Like then even know

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Occhi scuri come quelli già l'avevano guardata così colmi di paura, ma allora quelli l'avevano implorata silenziosamente di smetterla, l'avevano guardata nei suoi per ricordarle chi fosse; ma lei come adesso, anche allora aveva sostenuto quello sguardo, così famigliare al suo cuore che aveva cominciato a sbattere come un disperato, per ordinarle con i suoi battiti di fermarsi, ma così sconosciuto al suo corpo che non si fermò.

Non si fermò, né ascoltando le preghiere silenziose suonate dal suo cuore, né le parole strozzate che l'avevano pregata di fermarsi, quella voce così famigliare al suo cuore che riconoscendola aumentò la sua corsa, i suo battiti sempre più rumorosi, come se volessero risponderle da soli, far sentire la loro vera voce, quella che la stava pregando nel profondo di fermarsi, ma sconosciuta ai suoi pugni che continuarono a colpire quel viso così famigliare, e allora perché non si era fermata?

Perché le sue dita non avevano esitato mentre continuavano a colpire quel volto? Ma proprio come adesso, anche allora aveva ricoperto le proprie mani di troppo sangue, di quello stesso sangue che scorreva anche nelle sue vene, ma che quel giorno, sembrava essere solo uno sconosciuto per lei. Se solo avesse avuto la forza di fermarsi, di fermare il proprio corpo dal macchiarsi del quel crimine terrificante, che l'avrebbe perseguitata per sempre, se solo avesse saputo allora contro che cosa stava lottando, o meglio, contro chi...

Ma questa volta non c'era stato niente o nessuno da combattere, il suo corpo non si era mosso per volere altrui, ma solo per il suo e questa cosa la terrorizzò sempre di più, mentre il suo presente cominciò a essere frantumato dai ricordi di quella notte.

Sentiva la sua più grande paura schiacciarla sempre di più, la convinzione di star diventando ciò che temeva di più la fermò a centro della stanza, incapace di muoversi, mentre le sue mani avevano cominciato a tremare, sporche di sangue che colava lentamente dalla sue dita sul pavimento...

Si era ancora una volta macchiata di sangue, quali scuse avrebbe cercato questa volta? Chi avrebbe incolpato, se non se stessa.

Le sembrava di essere tornato a due anni prima, di rivivere ancora quei momenti, quegli orribili momenti che aveva vissuto in prima persona, ma proprio come allora, anche adesso li stava rivivendo soltanto come una spettatrice, li guardava, inerme, con occhi pieni di lacrime, mentre le sue mani facevano il lavoro sporco di creare l'incubo più terrificante della sua vita, non rispondendo a nessuno se non alla volontà di quel maledetto-

Ma chi voleva prendere in giro, la colpa era stata solo la sua per la sua incapacità di reagire, era stata troppo debole e anche ora era troppo debole... non era mai abbastanza per salvare le persone che amava...

Se avesse voluto cercare un colpevole, l'unica persona in vita che doveva assumersi la colpa era proprio lei, nessun altro; cercare le cause e i perché in qualcos'altro o qualcun'altro sottoterra, non avrebbe cancellato che le mani che avevano fatto ciò, che si erano sporcate di sangue, era le sue.

<< Maledetta stronza... >> Ma quella parole di certo non facevano parte dei mille pensieri che stavano assalendo la sua mente. << Io ti uccido, brutta in grada che non sei altro! >>

E in un attimo fu risucchiata dal presente, faccia a faccia con quel volto che aveva conosciuto la forza della sua rabbia.

E arrivò il suo turno di assaporare la rabbia dello zio.

Avrebbe potuto difendersi, avrebbe potuto lottare e avrebbe anche sicuramente vinto, ma invece si lasciò completamente indifesa, vedendo davanti a se non più il volto dello zio sfregiato da lei, ma uno fin troppo simile, ma mai così diverso, la cui sorte sotto le sue stesse mani era stata bensì molto peggiore e allora forse non si merita tutto questo?

DEMONSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora