LXXII

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Chapter seventy-two: "Merry Christmast."

Leggete lo spazio autrice in grassetto/ grassetto sottolineato? Ci terrei moltissimo. Buona lettura.

"Cloe veloce vestiti, devo portarti in un posto speciale." Harry mi lanciò un vestito sul letto, guardandomi sorridente. Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti, -il giorno prima ho lavorato fino all'esaurimento-, e lui voleva farmi uscire?
Semplice, come chiedere a un gatto di abbaiare.

Povero ragazzo, è illuso e mezzo matto.

Mossi in risposta una gamba, nascondendomi il più possibile sotto il piumone. Lui alzò delicatamente, -molto delicatamente!-, la copertona e mi prese in braccio di forza. "Ti fai la doccia, ti vesti, ti trucchi, fai tutte quelle cose che solo una donna fa, e tra mezz'ora ti voglio pronta, pulita e bella, intesi?"

Quando mi poggiò in bagno gli feci il labbruccio. "Sento il bisogno del calduccio delle coperte, perché non mi riporti là gentilmente?"
Lui sorrise facendosi in avanti con il busto e dandomi un bacio. Nel frattempo sussurrò. "Hai venti minuti ora."

"Cosa?" Impazzii improvvisamente. "È fisicamente impossibile che una ragazza riesca a prepararsi in venti minuti se deve prima farsi la doccia!"
Lui mi guardò sorridente. "Allora sbrigati."

"No Harry, quaranta o non vengo ovunque tu voglia andare, anche se fosse...no Parigi no, New York! No, New York in inverno è stupenda. Non vengo e basta!"

[...]

L'asciugamano che mi tenevo legata in vita cadde, mentre io mi mettevo l'intimo. Alla fine ho vinto io sul tempo, ma lui sul fatto che lo seguirò. Alla fine ho scordato il fatto dell'uscita per la vittoria nel tempo, eh già.
Lo ho quasi odiato per questo.

Mi misi il vestito, spruzzai del profumo e mi truccai in bagno, per cui Harry non mi aveva ancora vista.

Quando uscii dalla stanza lui mi sorrise, e dopo avermi scrutata aprì bocca.

Dai, dillo, dillo.
Lo guardai sorridendo.

"Okay, andiamo."

Scossi la testa, seguendolo fino all'auto. "Ma...non mi fai i complimenti?"
Lui rise. "Oh sì giusto, sei bellissima." Mi stampò un bacio.

Aggrottai le sopracciglia. "Diavolo Harry, ma hai visto l'ora? Non mi frega dei complimenti per come sono vestita -cioè, in verità, grazie, apprezzo-, ma ci ho messo mezz'ora a prepararmi!"
Dio, quanto sono stupidi gli uomini?
E poi dicono che le donne sono complicate, ma guardiamo i suoi ragionamenti.

Lui scosse la testa, sorridendo. "Adesso dimmi dove mi porti, e perché nel bagagliaio abbiamo dei pacchetti regalo."

Lui frenò di colpo per via del semaforo rosso. "Come fai a sapere dei regali?"
Io alzai le spalle. "Sesto senso."
Lui mi guardò confuso e un po' spaventato. "No okay mentre aprivo la finestra per far entrare un po' d'aria, ti ho visto."

"Oh che palle!" Esclamò lui.
"Okay, abbiamo tanti bei regali nel bagagliaio ma dove mi porti?" Misi entrambe le mani sul suo braccio, avvicinando il mio naso a quest'ultimo.

Lui rimase muto per qualche secondo. "Andiamo-"

"Oh lo sapevo, non me lo vuoi dire! Ma io voglio saperlo!"
Misi le braccia conserte e poggiai la schiena sul mio sedile.

"Ma io s-"

"Dove..."

"Sto p-"

"Stiamo..."

"Cloe te lo sto d-"

"Andando?"

Sbuffò. "Te lo volevo dire, ora non te lo dico più."

Oh che stronzo.
"Lo so che me lo dici." Sorrisi.
Lui fece segno di no con la testa.

"Sì che me lo dici." Avvicinai la mano al suo volto, costringendolo ad avvicinarsi al mio. Lui rimase zitto. "Dimmelo." Gli diedi un bacio sulla guancia.

"Perfavore, dimmelo." Ne poggiai un secondo sempre sulla stessa zona.
Lui sospirò.

"Okay basta, non me lo dirai mai!"

[...]

"Posso sapere solo un indizio? Uno piccolo piccolo!" Lo guardai.
"Oh ancora con questa storia!"

"Sì dai, lo voglio sapere! Siamo in viaggio già da un po'!"

"È da tutto il tragitto che cerchi di convincermi!"
Alzai gli occhi al cielo.

"Solo uno!"

"Oh, siamo arrivati!" Sospirò più pesantemente, lasciandosi andare.

Mi guardai intorno incuriosita. "Huh ma, dove siamo?"
Lui sorrise.

Ci avviamo verso una casa, e io mi chiesi dove mi stesse portando. "Ti ricordi pochi giorni fa, quando ti ho detto che non sapevo se ero pronto a farti conoscere la mia famiglia?" Oltre Gemma, aggiunsi tra me e me. Gli annuii.

"Ecco, si dà il caso che...ci hanno invitato. La mia famiglia e quella dei ragazzi. E io ti ci ho portato."
Oh, allora era per questo che non me lo voleva dire!

Lo abbracciai. Aveva pensato a fondo ed era maturato. Sta diventando indipendente, un po' come un adolescente, che dopo anni di desiderata libertà, la conquista.
"Ti amo." Sussurrai, avvicinando il mio viso al suo.

Io invece in questi giorni ero regredita, sapete, lavoro, dormire, Harry, casa, Harry, Natale, famiglia, lavoro, Harry, Harry. E quel frigorifero di Niall che mi chiama ogni due giorni per sapere notizie insieme ai ragazzi.
Dovete scusarmi se sono un po'...come dire, malata mentale.

Lui sorrise, mi baciò.
"Ti amo anch'io."

Suonò il campanello.

TOC TOC!

Due parole: inferno
Eternità.

Riassunto di ciò che vi direi:
Verifica di matematica domani, studio.
Capitolo in ritardo ma arrivato.
Foto: sbavo.
Non manca molto (in verità siamo quasi alla fine).
un bacio
Commentate, votate ecc..
Un bacio e al prossimo capitolo

Importante:
Ho postato una nuova storia "99 letters from Freedom" (non è sui ragazzi né su alcuna band). Passate a leggerla perfavore, ci terrei davvero molto!

Leggete anche 'The Discoteque' di soorridere (con la mia collaborazione)

Grazie mille

His Prey //H.S.//Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα