I giorni passarono e mentre Cerys provava in tutti i modi ad incontrare Darren, per non sentirsi completamente sola e abbandonata, d'altronde egli era l'unico a conoscere tutta quella storia e con il quale poteva confidarsi pienamente; quest'ultimo peró si faceva vedere sempre meno nei dintorni, come se la evitasse: la mattina usciva troppo presto e la sera tornava troppo tardi, altre volte non tornava affatto e se, per puro caso, incontrava Cerys, in corridoio o in ascensore, si dileguava velocemente.
La giovane ancora una volta si ritrovava confusa e ferita dal suo atteggiamento inspiegabile: prima Darren le diceva di non rimanere sola, poi lui stesso la teneva lontana da sè.
Non lo capiva.
Per l'ennesima volta avrebbe voluto urlare, scappare e piangere: per quanto tempo fosse passato, i suoi comportamenti da ragazzina e a volte sciocchi continuavano a persistere.
Cerys stessa, peró, non poteva farci niente e, vittima della propria mente, accettó di isolarsi gradualmente dalla famiglia Donovan fingendosi ammalata.
Nulla di grave: solo un forte mal di gola che non le permetteva di parlare e di prendere troppo freddo.
Si trattava di una scusa banale, sciocca, ma fu comunque sufficiente per non uscire dall'hotel e andare alle prove degli abiti, Allyson, dopotutto, si era arresa alle parole di Edison.
Ecco, un altro colpo basso: Edison che non era ancora tornato, proprio nel momento in cui aveva più bisogno di lui.
Generalmente era abituata alla sua assenza, a quei viaggi d'affari che le facevano sentire così tanto la sua mancanza, a quel vuoto nello stomaco ogni volta che a letto si ritrovava a dover stringere il cuscino e non Edison.
Era abituata a tutte le sensazioni spiacevoli che qualsiasi essere umano provava non avendo la persona amata al suo fianco; ma in quel momento, l'abitudine non bastava.
La paura era diventata la sua migliore amica, il suo riflesso allo specchio, la sua unica verità: con Oliver, Darren e quell'Urial nei dintorni non si sentiva affatto tranquilla.
La solitudine non le faceva nemmeno molto bene ma a salvare quella sua situazione sarebbe stata una sorpresa.
Quella sera scelse di cenare con un semplice cocktail sulla terrazza, immersa nel silenzio e nella tranquillità più assoluta.
Tentativo vano: nulla era ritornato al suo posto, la mente di Cerys continuava ad essere colma di caos.
Dunque, tornó affranta in camera sua, convinta che nulla sarebbe riuscito a rendere migliore quella giornata monotona e noiosa ormai giunta al termine.
Il tempo scorreva inesorabilmente ma i problemi continuavano a rimanere purtroppo.
Si trascinó stancamente verso il suo piano, accennando dei falsi sorrisi a tutti coloro che incontrava; si ritrovó di fronte a quella porta ed esitante posó la mano sulla maniglia.
Aveva pensato spesso al vero significato della sua esistenza, alla sua reale ragione di vita...non era mai arrivata a nessun punto.
Perchè non scappare?
Perchè non approfittare dell'assenza momentanea di tutti e fuggire ancora una volta da tutti i problemi?
Che sciocchezza.
Scosse la testa e sospirando aprì la porta della camera.
Accese la luce e richiuse la porta alle sue spalle.
Ancora una volta sbuffó e seccata si avvicinó al tavolinetto vuoto sul quale adagió distrattamente la propria giacca grigia.
Legó i capelli e, chiudendo gli occhi, provó a massaggiare il collo.
STAI LEGGENDO
Cajoled
Teen FictionSEQUEL DI CENSORED. Un passato anormale e segreto come quello di Cerys puó sicuramente portare all'amore, ma in certi casi bisognerà fare delle scelte. Il passato muterà i suoi sentimenti portandola ad Edison? Oppure solidificherà e concretizzerà i...