Capitolo 36

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JAMES.

"C-cosa ci fai tu qui?"
"S-sono venuto a trovarti"
"A trovarmi?"
Annuisco.
"Per quale motivo?"
"Vi lascio soli" sorride Jodie. "Ci vediamo più tardi in hotel"
"No aspetta" la blocco prendendole il polso. "Pensi veramente di fare tutta quella strada da sola?"
Corruga le sopracciglia. "Chiamerò un taxi, non andrò a piedi"
"Ti accompagno"
"No, non penso che sia il caso... Ti farò uno squillo appena entrerò in stanza, d'accordo?"
Le do un bacio sul dorso della mano. "D'accordo, ma fai attenzione"
Annuisce e dopo aver salutato timidamente Lexi, esce dalla caffetteria.
"Chi è quella ragazza?"
Sorrido abbassando lo sguardo verso il pavimento bianco e lucido. "Jodie"
"E chi sarebbe?"
"La vicina di casa"
"Vicina di casa - barra - ragazza?"
"N-non sono venuto fin qui per parlare della mia vita sentimentale"
Alza le mani in segno di resa. "Come vuoi, ma ricordati che nonostante siano passati quasi tre anni, io resto pur sempre tua sorella e come tale, riconosco i tuoi occhi quando nascondi qualcosa" controlla l'ora sullo schermo del telefono. "Perfetto, ho perso l'intera lezione di chirurgia, di nuovo" scuote la testa. "Se andrò avanti di questo passo, farò prima a ritirarmi dal corso"
"Se preferisci torno domani, magari verso sera che non hai lezione"
Sistema i libri sottobraccio. "Davvero James, per quale motivo sei venuto qui a Chicago? Hai bisogno di qualcosa, magari di soldi oppure sei di nuovo in qualche casino?"
"Possiamo parlare in un posto più tranquillo di questo?"
"Non abbiamo molto tempo, tra meno di un'ora ho un'altra lezione"
Appoggio la mano sulla parete. "Lexi, per favore"
"James non puoi fare così, non puoi ignorarmi per tutti questi anni, ignorare le mie chiamate o le mie lettere e poi ricompar..."
"Un attimo. Un attimo e un attimo" incrocio le braccia al petto piegando la testa d'un lato. "Di quali lettere stai parlando?"
"Quelle che per mesi ti ho spedito o dato a mamma e papà quando venivano a trovarmi"
"No Lexi, io non ho mai avuto quelle lettere"
Stringe le labbra annuendo lentamente. "Credo che sia il caso di saltare anche la lezione di anatomia... Andremo in uno dei miei posti preferiti e cerca di non rimanere indietro, altrimenti ti perderai"

Più la guardo e più vedo in tutto e per tutto nostra madre in lei. Stesso carattere forte, stesso sguardo, stessi lineamenti dolci e stessa determinazione.
È cresciuta, Lexi è cresciuta e non è più la ragazza spaventata che anni fa prese in mano le valigie e se ne andò di casa con la consapevolezza che, molto probabilmente nulla sarebbe più rimasto lo stesso.
Ha abbandonato Londra, ha abbandonato gli amici di sempre e la famiglia trasferendosi qui a Chicago da sola, senza nessuno al suo fianco, senza nessuno che le dava una mano nei momenti difficili e senza nessuno che le potesse dire se ciò che stava facendo era la cosa giusta o sbagliata, è venuta fin qui per inseguire, come dice Jodie, il sogno di una vita ed io, non l'ho mai detto prima d'ora, ma sono orgoglioso di lei, sono orgoglioso di mia sorella.

"Devo ringraziare Jodie se hai trovato il coraggio di venire qui?"
Mi siedo al suo fianco con le gambe strette al petto. "No, lei non c'entra" cerco il pacchetto di sigarette in tasca del giubbino. "Anzi, sono io che devo ringraziare lei per aver accettato di partire con me"
"Sei innamorato?"

Cala il silenzio tra di noi.

