Run away

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<< Allora mi spieghi perché mi hai chiamato alle dieci di sera e mi hai detto di venire qui di corsa perché c'era un'emergenza? >> La voce di Yeonjun richiamò la sua attenzione.

<< Per il nostro primo appuntamento, non sei felice? >> Gli chiese ironicamente Yeji, prima di appoggiare le labbra al bicchiere per prenderne qualche sorso.

<< Stai scherzando? Mi hai fatto lasciare un vero appuntamento e venire fino a qui per un dannato finto appuntamento? >> Chiese lui incredulo.

<< Primo non mi interessa la tua vita amorosa e secondo beh, si. >> Replicò annoiata.

<< Oh mio dio Yeji! Pensavo avessimo accordato che non lo volevamo fare nessuno dei due questo, o qualsiasi cosa ci dovrebbe essere tra di noi. >> Il biondo esclamò, prima di abbassare la voce per continuare con il suo discorso, come se avesse paura che qualcuno li potesse sentire.

<< Hai parlato con tuo padre? Gli hai detto che non ti piaccio e non vuoi fare questa finta? >>

<< No, certo che no! Mi ucciderebbe se glielo dicessi, letteralmente. >> Si giustificò.

<< Come pensavo. >>

<< Perché tu hai parlato con tua madre? >> Chiese con aria accusatoria.

<< Certo che no. >>

<< Allora? >> Chiese lui.

<< Allora ci tocca stare zitti e subire questa condanna, o questo appuntamento, come meglio preferisci chiamarlo. >>

<< Certo, perché tu vuoi andare a dire a tua madre che abbiamo avuto un appuntamento ad un pub? >> Chiese lui genuinamente confuso.

<< Sono sicura che riuscirebbe a sopportare pure questo se vuol dire che stiamo seguendo i suoi ordini. >> Rispose lei, stanca e affranta, portando di nuovo il bicchiere alle sue labbra e finendo il liquido che era rimasto.

<< Aish... >> Imprecò lui, prima di prendere posto sulla sedia accanto alla bruna e dopo aver appoggiato i gomiti sul legno del bancone affondare le dita nei capelli sconfitto, la testa bassa e nascosta.

<< Tutto bene? >> Chiese lei.

Anche se il suo giudizio sull'altro si era sempre limitato a quello di "un giocatore di cuori seriale che non prende niente sul serio" era sempre una persona, solo un ragazzo troppo spaventato dai propri genitori per essere realmente libero, proprio come lei.

<< No. >> Rispose lui, con una voce soffocata all'interno delle sue braccia. << Sono così stanco... di tutto e di tutti. >>

Nonostante avessero parlato sfortunatamente già molte altre volte, Yeji aveva sentito quella fragilità nella sua voce per la prima volta solo alla cena di quel sabato e sentendola di nuovo si rese conto che tutti soffrono anche i più stronzi dei stronzi, perché anche loro hanno un motivo per cui soffrono, forse più profondo di altri e stanno male, ma spesso lo nascondono sotto strati e strati di facciate dure come la pietra, impossibili da scalfire... eppure quella maschera di marmo che aveva indosso il ragazzo cominciava a mostrare le sue prime crepe.

<< Forse sei stanco del tipo di vita che fai? >>

<< E che tipo di vita farei? >> Chiese lui, alzando lo sguardo e lasciando le dita scivolare vita dalle ciocche bionde.

<< Pub tutte le sere, sesso e droga. >> Per carità, lei non era una persona a cui piaceva giudicare le vite degli altri, ma molte volte quando qualcuno si rifugiava in queste cose con un'insistenza disperata forse aveva dei motivi per i quali farlo.

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