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Chapter five: "Don't you dare touch me, Harry-whoever-you-are."

Mi svegliai sulle dolci parole di Get up, Stand up di Bob Marley. Come aprii gli occhi, notai di non essere in un posto a me familiare. Dove ero? Come ero finita qui? Ma soprattutto chi mi aveva portata qui?

Mi alzai, o meglio, provai ad alzarmi, ma il mio tentativo fu vano, poiché le mie braccia non si muovevano. Le osservai: erano legate allo schienale del letto, perciò non riuscivo a muovermi. Solo in quel momento la realtà, i ricordi, la verità vennero a galla: ero stata rapita. La testa girava e il cuore martellava mentre qualche scena mi passava per la mente.

Il tassista, l'aeroporto, la macchia, il bagno, il fazzoletto che premeva sulla mia bocca...e l'uomo.
"Ottimo lavoro, William."

I ricordi mi sfiorarono con così tanta violenza che pensai di poter svenire da un momento all'altro. Tentai più e più volte di liberarmi, probabilmente perché non volevo guardare in faccia la realtà. Eppure non ottenni nessun risultato sperato. Eppure mi ostinavo a provare. Mi chiesi anche dove fossero finiti la mia borsa e il mio cellulare, insomma, le mie cose, ma il tutto passò in secondo piano quando sentii dei rumori.

Rimasi immobile mentre vidi un giovane uomo varcare la soglia. Aveva qualcosa di familiare, ma non lo riuscii a collegare a niente. I suoi capelli castano scuro erano ricci e gli ricadevano sulle spalle, era piuttosto alto e magro, con degli occhi verde smeraldo. Il suo fisico era delineato dalla maglia aderente e da dei pantaloni neri.

"Buongiorno." Sorrise, riconobbi la sua voce dal tono graffiato. Era il misterioso uomo che si era complimentato con un certo William poco prima che mi addormentassi.
"Slegami." Sputai con cattiveria e disprezzo.
"Beh, vediamo...no." Si mise a ridere.

Ti stai prendendo gioco di me?
"Perché sono qui? E chi sei tu?" Lo fissai negli occhi con odio.
"Calmati con le domande, dolcezza." Imprecai mentalmente per il nome che mi aveva appena dato, ma lasciai perdere. "Potrò calmarmi solo dopo che mi avrai risposto."

Sorrise maliziosamente. Avrei voluto uccidere quel ragazzo. "Io sono Harry Edward Styles e ho 21 anni. Ne vedrò cosa ne farò di te," abbassò gli angoli della bocca in dubbio, "forse per un riscatto? Piacere personale?" Dei brividi mi percorsero il corpo, mentre le sue parole si ripetevano come un eco nella mia mente. Piacere personale?

"Non azzardarti a toccarmi, Harry-chiunque-tu-sia." Lo guardai con disprezzo. Certo, non era un brutto ragazzo, ma mi aveva rapito. E la mia libertà prima di tutto. Mi venne in mente Peter. Scoprii che aveva una ragazza, e che quel bacio per lui non significava niente. Non mi avvicinai mai più a lui, che illusa se pensavo di poter aver una storia simile!
L'unica cosa che mi dispiaceva era il fatto di non poter chiamare qualcuno Pete, adoravo davvero quel soprannome.

Il ragazzo si avvicinò a me, e io mi sedetti sullo schienale del letto in modo da allargare lo spazio tra di noi. Si sedette sul materasso, mentre io non smettevo di fissarlo, i suoi occhi erano diventati improvvisamente ammaliatori. Mi toccò l'interno coscia, in un punto poco più basso dell'inguine, dopodiché strinse piuttosto forte. "Scusa dicevi?"

Chiusi gli occhi e respirai lentamente, cercando di contenere il dolore e non urlare, non potevo dargliela vinta. Non mi sarei mai fermata avessi avuto un coltello dall'uccidere quel ragazzo. Mi dimenai, scuotendo le spalle verso la figura di Harry. Sorrise ancora, constatai che gli piacesse vedermi soffrire e lottare invano. Si alzò in piedi, uscendo dalla stanza. "Ti dirò Cloe, ho fatto bene ad essermi offerto di portarti io stesso qui. Il mio collega-"

"William." Lo interruppi. Si girò ma non si sorprese. "Il mio collega William altrimenti ti avrebbe in pratica...scopata, considerati fortunata, mi ha chiesto più volte se poteva portarti lui a 'dormire'." Fece le virgolette con le dita sull'ultima parola.