"Lo prendo come un si?"
"Ripeto che non sono venuto qui per parlare della mia vita sentimentale"
Sorride dolcemente. "Non è una brutta cosa se mi dici si Lexi, mi sono innamorato di lei, sai?"
"Parliamo di altro... Magari delle lettere che non ho mai ricevuto"
"D'accordo, come preferisci" fa un lungo sospiro di sollievo e riprende a parlare. "Ti scrivevo in ogni momento, in ogni occasione... Per gli auguri di compleanno, per gli auguri di Natale, per Capodanno o semplicemente quando ne sentivo la necessità" prende la sigaretta dalla mia mano. "In casi come questo, qualche tiro non fa mai male" sorride scrollando le spalle. "Ti scrivevo perché era l'unico modo per sentirmi vicina alla persona più importante della mia vita... Al mio migliore amico... A mio fratello e nonostante io non abbia mai avuto risposte, continuavo a scrivere e spedirti lettere oppure ogni sera quando chiamavo, chiedevo di te e la risposta era sempre la stessa mi dispiace tesoro, James è fuori... Ma non c'è stato momento in questi tre anni che io mi sia arresa"
Accendo un'altra sigaretta. "Perciò non mi hai mai odiato?"
"Come potrei mai odiare il sangue del mio sangue?" sospira avvicinando la sigaretta alle labbra. "A Natale ho sperato fino all'ultimo che tu cambiassi idea, ma non è stato così, hai preferito restare a casa anziché abbassare l'orgoglio e venire a Chicago da me... Ma non per questo ti odio, anzi, in un certo senso ti capisco... Hai sempre pensato che io me ne sia andata per colpa tua, ma James fidati che non è così, me ne sono semplicemente andata per inseguire il mio sogno, tutto qui" lancia la sigaretta finita nel ruscello davanti a noi. "E tu, cos'hai fatto in questi anni?"
Sollevo leggermente le spalle. "Solite cose, non è cambiato molto dal giorno che sei partita"
"Frequenti ancora quella compagnia?"
"In un certo senso si"
"E-e ne fa ancora parte R-richard?"
Alzo le braccia al cielo per poi sbatterle contro le gambe. "Come diamine puoi pensare ancora a lui?"
"Non penso più a lui da quella maledetta sera... Ora ho un ragazzo, un bravo ragazzo che mi ama come ogni ragazza si meriterebbe di essere amata" si alza in piede appoggiando le mani sui fianchi mentre guarda la calca di persone camminare velocemente da una parte all'altra del campus. "E condividiamo lo stesso alloggio, sono sicura che se lo conoscerai, ti piacerà" sorride. "Ha la mia stessa età, ventiquattro anni, frequentiamo quasi tutti gli stessi corsi di medicina con la sola differenza che lui tra sei esami si laureerà in cardiologia mentre io, beh io tra molti più esami in chirurgia estetica" si pulisce le mani contro i jeans strappati all'altezza delle ginocchia. "E tu invece, hai intenzione di mettere la testa a posto in fatto di ragazze?"
"Chi ti dice che non l'abbia già fatto?" sorrido facendo l'ultimo tiro di sigaretta.
"Perciò mi stai dando la conferma di ciò che penso... Tu e Jodie state insieme e tu sei innamorato di lei, vero?"
Annuisco lanciando la sigaretta nel vialetto. "Si Lexi, io e lei stiamo insieme"
"E sei innamorato"
Alzo gli occhi al cielo. "Non sono innamorato, discorso chiuso"
"Però stai bene insieme lei, giusto?"
"Discordo chiuso"
Si risiede al mio fianco prendendo la mia mano nella sua. "Quante speranze ho di vederti ancora con lei la prossima volta che ci vediamo?"
"Non lo so, vedremo come va"
Annuisce con un filo di delusione negli occhi.
"Quando finirai gli studi, pensi di tornare a casa?"
"A dire la verità, credo che prenderò in affitto un appartamento qui a Chicago"
Ora sono io ad annuire quasi deluso, ma non deluso per il fatto che mia sorella abbia dei progetti per il futuro, ma deluso per il fatto che non potrò averla di nuovo vicino a me.
"Non c'è ancora nulla di certo... Prima io e Fred dobbiamo finire il college e vedere come andranno le cose tra di noi, poi prenderemo una decisione, perciò, non far parola con mamma e papà di questo... A proposito di mamma e papà, come l'hanno presa che sei venuto fin qui?"
Guardo l'ora sul telefono. "Diciamo che non hanno avuto modo di dire niente... Ho fatto i bagagli e la sera prima di partire, a cena, ho sganciato la bomba" sospiro. "Papà non ha finito di mangiare e la mamma, beh lei, non sapeva se ridere o piangere"
"Quanto tempo ti fermerai?"
"Qualche giorno"
Annuisce alzando leggermente le maniche della giacca.
"E quello, cos'è?"
"Oh, questo?" indica la scritta in corsivo tatuata intorno al suo polso destro. "L'ho fatto lo scorso anno... You'll never be alone... Non sarai mai solo" accenna un sorriso. "Diciamo che questo è l'unico modo per averti sempre con me"
"Non sei mai stata una fanatica di tatuaggi" sorrido togliendo la giacca. "Non avrei mai pensato che un giorno te ne saresti fatta fare uno e per di più lì, in uno dei punti più sensibili"
Solleva le spalle. "Beh, la gente cambia tesoro... In fin dei conti avevi ragione, fare tatuaggi non è poi così male"
"A dire il vero..." alzo quanto basta la manica della felpa. "Anch'io ho qualcosa per te"
Corruga la fronte.
"L'ho fatto la settimana dopo che sei partita"
Copre la bocca con una mano mentre con l'altra sfiora titubante l'ancora e il nome Lexi disegnati sul mio avambraccio.
"Sei sempre stata la mia ancora, la mia ancora di salvezza in mezzo a tutto questo schifo"
Asciuga le lacrime con il dorso della mano e mi stringe forte a lei. "Non so descrivere quanto tu mi sei mancato in questi anni" mi guarda negli occhi e piega leggermente la testa d'un lato. "Ma ricordati una cosa" sorride appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle. "Ora non sono più la tua unica ancora di salvezza... Ora c'è anche lei, c'è Jodie e mi raccomando, testa sulle spalle e amala, amala come se non ci fosse un domani"
"E se lei non mi ama?"
Solleva le spalle. "Semplice, lotterai finché conquisterai il suo cuore, ma non temere, quella ragazza è persa di te"
Infilo di nuovo il giubbino e guardo per l'ennesima volta lo schermo del telefono.
"Va da lei, non lasciarla sola"
Sorrido dandole un bacio sulla guancia. "Domattina hai impegni?"
"Lezione di chimica alle dieci, lezione di an..."
La blocco a metà frase ridendo. "D'accordo, ho capito, ma se ti chiedessi di venire da noi per colazione, verresti?"
"In quale hotel alloggiate?"
"Sheraton"
Infila le mani nelle tasche del giubbino azzurro tenue. "Credo che accetterò l'invito, ma ora tu non perdere altro tempo e vai da Jodie" mi schiocca un bacio sulla guancia. "Ci vediamo domani mattina nell'hall del vostro hotel"
Annuisco.
"Un ultima cosa... Ti voglio bene James"
"Ti voglio bene anch'io Lexi"

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Promise ~Where stories live. Discover now