Capitolo 31

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James Edward Harris.
South Kensington, Londra.

"... posso sentire la tua tensione fin qui, stai tranquilla, loro sono sempre i miei genitori, sono sempre le stesse identiche persone con cui due volte al mese ceni insieme"
"No, questa volta è... diverso, è la prima volta che ci sediamo ad un tavolo con loro, come... coppia, hai capito cosa intendo, vero?"
Le do un bacio, sulla guancia. "Non temere, andrà tutto bene, andrà tutto per il verso giusto"
"... vino o whisky?"
"Per la realtà papà, Jodie non è una fanatica di bevande alcoliche"

"
"Per la realtà papà, Jodie non è una fanatica degli alcolici"
Si gira verso di noi con ancora in mano le due bottiglie aperte. "Oh. Ah. Beh, coca-cola?"
"Un bicchiere di vino va più che bene, grazie"
"Non sei obbligata cara, se vuoi qualcosa di analcolico basta chiedere" sorride dolcemente sua madre versandosi del vino nel bicchiere. "Abbiamo fatto una vasta scorta di tutto quanto, perciò non temere, c'è praticamente l'intero market a disposizione"
Rido leggermente mentre il padre di James allunga il bicchiere con dentro si e no tre dita di vino verso di me.
"Tu whisky?"
James annuisce. "Whisky sia"
"Tesoro non credi che dovresti chiudere almeno con un paio di bottoni ancora la camicia?"
Mi giro verso di lui e solamente ora mi rendo conto che effettivamente ce l'ha sbottonata fino quasi metà petto e dalla spalla destra, sul davanti spunta un altro tatuaggio. Out of limits.
"James"
"Va bene. Va bene. Va bene" si riabbottona prima di prendere il bicchiere dalle mani di sua padre. "Così va meglio mamma?"
Vedo Elisabeth sospirare molto profondamente e lisciare il pantalone nero elegante. "Vado a controllare la cena, a minuti dovrebbe essere pronta"
"Capisci il motivo per cui passo la maggior parte del mio tempo fuori casa?"
Stringo i denti avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra. "Smettila, i tuoi genitori non sono così male come tu credi"
"Allora ragazzi, ho saputo la novità" Brad chiude la bottiglia di Jack Daniel's. "Avete deciso di provare ad avere una relazione"
Tossisco lievemente sentendo il vino andarmi di traverso.
"Papà"
"Ho detto qualcosa di male?"
"No, ma preferirei non so, magari" si gratta nervosamente la nuca. "Cambiare argomento, non mi sento a mio agio a parlare di queste cose con te"
"La risposta è si, vero?" sorride.
"Brad tesoro, non insitere"
Ricompare sulla porta del salotto Elisabeth con le braccia conserte. "Ha già detto tutto quanto l'altra mattina, cos'altro vuoi sapere?"
Scrolla le spalle bevendo un sorso di drink. "Niente, hai ragione. Ha già detto tutto quanto" si alza in piedi andando al fianco della moglie. "La cena?"
"In tavola. Forza ragazzi andiamo a mangiare"
James si alza e dopo aver preso il bicchiere vuoto dalle mie mani, con un sorriso fa cenno ai suoi di cominciare ad andare e nel momento in cui restiamo soli nel grande salotto, avvicina all'istante le labbra alle mie. "Ti giuro che questa enorme tortura finirà presto"
"Per me non è affatto una tortura" piego la testa d'un lato. "Non so se sia il vino che va in circolo o la tensione che si è sciolta, ma comincio a pensare che accettare il tuo invito per questa cena sia stata la scelta migliore"
Sorride di nuovo facendomi alzare in piedi per poter far scontrare i nostri petti insieme. "Pensi di poter reggere un paio d'ore seduta al tavolo con loro?"
"Con molto piacere Harris" gli schiocco un bacio sulle labbra. "Andiamo?"
"Ricordami di noi farti più bere nemmeno mezzo bicchiere di vino per il resto della serata"
Lo tiro dolcemente per il braccio verso la cucina. "Avanti James, ho bevuto cose molto più forti di un semplice bicchiere di vino"
"E allora a cosa devo tutta questa euforia?"
Sollevo di poco le spalle. "Alla felicità, tutto qui"

Elisabeth ha dato il meglio di sé, tavola apparecchiata a puntino, antipasti perfettamente posizionati al centro del tavolo, bicchieri e piatti con un fine contorno d'argento e infine una teglia di lasagne dall'aspetto appetitoso al centro del tavolo.

"Spero sia tutto di tuo gradimento"
"Assolutamente" sorrido. "Grazie ancora"
Contraccambia il sorriso sedendosi al fianco del marito.
"James, ha chiamato di nuovo tua sorella"
"Non è il momento papà"
"Non è mai il momento per te quando si tratta di lei" appoggia il piatto degli affettati. "Quando imparerai a mettere da parte l'orgoglio?"
"Brad, non è veramente il momento" interviene Elisabeth. "Ne riparleremo dopo la cena" afferra le posate. "Jodie, cara, vuoi del prosciutto?"
Annuisco e James senza togliere gli occhi di dosso da suo padre, mi passa il piatto pieno di affettati.
"Grazie"
"Avete intenzione di tornare a Chicago?"
"Se tutto va secondo i piani, per Pasqua potremmo ripartire. Vuoi venire?"
"No mamma, non verrò e lo sai"
Con la coda dell'occhio guardo lo sguardo duro e triste di James mentre nervosamente taglia una fetta di salmone nel piatto.
Non esiste ferita più grande, più profonda e più devastante di quella di Lexi per lui. Le manca e su questo ci possono mettere la mano sul fuoco, ma allo stesso tempo è troppo orgoglioso per poter solamente pensare di prendere il telefono in mano e chiamarla.
"Come vuoi"
Gli occhi di Elisabeth si trasformano in una pozza blu scuro, quasi devastati per lo stress e la tensione nervosa che si è creata intorno alla famiglia Harris da due anni a questa parte.
"Sai Jodie, Chicago è una città fantastica" annuisce Brad avvicinando la forchetta alla bocca. "Ci sei mai stata?"
"N-no, mai" quasi sussurro con un filo di imbarazzo nella voce.
"Cambiamo argomento?"
Abbasso la mano sinistra sotto al tavolo e l'appoggio dolcemente sulla gamba rigida di James.
"E tu Jodie, hai già pensato a cosa farai in futuro?"
Sento la mano del moro sopra la mia e con il pollice accarezza lentamente il dorso di essa.
"Giurisprudenza, giusto?"
"Medicina" sorrido.
"Come Lex... Ok, vado a prendere gli altri piatti" si alza in piedi sua madre. "Voi continuate pure a cenare, torno subito"
Guardo James e non appena se ne accorge stringe più forte la mano da sotto al tavolo e sorride finendo le ultime fette di salmone rimasto nel piatto.
"Medicina quindi" annuisce suo padre. "Lexi si sta specializzando in chirurgia estetica"
"Basta" lascia la mia mano e lancia il tovagliolo sul tavolo. "Ho bisogno di una boccata d'aria fresca, non ne posso più di sentire Lexi, Lexi e ancora Lexi" striscia la sedia sul pavimento bianco.
"Cosa sta succeden... James. James. Jam... Brad! Cosa diamine hai detto per farlo reagire in questa maniera, di nuovo?"
"Niente Beth, niente" versa il vino rosso di prima fino l'orlo del bicchiere e in un paio di sorsi se lo scola fino l'ultima goccia.
"Scusaci Jodie, ma devi sapere che quando in famiglia si tocca il discorso Lexi, James va in escandescenza" accena un sorriso sua madre. "E molte volte lui" indica il marito. "Non si sa contenere ed esagera finché poi succede ciò che è appena successo" sospira sedendosi quasi a peso morto sulla sedia. "Diciamo che ormai ho fatto l'abitudine, quando succede chiudo le orecchie e gli lascio sfogare tra di loro, a meno che non cominciano a volare piatti, bicchieri e cose simili. Allora a questo punto mi tocca intervenire e fare da paciere"
"M-mi dispiace"
"Vado a vedere dov'è finito"
"No Brad. Per l'amor del cielo, tu sta qui che vado io"
"Se n-non vi dispiace potrei andare io" intervengo.
Si guardano per un nano secondo negli occhi prima di alzare le mani in segno di resa e annuire. "Fai pure tesoro, è tutto tuo"

Torno in salotto, prendo la giacca dallo schienale del divano e dopo aver sospirato due o tre volte profondamente, apro la porta d'ingresso.
"Non voglio vedere nes... Jodie"
Accenno un sorriso.
"Cosa ci fai qui? Non dovresti essere dentro a mangiare?"
Mi siedo di fianco a lui sui gradini. "Sono venuta a vedere come stai"
"E per quale motivo t'importa?"
"Sono la tua ragazza, ricordi?"
Ride bevendo un sorso di Jack Daniel's direttamente dalla bottiglia. "Devo migliore il carattere, lo so"
"Non importa, mi piaci lo stesso" appoggio la guancia sulla sua spalla. "Perché sei così scontroso con loro?"
"Non sono scontroso"
"James"
"E va bene" beve un altro sorso. "È una vita che non faccio altro che sentire: tua sorella ha preso una buona strada, tua sorella è stata accolta alla facoltà di medicina della University of Illinois, tua sorella prosegue con ottimi voti, tua sorella lavora part-time nella caffetteria del campus per pagarsi gli studi mentre tu giri tutto il giorno per la città con quella compagnia poco affidabile, tua sorella nella vita diventerà qualcuno e bla bla bla" scuote la testa. "Per non parlare di mio padre. Per lui, lei è quel qualcosa di fenomenale, di perfetto, tanto perfetto che se solo potesse, si farebbe fare una statua a grandezza naturale di Lexi e la piazzerebbe in mezzo al giardino orgoglioso" alza di nuovo la bottiglia alle labbra. "Beh diciamo che lei è la perfezione e io sono la merda"
"No James" gli strappo letteralmente la bottiglia dalla mano. "Punto uno, smettila di bere whisky, punto secondo, nessuno di noi è perfetto e punto terzo, tu non sei la merda. Avete semplicemente preso strade diverse, ma non per questo vuol dire che la sua sia quella giusta e la tua sia quella sbagliata"
Intravedo un sorriso spuntare sulle sua labbra. "Pensi che io sia geloso di lei?"
"No, penso semplicemente che dentro di te non hai altro che rancore"
"E pensi che andare a Chicago possa risolvere tutti questi problemi?"
Sollevo le spalle. "Può darsi, ma sappi che sono passati diversi anni e tu sei praticamente sparito dalla sua vita"
"Non sono io che me ne sono andato da Londra, ma lei" tasta nelle tasche del giubbino di pelle nera. "È lei che da quando si è trasferita oltreoceano ha chiuso qualunque tipo di contatto con me, è lei che a malapena chiede come sto e se ho messo la testa a posto ed è anche lei che mi manca di più ogni giorno che passa" allunga una busta bianca verso di me. "Ed è lei la causa principale per cui ho deciso di prendere questi"
"Devo aprirla?"
Annuisce e mentre lui continua a parlare dicendo cose a cui non bado molto, apro la busta e per un attimo posso giurare di aver sentito il mio cuore fermarsi.

Londra Heathrow - Chicago O'Hare International.

"Vieni con me"
"J-james"
"Ti prego" stringe la mano sul mio ginocchio ricoperto dal tessuto scuro dei jeans. "Ho già prenotato tutto quanto e i biglietti non sono rimborsabili"
"James"
"Partiremo dopodomani, ma tu devi dirmi di si" morde il labbro inferiore con i denti. "Per favore"
"N-non lo so, è una cosa così, così..." sospiro richiudendo la busta. "Non so nemmeno come definirla, o forse l'unica parola che mi viene in mente è strana"
"Strana?"
"Si insomma, non vedi tua sorella da più di due anni, mi inviti a cena a casa tua e nel bel mezzo di essa, tiri fuori due biglietti per Chicago e mi implori quasi in ginocchio di salire tra meno di due giorni su quel volo con te" accenno un sorriso. "Quale altra parola esiste per descrivere questo momento se non strana?"
"Anormale?"
"Si, anche" mi alzo in piedi e con me anche lui. "Torniamo dentro?"
"Non hai ancora risposto alla mia domanda, verrai a Chicago con me?"
Stringo entrambe le nostre mani insieme. "C'è una piccola possibilità che la risposta sia si"
"Jodie"
"Se non verrò molto probabilmente tu butterai questi biglietti nel primo cestino che trovi e con loro anche il tuo sogno di poter riabbracciare Lexi"
Annuisce. "Probabilmente si, hai ragione" sorride. "Perciò?"
"Perciò non ho scelta, che io voglia o no, verrò con te da Lexi" gli do velocemente un bacio sulle labbra mentre la luce del portico si accende.
"James. Jodie, tutto bene?"

Elisabeth.

"Si gela qui fuori, tornate dentro altrimenti vi ammalerete" sfrega le mani una contro l'altra. "Le lasagne sono pronte e tuo padre ha promesso di tenere la bocca chiusa per il resto della serata, perciò niente litigi o discussioni in vista" socchiude la porta d'ingresso. "O almeno spero" sussurra.
"Arriviamo, dacci un paio di minuti"
Annuisce tornando in casa.
"Dicevamo?"
"A che ora partiremo?"
"Alle prime luci dell'alba" chiude la cerniera del giubbino. "Ho prenotato il primo volo della giornata e..." sfila uno dei biglietti dalla busta. "Penso proprio che da questo momento, questo sia tuo"
Allungo la mano per prenderlo ma lui ritrae.
"James"
"Non cambierai idea?"
"No, non cambierò idea"
"Per nessuna ragione al mondo?"
Sospiro appoggiando una mano sul fianco. "Per nessuna ragione al mondo, te lo prometto. Ora posso avere il biglietto e magari possiamo anche tornare in casa?"
Sorride per l'ennesima volta e annuisce. "Assolutamente si, tesoro"

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Promise ~Where stories live. Discover now