Just a smile.

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Mentre la pezza bagnata veniva passata con insistenza sul bancone del pub, lasciando dietro di se soltanto scie lucide che riflettevano la luce che illuminava il locale, le immagini di quella mattina continuavano a ripresentarsi alla ragazza dai capelli blu, come se si divertivano a tormentarla con così insistenza.

Ripassando per l'ennesima volta sullo stesso punto, la ragazza lasciava i propri occhi scivolare lungo i riflessi del bancone nei quali riusciva quasi a rivedere i due, ridere e parlare come- no... E poi ovviamente la sua goffaggine aveva soltanto dovuto rovinare tutto. Che imbarazzo!.. No, scosse la testa e imperterrita ricominciò a pulire il proprio posto di lavoro, determinata a scordare ciò che aveva visto, anche se questo sarebbe stato possibile solo se si sarebbe sfiancata a causa del lavoro.

<< In vena di pulizie, Shin? >> Chiese divertito Bangchan, mentre rientrò per la quarta volta nel locale, portando con se scatole di liquori e superalcolici e vide per la quarta volta la blu pulire lo scaffale con i calici per i vini.

Ma la ragazza non servì il ragazzo di un risposta, soltanto di un sguardo fulmineo che lo fece azzittire all'istante.

<< Ok, i got it! No more teasing... >> Il biondo alzò le mani in aria, in difesa della propria vita. <<... A minuti arriverà un altro camion con altre merce, puoi portare questi scatoloni nel magazzino nel retro? >> La ragazza gli mandò un cenno con il capo e si sbrigò a finire la commissione.

Dopo aver posato i scatoloni uno a uno nel retro del banco bar, si fermò qualche secondo per riprendere fiato, prima di rientrare nel locale.

Ma quando fece per rientrare nella sala, per la sorpresa di chi era lì, a solo qualche passo da lei, il suo corpo dimenticò come funzionare, fermandosi immobile.

Quando i suoi occhi caddero sulla ragazza una sensazione di famigliarità travolse la blu.

Non comprendeva come fosse possibile, era la prima volta che vedeva la bruna dopo quella mattina e tutto sembrava così, così nuovo... Come fosse un unico momento, un singolo momento nel quale tutto intorno a lei si era fermato, l'orologio che sulla parete segnava con il suo ticchettio il passare del tempo, aveva rallentato il suo ritmo, in contrasto a quello del cuore della ragazza che invece aumentò la sua corsa, come se volesse uscirle dal petto e correre verso-

Ma bastò un solo sorriso, un solo gesto per ricordarle altri infiniti momenti in cui quella scena era capita davanti ai suoi occhi, ma ogni volta sembra come la prima volta e forse era colpa di quel sorriso, così sincero che mandava in tilt il sistema nervoso della ragazza, un corto circuito che risvegliava come una scossa quell' organo nel petto della blu ogni volta, proprio quando aveva cominciato a pensare che in realtà era morto anni prima, quella sera, in quel autogrill, insieme a quello dei suoi genitori...

Invece era lì e lo sentiva battere forte per quel sorriso.

E quella confusione nella sua mente non le faceva comprendere neanche che quel sorriso era per lei.

<< Ryu! >> Non si mosse, nemmeno quando l'altra correva verso di lei.

Il suo sguardo era troppo preso a causa di quel nuovo scintillio nei suoi occhi color nocciola.

Questa nuova luce che orbitava intorno a lei come fosse il pianeta più importante del sistema solare, facendola risplendere come fosse la stella più bella dell'universo.

<< Ce l'ho fatta!.. L'ho fatto! >>

<< Cosa hai fatto? >> Riuscì a chiedere con un filo di voce.

<< Sono stata sincera! Con Yuna e le altre e... E voglio riprendere il controllo della mia vita, voglio essere libera... Voglio essere felice. >> Di fronte all'euforia di Yeji la ragazza riuscì soltanto a sorride.

Ma non era un semplice sorriso.

Un sorriso che aveva visto il rossore circondare gli occhi della bruna e il segno che le lacrime avevano lasciato sul suo viso, ma anche consapevole di quella nuova luce di speranza.

Era un sorriso che sapeva.

Sapeva che Yeji stava cominciando un nuovo capitolo della sua vita, attraverso tutte le difficoltà e il dolore e sapeva che avrebbe trovato la sua strada, perché adesso sarebbe stata lei stessa a scrivere il suo destino.

<< Ryu? Perché non stai dicendo niente? Ho sbagliato? Non dovevo parlarle? >> Ma quel silenzio della blu cominciò a preoccupare la bruna.

Ancora era difficile per lei cogliere i sorrisi di Ryujin, perché erano così fuggevoli, così impercettibili che fuggivano all'occhio umano, in pochi era in grado di coglierli e Yeji stava ancora raffinando la sua vista, inconsapevolmente.

<< Yeji, non hai bisogno delle mie parole per sapere se hai fatto la cosa giusta... >> Poi alzò la propria mano per posarla sul suo petto, sopra il suo cuore. << ... È qua che devi sentire se è la cosa giusta per te. >>

Vedendo la bruna esitare, non sapendo cosa dire o cosa fare, decise di prendere la sua mano nella sua e appoggiarla sopra il cuore di lei, lasciando le sue dita qualche secondo a contatto con le sue, prima di convincersi a lasciarla andare.

Quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di lei, lasciò le sue labbra scivolare di più sul suo viso per mostrarle la sincerità delle sue parole.

<< Grazie... >> Fu l'unica cosa che uscì dalle labbra di Yeji, quasi come un sussurro che però alle orecchie di Ryujin arrivò come un urlo, che scosse ancora il suo cuore.

E in un istante gli occhi dell'altra si riempirono di lacrime, per l'ennesima volta quella giornata, ma prima che Ryujin potesse fare qualcosa fu avvolta da un abbraccio inaspettato.

<< Grazie, davvero... >> Quelle parole sussurrate al suo orecchio, quelle braccia che avvolgevano il suo collo, quelle dita che si intrecciarono con i suoi capelli, quell'odore di vaniglia che la pervase...
Ancora non riusciva a comprendere come tutto quello sembrava così nuovo ma allo stesso tempo così famigliare.
Era come si sentiva quando più piccola d'estate lei, la sorella e i genitori andavano in vacanza, era sempre qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo di famigliare.
Era come tornare a casa dalla sorella dopo una lunga giornata...
Era come casa...

Ma quel pensiero la sorprese, perché dopo tanti anni alla ricerca di un luogo da poter chiamare casa, dove poter ritornare sempre, nonostante ciò che all'esterno, nel mondo, stesse accadendo, un luogo dove rifugiarsi, dove sentirsi al sicuro, forse l'aveva trovato...a eccezione che non era un luogo, ma una persona.

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