Capitolo 22

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Finalmente Cerys venne liberata da quella benda che le aveva coperto gli occhi fin da quando era stata portata via dal matrimonio.

Il contatto con la realtà fu più spaventoso del previsto.

Terrorizzata come poche volte nella sua vita, osservó l'ambiente circostante poichè legata ad una sedia: si trovava in una specie di enorme camera da letto.

Il parquet ai suoi piedi era lucente come uno specchio, le pareti bianche sembravano appena dipinte per quanto fossero immacolate ed erano ricoperti di quadri particolari e moderni, un enorme lampadario di vetro emanava un'intensa luce per tutta la stanza.

Di fronte a lei una scrivania di mogano, probabilmente, con accumulate sopra diverse scartoffie e di fronte due poltrone della stessa foggia; dietro la scrivania, inoltre, Cerys notó una tenda pregiata che nascondeva sicuramente un finestrone e  ad una parete era accostato un letto a due piazze, accuratamente e finemente preparato per la notte.

Diversi scaffali colmi di libri occupavano gli spazi ambo i lati del finestrone e più in là vi era anche un tavolinetto con sopra dei bicchieri di cristallo e delle bottiglie di liquori ciascuna diversa dall'altra.

Quella doveva essere la camera di Urial.

Come se egli l'avesse sentita, ecco che apparve in quella scena cambiato d'abito.

Cerys ebbe modo di studiarlo con più attenzione e, circa l'età, lo collocó nella fascia dei trentenni.

Egli aveva certamente un bel fisico e il suo portamento e i suoi modi di fare richiamavano la figura dell'uomo d'affari...se lo avesse incontrato per strada, senza conoscerlo, non avrebbe mai pensato che egli gestisse un colossale circolo di prostituzione e che fosse tanto perverso.

I capelli erano scompigliati ma davano una sensazione di morbidezza e fluidità; la barba era curata e gli conferiva ulteriore maturità; aveva indossato un semplice cardigan nero accostato a dei jeans.

Nonostante egli fosse una gradevole presenza, Cerys non potè non aver paura quando si rese conto ulteriormente di essere legata ad una sedia, in una camera da letto, da sola con lui.

Ma la giovane, non era l'unica ad osservare ogni cosa, infatti, anche Urial era intento nell'osservarla e fremeva dalla voglia di cominciare proprio con lei: una ragazza nuova, bella e che aveva faticato tanto per avere.

Le si avvicinó senza abbandonare mai i suoi occhi, decorati da trucco sbavato per via delle troppe lacrime, letteralmente persi nella paura e annegati nelle paranoie più improponibili.

Adorava veder perire le sue ragazze.

Le fu accanto e, dopo averle mostrato un sorriso quasi crudele, le sfioró la clavicola sinistra dicendo: - Devi essere stata davvero una cattiva ragazza se i miei uomini ti hanno legata così bene ad una sedia.

- Non toccarmi! - urló immediatamente la ragazza sobbalzando.

SMASH!

Uno schiaffo cruento e potente la colpì sulla guancia sinistra e per il dolore la giovane cominció di nuovo a piangere e singhiozzare.

- Regola numero uno: non osare mai dirmi cosa fare. - disse con aria di superiorità Urial.

Cerys tiró su col naso e provó a sfuggire ai suoi occhi, ma lui la colpì nuovamente sulla guancia opposta e disse: - Regola numero due: devi guardarmi negli occhi quando ti parlo.

La ragazza, sopraffatta da quella forza, annuì nella speranza che si fermasse.

- Regola numero tre: obbedirmi sempre, senza eccezione alcuna - concluse il giovane soddisfatto - Tutto chiaro?

Cerys, maggiormente spaventata, annuì deglutendo; in realtà non aveva neppure il coraggio di guardarlo in faccia.

Reazione perfetta: Urial aveva colpito nel segno.

- Bene...adesso posso occuparmi seriamente di te. - disse l'uomo sedendosi alla sua scrivania e prendendo un foglio che probabilmente riguardava Cerys.

La ragazza inizió a piangere rimanendo nel silenzio più assoluto.

- Allora, Cerys Hamilton, 20 anni...a quanto pare, è il mio nuovo giocattolino da condividere con chi meglio credo. - concluse lanciando un'occhiata sadica proprio verso di lei.

- Cosa..?! - provó a dire la ragazza ma venne immediatamente fermata dallo sguardo assassino del suo "padrone".

A Cerys parve di ritrovarsi in un deja vu, poichè aveva vissuto un momento simile anche con Darren; la differenza era che mentre questi la amava davvero e non le aveva mai torto un capello, Urial invece la voleva solo usare ed eventualmente punire.

Il ragazzo si alzó dalla sua postazione e le si avvicinó per incuterle ancora paura, così disse con tono severo: - Credi di avere a che fare con quello smidollato di Ryan? O di Darren? Credi che saró clemente con il tuo bel visino se oserai sfidarmi o disubbidirmi?

- Come fai a sapere di Ryan? - chiese incredula e con un filo di voce la ragazza mentre nella sua testa si accumulavano tessere di un puzzle che non sarebbe mai riuscita a comporre.

- Io so tutto di te... So cosa sei stata, cosa sei e cosa sarai... Cerys. - le biascicó all'orecchio per poi continuare - E voglio che anche tu lo sappia. - e prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, lui la bació con prepotenza.

Cerys si sentiva disgustata al solo pensiero di ció che le stava accadendo ma non aveva alcuna possibilità di vittoria contro il volere di Urial.

Quest'ultimo era determinato ad andare fino in fondo e in poco tempo la liberó da tutti quei nodi per farla alzare e continuare a baciarla e palparla rudemente.

La ragazza non riusciva a muoversi, si sentiva bloccata e paralizzata: Urial aveva il più completo dominio sul suo corpo.

Lui la strinse a sè quasi facendole mancare il fiato e armeggió con la cerniera del suo abito per poterla svestire.

Non riuscì ad avere la meglio e si vide costretto a doverlo strappare con la forza della disperazione.

Cerys provó ad allontanarsi, ma Urial non aveva intenzione di lasciarla andare.

La bloccó a letto e, proprio come accadeva con delle ragazze usate per semplice divertimento, scostando dalla fessura gli slip senza cacciarli, inizió a possederla in maniera sempre più vorace e rozza.

Ancora una volta, Cerys ebbe a che fare con un uomo che non aveva intenzione di amarla e proteggerla, ma solo di usarla come oggetto di piacere e goduria.

Urial non si soffermó mai sulla sua pelle o sulle sue labbra per poterla baciare e tranquillizzare: spingeva con virilità dentro di lei e deliziava le orecchie con il suono dei gemiti uniti ai singhiozzi e alle urla di Cerys devastata sia dal piacere naturale per un atto sessuale, sia per il dolore psicologico che stava provando.

Lui non aveva tempo per preoccuparsi di lei, voleva solo fare sesso, sesso sfrenato e selvaggio proprio con Cerys, la preda che per tre anni le era sfuggita.

Rise crudelmente al pensiero che quella ragazza gli sarebbe appartenuta per sempre, e continuó con il suo atto.

Tutto stava andando alla perfezione e se ci fosse riuscito, avrebbe anche avuto la possibilità di averla con sè senza alcuna visita indesiderata.

Quella ragazza era pronta a diventare membro ufficiale del suo bordello o forse dell'intera sua vita.

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