Be kinder

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Il vento gentilmente accompagnava Seoul in quella tiepida mattina, danzava per le strade tra le persone, ballando tra le loro gambe e giocherellando con i loro capelli e Yeji non era un eccezione, le sue ciocche brune venivano cullate dal vento che li spettinava in maniera giocosa, abbinando quell'aria serena con il sorriso sul volto della ragazza.

Mentre si stava dirigendo a scuola inevitabilmente la sua mente più e più volte era fuggita al giorno prima, alla discussione se così si può chiamare, con la madre e alle sue parole che non smettevano mai di ferirla, eppure bastava un solo secondo di abisso che tentava di risucchiarla nel suo caos e subito veniva riportata a galla dalle immagini fisse nella sua mente delle mille stelle dipinte sul soffitto della sua cameretta, del loro brillare nell'oscurità assoluta della notte come tante piccole luci di speranza...

Nella guerra di emozioni che le sconvolgeva la testa, che le assaliva il cuore e la mente di venti burrascosi e contrastanti, il sollievo di saper che forse ci fosse ancora una speranza era abbastanza per sostenere quel sorriso sulle sue labbra.

Oppure così pensava...

Come al solito, una volta arrivata, la ragazza entrò nella scuola camminando tra i suoi corridoi con lo zaino in spalla e una busta tra le dita, amava arrivare in anticipo per potersi godere il silenzio e la tranquillità che regnava tra quei corridoi prima del suono della campanella... silenzio che presto fu occupato dal suono di passi lontani che avvicinandosi si posizionarono accanto a lei e bastò soltanto un suo sguardo di lato perché il sorriso sulle sue labbra si spense.

<< Che cosa vuoi? >> Chiese freddamente, sbrigandosi a riportare i propri occhi davanti a se e stringendo più forte tra le sue dita il laccio della busta.

<< Io, ehm, volevo... >> Solamente sentire la sua voce fece nascere nel suo petto una rabbia incredibile e le sue dita si strinsero così forte nella loro presa che sbiancarono. << Cioè, io volevo... come posso dire... >> Non comprendendo affatto cosa volesse dire, decise semplicemente di allungare il passo per cerca di liberarsi di lui ed entrare nella prima classe che aveva quel giorno, sperando che il ragazzo non l'avrebbe seguita.

<< Yeji! >> Esattamente. << Yeji, ti prego ascoltami solo un secondo. >> Ma decise semplicemente di ignorare il ragazzo e dirigersi al suo solito secondo banco vicino alla porta. << Yeji, per favore. >>

Quando sentì il ragazzo avvicinarsi a lei si girò di scatto verso di lui per guardarlo dritto negli occhi e a giudicare da come si fermò subito, immobile a qualche passo da lei, le fece comprendere che aveva perfettamente compreso quanta rabbia stesse provando in quel momento verso di lui.

<< Dammi solo un secondo e poi ti lascio perdere, lo giuro... >> Tentò di nuovo lui, avvicinandosi un altro po' ma portando le mani davanti a se come in segno di pace.

<< Yeonjun, se hai qualcosa da dirmi fallo e basta. >> Disse infastidita dal fatto che il ragazzo sembrasse così disperato dall'avere la sua attenzione e poi però non riusciva a dirle ciò che voleva dire.

<< Mi dispiace. >> Sentire il famoso Choi Yeonjun chiedere scusa doveva essere un'esperienza che in pochi avevano avuto l'occasione di avere, forse in molti meno di quanto la stessa Yeji si aspettasse.

<< Ti dispiace per cosa? >> Eppure un semplice mi dispiace non poteva bastare a risolvere tutto, a cancellare tutto quello che il ragazzo le aveva detto e l'ennesima ferita che le sue parole avevano lasciato sulla sua pelle.

<< Beh, per come... per come mi sono comportato con te, l'altra sera al bar... >> Tentò di rispondere con voce incerta, non riuscendo a mantenere il contatto visivo con la ragazza ma non fallendo di notare il suo sopracciglio alzato mentre l'ascoltava parlare.

DEMONSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora