto conoscenza. Era stranamente accompagnato da due altri ragazzi, non ricordo di averli visti da qualche parte, a meno che non erano quella sera con lui.

"Che ci fai tu qui,piuttosto." Svio il discorso,non mi va di dirgli che mi trovo qui ai piedi del lago circostante all'accampamento, con l'obbiettivo di stare da sola, stanca delle delusioni e delle sofferenza.

"Uhm,passavo qui per caso." Il suo tono è incerto e causa un ghigno dei suoi amici, ma sono fin troppo distrutta per fare caso a lui, perciò non mi soffermo molto alla sua risposta "Mi devi un bacio,sai?"

"Sei disgustoso." Alzo gli occhi al cielo irritata,ricordandomi di quando si è approfittato della mia sbronza nel locale per cercare di baciarmi.

"Non dovresti darmi tutta questa confidenza,sai?" Il suo volto si irrigidisce "Cosa,c'è? Adesso la santarellina ha paura ad avvicinarsi ad uno sconosciuto? Ti ricordo che sei stata tu la prima ad avvicinarsi a me,quella sera al locale."
"Ero solamente ubriaca,Samuel." Continuo a tenere lo sguardo basso,riuscendo a vedere il mio riflesso sul ruscello, non mi va di guardarlo negli occhi e in più la sua presenza mi sta irritando.

"Pensavo, sai, forse facevi bene a non fidarti, probabilmente se avresti bevuto un po'di più ti avrei scopata in uno di quei bagni." Ghigna compiaciuto e il suo sguardo mi intimorisce tanto da farmi alzare di scatto da quel tronco in cui ero seduta.

"Non sei divertente." Balbetto indietreggiando con i passi,sarei dovuta andarmene già da quando cominciava ad avvinarsi.

"Oh,ma non voglio farti ridere. Solo pensavo,potremmo rimediare adesso." Un sorriso perverso si accende sul suo volto e non faccio nemmeno in tempo a muovermi per cercare di fuggire da qui, che uno dei ragazzi mi tiene ferma dalle braccia,impedendo il mio movimento.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora