So many truths... too many truths

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<< Voglio che ti dimentichi di lei all'istante! >> La madre le urlò contro, facendo rivibrare le sue spalle che la guardavano impaurita, ma mentre tutto il suo corpo si era irrigidito nel sentire quella voce così dura, i suoi occhi erano rimasti a fissare la porta lasciata leggermente socchiusa da Ryujin.

La sua mente fissava quel vuoto davanti a esse, che la blu aveva lasciato andandosene via, il suo cuore batteva debole come se stesse ricercando di ritrovare insicuro quel ritmo felice, ritrovare quella sintonia nella quale non si era sentito più solo, nella quale un altro battito gli aveva fatto compagnia, lo aveva incoraggiato a battere di più, a essere più impavido... ma adesso quella sintonia gli era stata strappata via, quel ritmo l'aveva perso e la dove prima c'era quella melodia creata dall'altro cuore a guidare il suo, più timoroso e impacciato, adesso c'era solo il silenzio... un silenzio che nemmeno le parole aspre della madre riusciva a sovrastare.

<< Yeji, gente come lei va tenuta il più lontano possibile, è un male per te e per i tuoi obbiettivi, non farà altro che tenerti lontano dal raggiungere il tuo vero potenziale, dall'avere successo nella vita. >> Eppure mentre la sua testa si rifiutava di ascoltare la voce della madre, quelle parole piene di cattiverie riuscirono comunque a raggiungerla.

<< I miei obbiettivi, o i tuoi obbiettivi? >> Chiese con un tale amarezza che persino sorprese se stessa, ma tra la mancanza di un ritmo curatore per il suo cuore dolorante e quelle parole cattive della madre, non riuscì a mascherare la frustrazione.

<< Che differenza fa? >> Chiese confusa.

<< La differenza è che questi "obbiettivi" che mi vuoi far raggiungere così disperatamente sono soltanto tuoi, non miei. >> Era così difficile da capire per la madre? Che i piani che aveva creato per lei non coincidevano neanche minimamente con i desideri della figlia... Perché non riusciva a comprenderlo? O perché non lo voleva fare?

<< E' stata lei a farti pensare così, non è vero? Quanto è patetico, l'ho capito solo vedendola una volta. Persone come lei sono solo invidiose delle nostre possibilità, della nostra ricchezza, non pensare che le importi davvero di te, ti sta solo usando. >>

<< Non mi sta usando, è mia amica! >> Si ritrovò a urlare, non riuscendo a sopportare quel quadro così viscido e infimo che la madre stava descrivendo di Ryujin.

La blu era completamente diversa da quello che la madre pensava e normalmente non le sarebbe importato di convincere la madre che si stesse sbagliando, conoscendola troppo bene e sapendo che farle cambiare idea era come far cambiare direzione al vento, ma in quel caso non riusciva a farne a meno, perché lei sapeva la verità e quella verità era così bella, così importante per lei, così speciale, che non avrebbe concesso neanche alla madre di infangarla così.

<< Non voglio discuterne ancora, farai quello che ti dico e andrai all'università di medicina! E' la decisione migliore per te. >> Controbatté alzando nuovamente la voce anche lei, come se tutto questo fosse solo una sfida, una sfida che avrebbe vinto a ogni costo.

<< Per te, ma non per me! >> E per quanto forte avrebbe voluto che quelle parole uscissero al mondo, dopo anni di repressione, la sua voce si spezzò proprio nel mezzo, facendo vacillare tutta la colonna vertebrale del suo discorso, indebolendo la sua opinione.

<< E anche per questa famiglia, Yeji non dimenticarti il nome sotto il quale sei cresciuta, mhm? Hai il dovere di tenere il cognome di questa famiglia alto, come ognuno di noi, non puoi lasciare che la gente ci vada come deboli, o nessuno di importante, perché noi siamo gli Hwang, i migliori, non siamo sotto a nessuno e per fare ciò dobbiamo essere sopra a tutti. >> E questa volta la madre non decise di gareggiare con la figlia, forse perché stufa di tutto quell'urlare, ma si limitò a guardarla con quel suo solito sguardo freddo, ghiacciato nel tempo, perché sempre uguale, non importava gli anni che passavano, le rughe che nel tempo si creavano intorno sulla sua pelle, i suoi occhi mantenevano sempre quella loro consueta serietà e durezza.

DEMONSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora