A Sunny day.

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Chapter Two

Nonostante la stanchezza che risucchiava il suo corpo tra le coperte calde del suo letto, che l'avvolgevano solo in parte ma non mancando di darle il calore di cui necessitava dopo gli eventi della scorsa notte, l'improvviso freddo che la invase la costrinse ad aprire gli occhi solo per incontrarsi con una figura sfocata e abbagliata dalla luce che penetrava dalla finestra. La ovvia confusione dipinta sul suo volto fece scappare una risatina della ragazza più giovane.

<< Ryujin-unnie, ti deve svegliare, è lunedì, abbiamo scuola tra un'ora. >>

Ovviamente la sua voce famigliare non fece ancora che riportarla più vicino alla realtà che era la sua vita di tutti i giorni. Un silenzioso lamento le uscì dalle labbra mentre si alzò per sedersi, solo per diventare più evidente quando un dolore pungente la colpì all'addome, maledetto demone.

<< Unnie! Tutto bene?! >>

La ragazza le posò una mano sulla spalla facendole alzare lo sguardo verso di lei, ma quando vide lo sguardo preoccupato sul volto della sorella il cuore le se strinse di tristezza. Forzando il dolore via momentaneamente, formò un sorriso il più genuino possibile per assicurare la più giovane, mentre una delle sue mani si posò su quella che era rimasta sulla sua spalla.

<< Tutto bene, semplicemente sono un po' stanca per il doppio turno di ieri al bar. >>

Vedendo la sorella rilassarsi dopo aver ascoltato quelle parole e sorridere come era il solito, per poi uscire dalla stanza dicendogli di sbrigarsi saltellando di qua e di là, le fece tirare un sospiro di sollievo.

Odiava mentirle così, ma era per il suo bene, non poteva sapere la verità perché l'avrebbe solo messa in pericolo.

*At school*

La giornata scorreva normalmente, con le solite noiose lezioni alle quali Ryujin assolutamente non dava la propria attenzione. Fisicamente era seduta lì, al solito posto dell'ultima fila vicino alla finestra, ma la sua mente era altrove. Con gli occhi scorgeva il mondo esterno a quelle quattro mura. Il clima era piuttosto buono quel giorno, nonostante fosse settembre il sole splendeva fiero nel cielo e a tenergli compagnia soltanto qualche nuvola nella sua forma più pura possibile, con quel suo bianco simbolo di innocenza che macchiava qua e là la vasta azzurra al di sopra delle proprie teste. Molti trovavano quelle giornate rilassanti, come se la calma che governava la natura quel giorno si diffondesse tra le persone e come una risata contagiosa, faceva spandere sui loro volti preoccupati e stressati un sorriso vero e sincero. I raggi caldi del sole infondevano energia nei loro corpi stanchi e provati dalla vita di tutti giorni. Peccato che Ryujin fosse immune a quegli effettivi benevoli della vita.

Con lo sguardo vedeva la felicità di chi, sotto l'influenza positiva del tempo, camminava sul ciglio della strada: chi passeggiava con un caffè in mano, mentre controllava il proprio telefono, a passi larghi e veloci verso il proprio lavoro; chi accompagnato dal proprio cane, passeggiava godendosi la giornata; chi, in compagnia di un amico o qualcosa di più, rideva alle battute altrui mentre la lucentezza di quella giornata si rifletteva nei loro occhi, leggermente socchiusi a causa dei sorrisi sui loro volti.

Quella giornata era davvero così bella? Il tempo era davvero così stupendo? Davvero tutti riuscivano ad essere felice per un motivo che sembra così stupido agli occhi della ragazza? Un così insignificante fattore migliorava l'umore di tutti, allora perché lei non ne sentiva gli effetti? Perché nonostante i raggi del sole che battevano insistenti contro la sua pelle, fredda e risente come creata dal ghiaccio più puro, il suo corpo rimaneva rigido come sempre?

La stanchezza le scorreva nelle vene, le si aggrappava alle cellule e come fosse ossigeno di cui il suo corpo necessita si diffondeva velocemente, ma come parassita la rendeva più debole e vulnerabile. Dopo settimane nelle quali dormire o anche solo riposarsi era diventato quasi un lusso che non si poteva permettere, a causa di tutto ciò che nella sua vita scorreva velocemente senza darle tempo di adattarsi ma pretendendo che ne stesse al passo, lo stress cominciò a bussare alle porte della sua sanità mentale. Un sospiro di fiacchezza le uscì dalle sue rosee labbra, mentre le palpebre come spinte dalla forza della gravità che adesso non accettava esitazioni o mezze scuse, si chiusero temporaneamente nel tentativo disperato di cercare un momento, anche se di pochi secondi, di riposo. Purtroppo la sua mente non accordatasi con i bisogni naturali del suo corpo, cominciò a vagabondare per una strada che portava dritto all'inferno.

DEMONSWhere stories live. Discover now