II

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Chapter two: "Do you like it, miss Ray?"

Ero lì. C'ero arrivata, finalmente. Ero piuttosto esaltata. Un quarto d'ora prima delle 9 ero davanti agli uffici dove avrei lavorato. I Caesar's Offices, che nome imponente per una semplice casa di giornalismo.

Quel nome mi fece sentire importante, mi piaceva, ed ero alquanto curiosa di vedere gli interni. Magari sono abbastanza lussuosi come lo è il nome.

Vidi mio zio raggiungermi poco dopo, accompagnandomi all'entrata e successivamente in un salone. Era davvero gigantesco, probabilmente la stanza delle riunioni più importanti. Una marea di persone erano sedute composte in un tavolo bianco che squittivano qualcosa tra di loro, a occhio e croce direi siano una trentina.

"Questi sono i principali redattori del palazzo," mi sussurrò zio Gray. Deglutii, sperando vivamente che nessuno mi avesse notato, ero in imbarazzo.

Diavolo Cloe sei grande ormai!
Eppure no, eppure ero imbarazzata come una bambina di cinque anni davanti a un ragazzino poco più grande.

Lo zio diede un forte colpo di tosse, di conseguenza tutte le persone si ammutolirono alzandosi in piedi, in segno di rispetto. Tutto questo mi fece venire in mente le superiori, nel momento in cui il professore, nonché vicepreside della scuola, entrava in classe per fare lezione, eh già, a me era capitato proprio lui come professore, per non parlare del comportamento che voleva in classe.

"Questa è Cloe," la voce dello zio mi riportò alla realtà. Cercai di nascondermi il più possibile dietro la sua figura, ma lui si scostò, mettendomi in bella vista. Grazie davvero, zio.
Mi sentivo troppo osservata, e avrei scommesso qualsiasi cosa che le mie guance avessero preso un bel colorito.

Riuscii, con mio grande stupore, a reggere gli sguardi dei presenti, tra di loro ne notai uno che era molto basso, e credo che fu proprio grazie a lui che il mio imbarazzo diminuì notevolmente.

Zio Gray si sedette a capotavola, invitandomi a sedere vicino a lui. Dal suo breve discorso capii che non era lui il mio capo-redattore, cosa che mi spaventò molto. Ero inoltre al settimo piano di dieci, mentre lui era al secondo, con ciò la possibilità di chiedergli qualsiasi tipo di consiglio scoppiò nella mia mente, poiché per raggiungerlo dovevo scendere di cinque piani.

"Salve miss Ray." Un uomo sconosciuto mi si accostò mentre raggiungevo il settimo piano, prendendo l'ascensore con me.
"Ah ehm, buongiorno, lei chi è?" Chiesi un po' timida.
"Io sono Philip, il suo segretario."
"Ho un segretario?" Magnifico, pensai.
"Già, ho il compito di sostituirla per qualsiasi motivo in cui lei non possa essere presente al lavoro, ora mi segua, la porto nel suo ufficio."

Appena usciti dall'ascensore gente che correva con scartoffie in mano, caffè, gente che telefonava, che mangiava, che sgridava altra gente, invadeva il corridoio di questo piano. Già dopo dieci minuti dall'orario di apertura non si riuscivano a fare cinque passi senza scontrare contro qualcuno. Non seppi a cosa collegarlo, un centro commerciale durante i saldi o un ufficio dove si vendono azioni a Wall Street?

Forse era un misto di entrambi, comunque la cosa che saltava subito all'occhio era che i Caesar's Offices erano un vero inferno.

"Eccoci." Si fermò Philip, rimanendo accostato alla porta per fare entrare prima me. "Ufficio numero 409, mh? Me lo dovrò ricordare."

Spostai lo sguardo all'interno, entrando nel mio ufficio. E che ufficio. Il pavimento era ricoperto da una moquette beige, la scrivania in legno era chiara, ben levigata e lucida; sopra ad essa era posizionato un piano di lavoro in marmo e al lato sinistro una lampada con una cupola in vetro verde, mi ricordava tanto la tipica lampada presidenziale americana.

His Prey //H.S.//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora