Capitolo 8

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Cerys, come ogni mattina, stava dormendo beatamente e tranquillamente nel suo letto, quando ecco che qualcuno bussò alla porta di camera sua disturbando il suo dolce sonno.

Ci volle qualche minuto prima che lei prendesse coscienza della realtà che la circondava e di chi l'avesse svegliata di proposito.

Da quando Edison era partito per alcuni affari da circa qualche settimana e aveva permesso a Darren di occupare la camera accanto a quella di Cerys, quest'ultima era stata costantemente tormentata dalla presenza di Darren, il quale non smetteva di torturarla con dispetti che seppur minimi erano comunque in grado di far perdere le staffe a chiunque.

Cominciava ogni mattina con quell'assurda scusa della sigaretta o dell'accendino per farla svegliare alle otto e trenta del mattino, proseguiva poi con musica ad alto volume, chiamate rumorose al balcone con spacciatori della peggior specie, insulti per azioni inesistenti e completava ogni sera con la solita serata di sesso selvaggio e rumoroso con chissà quale escort trovata per strada.

Cerys stava letteralmente uscendo pazza: non capiva il suo comportamento, le ragioni per le quali continuava ad infastidirla con così tanto gusto e impegno.

Se la detestava così tanto non poteva semplicemente lasciarla stare? Ignorarla? Far finta che non esistesse?

Perchè infierire ulteriormente con gesti che comunque richiamavano nella mente della giovane immagini passate?

Darren continuò a bussare ininterrottamente alla porta: aveva deciso di non arrendersi, ma come non poterselo aspettare da un vincente come lui?

Cerys sbuffò arrabbiata e, come una furia, si alzò dal letto scaraventando le lenzuola per terra ed esattamente com'era si recò alla porta che aprì con un colpo brutale.

L'incessante rumore finì e si ritrovò di fronte Darren, perfetto da capo a piedi e con una sigaretta penzoloni dalle labbra.

Il ragazzo attese qualche istante prima di dire qualsiasi cosa poi, anzichè richiedere l'accendino, disse: - Caspita, non credevo che avresti davvero avuto il coraggio di venermi ad aprire così.

Era chiara la sua allusione alla camicia bianca di Edison che Cerys utilizzava come pigiama e dalla quale si poteva intravedere leggermente il seno nudo.

Solo dopo quell'osservazione Cerys si rese pienamente conto delle sue condizioni e non potè fare a meno di arrossire.

Ancora una volta Darren aveva fatto centro.

- Non fare la timida, dolcezza - la riprese Darren deridendola - Ti ho vista in condizioni peggiori durante la nostra intimità - e le fece l'occhiolino per poterla mettere ancora una volta in imbarazzo, dopo averle sussurrato quell'ultima frase all'orecchio.

Quella volta Cerys, anzichè diventare rossa per le sue sciocche battutine, lo divenne per la rabbia e pesantemente irata lo aggredì verbalmente: - Mi hai davvero rotto! - e prima che il giovane se ne potesse rendere conto lo trascinò nella sua camera prendendolo per il colletto della maglia e chiuse la porta facendo frastuono.

- Stai attenta ragazzina, il tuo fidanzato potrebbe fartela pagare cara se scoprisse che mi hai fatto entrare qui - la provocò Darren terribilmente divertito dalla reazione infastidita di Cerys e cercando una qualche sedia per potersi accomodare.

- Il mio fidanzato ti sbatterà fuori a calci in culo non appena verrà a sapere del tuo comportamento da vero rompicoglioni quale sei - sbraitò Cerys totalmente fuori di senno - E scusami per questo linguaggio volgare, ma non ho altro modo per descriverti. - sputó infine guardandolo con disprezzo.

Darren stava diventando insopportabile.

- Oh quanto la fai lunga - continuò col suo tono tranquillo e fastidioso Darren - Volevo solo l'accendino. Te l'avrei restituito, come ho sempre fatto, dopotutto - e avvicinandosi al comodino prese ciò di cui aveva bisogno e accese la sua sigaretta gettando la prima spira di fumo sul viso di Cerys.

- Con tutti i soldi che guadagni come spacciatore non riesci a tenere da parte qualche dollaro per comprarti un benedetto accendino e smettere di tormentare me con questi tuoi dispetti da bambino?! - esclamò in tono accusatorio la ragazza, continuando a liberarsi di tutto ció che aveva covato dentro per evitare che scoppiasse un vero e proprio cataclisma.

- Chi ti dice che io faccia lo spacciatore? - chiese cambiando argomento Darren con il suo solito sorriso beffardo disegnato sul volto.

Cerys aveva dimenticato quanto, a volte, Darren potesse essere irritante.

- Lo so da me, non ho bisogno di nessun conferma! - rispose a muso duro la ragazza sicura di tutto ció che aveva detto.

Conosceva Darren e la sua bramosia di potere e controllo: non avrebbe mai potuto rinunciare al suo 'impero'.

- Infatti sbagli! Io facevo lo spacciatore prima che tu andassi  via. Poi da quel giorno sono cambiate molte cose, tesoro - spiegò Darren furbamente avvicinandosi alla finestra - ma tu ovviamente non puoi saperle... eri troppo impegnata a diventare Cerys Hamilton. - e pronunció quel nome e cognome mimando delle virgolette immaginarie in aria.

- Quando la smetterai di ricordarmi chi sono? - chiese arrabbiata Cerys - Quando smetterai di tormentarmi con il passato e te ne tornerai da dove sei venuto? - continuó a chiedere la ragazza cercando delle veritá.

- Quando ne avrò voglia - rispose con un sorriso furbo Darren voltandosi verso di lei.

- Ti detesto - concluse Cerys mettendosi a braccia conserte.

- Non è quello che mi dicevi prima di andar via - le ricordò ancora Darren determinato ad andare fino in fondo con tutta quella faccenda.

- La vuoi smettere?! - esclamò ancora Cerys profondamente dilaniata dalle sue continue osservazioni snervanti.

- Non esiste - rispose Darren sedendosi su una poltroncina - La smetterò solo dopo aver saputo un paio di cosette. Roba da niente, non preoccuparti. Voglio solo sapere cosa ti è successo dopo la nostra ultima volta insieme - e puntò i suoi ammalianti occhi azzurri su di lei, la quale rimaneva immobile a fissarlo intensamente, come se facendolo avesse potuto scoprire chissà quali grandi segreti.

Il silenzio inondò la stanza per pochi minuti, poi Cerys accennò ad un amaro sorriso e disse con fare riflessivo: - Sei stato tu a fare in modo che qualcosa non funzionasse nella tua stanza...

- Davvero hai impiegato così tanto a capirlo? - chiese sarcasticamente Darren e quasi divertito da quella discussione che toccava i punti più inprobabili di tutta quella vicenda.

- Non pensavo fossi così...così... così maledettamente stronzo da fare in modo di capitare proprio accanto alla mia camera e infastidirmi! - lo accusò ancora Cerys mentre nel petto una molteplicità di lacrime si accumulavano per evitare che sgorgassero così liberamente e facilmente.

- Adesso lo sai e sai anche perchè l'ho fatto - riferì il ragazzo - Devi solo dirmi se mi farai sapere ciò che voglio o se dovrò continuare a tormentarti. - concluse con un sorriso quasi sadico.

Sembrava quasi uno scherzo, un gioco...ma Darren era serio e determinato ad andare avanti con quella faccenda.

Cerys rimase a guardarlo attentamente ancora per qualche istante.

I suoi occhi azzurri non raccontavano le stesse ragioni delle sue labbra e, in fondo, lei sapeva che lo aveva spinto qualcosa di più profondo in quel gesto.

Non sapeva cosa o, per meglio dire, lo sapeva ma non riusciva a capacitarsene: Darren era stato troppo lontano da lei per poter affermare un qualsiasi sentimento.

Accettò le condizioni del giovane alla fine, convinta che non sarebbe potuto accadere nulla di spiacevole, ma probabilmente aveva scordato di avere a che fare con Darren Murs.

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