Damned likeness

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Con gli occhi perlustrava il proprio armadio, decidendo tra cosa indossare quella sera al club, finendo per scegliere semplicemente una camicia bianca e un pantalone nero. Chi avrebbe fatto realmente caso al suo outfit? Andava in quel club soltanto perché le offriva un lavoro nel quale era modestamente brava e dei soldi, perciò come appariva non era tra i primi dei suoi pensieri.

Dopo la scelta piuttosto veloce, sedendosi sul suo letto, cercò il suo telefono per controllare l'ora. Venti minuti alle otto, il suo turno sarebbe iniziato alle otto e mezza e considerando che sarebbe andata con la moto, aveva ancora tempo prima di prepararsi.

Mentre stava uscendo dalla stanza per mangiare qualcosa prima di lavorare, la ragazza dai capelli blu sentì il il suono di una chiave che apriva la serratura della porta principale e al rumore pesante di stivali subito capì chi fosse. Ringraziò il cielo che Yuna fosse uscita con le amiche e avesse deciso di rimanere a dormire da quella con i capelli castani chiari, non si ricordava il suo nome, ma era un'anima molto sociale e affidabile, secondo le parole della sorella minore.

Voltandosi di istinto verso il terribile odore che invase la stanza nella quale si trovava, fu accolta da una miserabile vista. Alcune volte si rifiutava al sol pensiero che lei e quella persona fossero imparentati in qualche modo, non era semplicemente possibile e il disgusto che questo pensiero le procurava evidentemente si manifestò anche sul suo viso, visto il commento che ne seguì dalla persona a qualche metro da lei.

<< E' disgusto quello che vedo sulla tua faccia? >>

Non rispose, le labbra serrate in una lunga linea, mentre con gli occhi osservava i movimenti di quello che a passi pesanti si avvicinò al frigorifero, per poi aprilo e tirare fuori una birra.

<< Ti ho fatto una domanda Ryujin. >> Aggiunse, non guardandola ancora, troppo impegnato nel cercare di trovare un cavatappi inesistente tra le dispense.

<< No. >> Mentire alcune volte creava meno problema che dire la verità.

<< Il cavatappi? >>

<< Non lo abbiamo. >>

<< E perché non abbiamo un cavatappi? >> Chiese, dirigendo finalmente il suo sguardo verso la ragazza, anche se forse lei avrebbe preferito diversamente. Quegli occhi così scuri come la pece, la fissavano come se stessero aspettando che osasse rispondere, forse proprio per quello che le parole trovarono difficoltà ad uscire, come se venissero strozzate ancora prima di raggiungere le sue labbra.

Odiava l'effetto che aveva su di lei. Era una persona adulta che sapeva difendersi da sola sia fisicamente che verbalmente, ma ogni volta che qualcosa riguardava quell'uomo tutto era diverso. Bastava un suo sguardo severo o un'espressione arrabbiata a far scendere brividi lungo la sua schiena. L'oscurità delle sue iridi le ricordava quella dei demoni che cacciava ogni notte, eppure di loro non aveva né paura né timore, non esitava ad affrontarli, ma l'odio e la malvagità che si rispecchiavano negli occhi di lui era qualcosa che non aveva mai visto...

<< Vedo che oggi non sei di molte parole. >> Più che una domanda, era un'affermazione o una costatazione che non sembrò lasciare un sapore dolce nella bocca di lui.

<< Dove è Yuna? >> Chiese dopo una breve pausa, mandando giù lunghi sorsi di quel alcool economico.

Il nome della sorella pronunciato da quella profonda e roca voce, uscito da quelle sporche labbra, pensato da quell'ipocrita mente, risvegliò qualcosa in lei.

<< Quello non è di tuo interesse. Perché sei qui? Hai detto che questa settimana avresti dovuto lavorare. >> Il coraggio che le fece dire quelle parole nacque soltanto dal pensiero della sorella e di proteggerla il più possibile tenendola fuori da quella discussione.

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