A volte Allyson sapeva essere tremendamente irritante e capricciosa.

- Non parlare così Darren - lo rimproveró Julian - Non si tratta di chissà quale criminale che ti sta facendo un irrimediabile torto. Allyson è solo troppo perfezionista e capricciosa, riusciró a convincerla. - continuó a dire il giovane portando avanti le sue ragioni.

- Julian comincia da subito allora - disse solennemente Darren - Lo sai che quello è Oliver, e sai anche cosa ha fatto...

- Si, ma.. - fece per dire il ragazzo chiamato in causa, quando vennero interrotti da Allyson che entrando a passo di carica sui suoi tacchi vertiginosi e con aria dittatoriale disse a voce alta: - Ma insomma, si puó sapere cos'hai contro quei due? Sono dei sarti eccezionali, i migliori che possano esistere e tu, ti fai tanti complessi per una prova nel loro negozio?!

Era chiaro che l'accusa era rivolta alla povera Cerys, la quale era rimasta in silenzio costruendosi paranoie su paranoie che la stavano distruggendo in ogni senso.

- Allyson, non esagerare - osó intervenire Darren con fare quasi minaccioso.

- Tu non ti impicciare - lo fulminó con lo sguardo la ragazza.

- Ehi Allyson, finiscila - irruppe severamente Julian mettendosi proprio di fronte a lei - Stai esagerando e dovresti smetterla di comportarti così male.

- Julian non ti ci mettere anche tu! - lo zittì Allyson con determinazione.

- Mi intrometto eccome. - si impose Julian - Sembri una bambina quando fai così. Cerys ha solo chiesto di voler Edison con sè, c'è bisogno di essere tanto sgarbati ed insistenti? - concluse educatamente sperando di farla ragionare.

- Io...cosa?! - si innervosì Allyson.

- Sì Allyson - intervenne finalmente Cerys per difendersi - Sei inopportuna e sgarbata. Non mi interessa se questo è il tuo matrimonio e ci tieni ad avere quei sarti. Io d'ora in poi senza Edison non vado in nessun posto. E ora me ne vado - e senza ascoltare alcuna ragione, uscì da sola per dirigersi in corridoio e prendere il suo cappotto: si sarebbe fatta accompagnare dall'autista di famiglia al suo appartamento in hotel.

Darren non potè seguirla, poichè avrebbe fatto insospettire Allyson e dovette rimanere con la coppietta e assistere alla loro lite.

Cerys nel frattempo arrivó al proprio appartamento e delusa, affranta, nervosa e arrabbiata sprofondó nel letto della sua camera colta da un isterico pianto.

Pianse per tutte le cose che le stavano capitando.

Pianse per la paura, per la rabbia, per il desiderio di fuga che era riuscita a raggiungere ma che l'aveva abbandonata di nuovo.

Le sembró di essere tornata di nuovo al passato, precisamente quando uscita dall'ospedale si era ritrovata da sola, senza una casa, una famiglia, amici e per giunta sotto la pioggia.

Anche in quell'occasione aveva pianto ma a salvarla c'era stato Edison.

Invece lì, in quella stanza e in quel momento, chi c'era a salvarla?

Nessuno.

Era rimasta da sola con i suoi guai e le sue paure: tutto le faceva così schifo.

Rimase per minuti ferma a piangere, forse ore, ma non aveva importanza, la situazione non sarebbe comunque cambiata.

Ad un tratto lo squillo del telefono la risveglió da quei pensieri.

Prese il cellulare e rispose con voce quasi tremante: - Pronto?

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