"Da quanto sono qui?" Mi guardai un po' intorno.
"Precisamente da ieri mattina."
"Ho fame," dissi, anche se probabilmente non mi avrebbe aiutato a risolvere i problemi, avevo realmente fame.
"Farai quello che ti dico io, non scapperai e non ti ribellerai, ecco le mie regole." Enfatizzò l'ultima parola con uno strano accento.

"Altrimenti?"

"Oh, non ti conviene sapere ciò che ti accadrà se non rispetti i miei comandi." Se ne andò.

[...]
"Perché proprio io?" Mi portai alla bocca un bicchiere di vino rosso.
"Ho chiesto a William di portarmi una bella ragazza." Disse con non-chalance, alzando le spalle.
"Beh, avete due criteri di pensiero diversi, la bellezza di una ragazza è soggettiva. No?" Lo congelai con lo sguardo.
"Mh, come credi tu."

"Hai rapito altre ragazze? Mh? Non è così?!"
"Sta zitta." Alzò la voce.
"Perché mi hai rapita, eh?"

"Vuoi stare zitta?!" Urlò incredibilmente. Mi fece sussultare e per un attimo pensai che potesse uccidermi.
Il suo sguardo si addolcì un po'. "Cloe, ne abbiamo di strada da fare."
Spalancai gli occhi e aggrottai la fronte. "Che strada?"

Sorrise ancora. "Come sei ingenua, piccola." Evitai ancora una volta di imprecare a voce alta per la libertà che si era preso di chiamarmi come volesse, ma in fondo si era preso anche la mia libertà. "Che ore sono?" Chiesi ancora spaesata, non avevo minimamente in testa né il tempo né il luogo in cui ci potevamo trovare.

"Quasi le 18." Mi meravigliai del fatto di aver dormito quasi due giorni per via del cloroformio. Come feci a sapere che mi avessero somministrato proprio quello? Ne vidi una bottiglietta sul comò vicino al letto, dove purtroppo non riuscivo ad arrivare dato che le mie mani erano legate. Eppure quel ragazzo, dove, dove l'avevo già visto? Non mi ero nemmeno accorta che sapeva il mio nome, come faceva a saperlo? Probabilmente fu quello il fatto per cui la mia valigia e il mio telefono erano spariti.

Ripercorsi tutti gli ultimi giorni nel dettaglio. Arrivai a James. James. Il mio migliore amico. Era forse la persona che ritenevo più quotidiana del mondo, e nonostante mi rendesse felice stare con lui, non mi meravigliava vederlo. Solo in quel momento, che era lontano da me, mi accorsi del suo incredibile spirito. Quel ragazzo aveva fegato da vendere. E probabilmente non sarebbe successo mai niente se lui mi avesse accompagnato a prendere l'aereo.
Questi pensieri mi torturarono, facendomi arrivare delle fitte alla testa.

Passai tutto il pomeriggio a tartassarmi di accuse. È solo colpa tua. Sei un disastro, e sei riuscita a rovinare anche questo viaggio. Ed era vero, ero un disastro, ma mi davo tutte queste colpe sperando solamente di riuscire ad avere un atteggiamento più gradevole verso Harry, e nel caso ci fosse stata la lontana possibilità di essere libera, dovevo cogliere l'occasione al volo.

Fu protagonista in quel momento anche la mia vita, e di quanto appartenesse adesso ad Harry. Ero una foglia in balia del vento. In quel momento il ragazzo fece ingresso nella stanza. "Hai fame?"

Sorrisi amaramente. "Riporterò le tue informazioni alla polizia, una volta uscita di qui."
Lui mi rivolse un sorriso malizioso.
"Sei spregevole." Sputai, ma quel maledetto sorriso gli rimaneva stampato sul volto.
"Nessuna ragazza è mai riuscita a resistere al mio fascino." Spiegò.

"Forse perché tutte le ragazze che hai avuto erano delle puttane, e io ti avviso che non lo sono." Mi diedi mentalmente un cinque per la mia risposta pronta. Ottimo lavoro, Cloe.
Sorrise ancora. "Hai ragione, tu sei la mia...preda."

Vide il mio sorrisetto sfrontato scomparire. "E l'unica informazione che dirai sul mio conto sarà il mio nome, mentre faremo l'amore in questo letto."

W.S. : *sorriso da ebete*





QUEST'ULTIMA FRASE DI HARRY È TROPPO AD EFFETTO, DOVEVO FAR FINIRE IL CAPITOLO COSÌ.

Detto questo, al prossimo capitolo, lo so che questo è un po' lento, ma mi dovevo soffermare sul feeling che c'è tra Harry e Cloe in questo momento. Appena questo aggiornamento arriva a 5 voti e 2 commenti posto subito il prossimo capitolo, promesso belle ♡ :*

His Prey //H.S.//Onde as histórias ganham vida. Descobre agora