56. Quello che rimane - prima parte

4 1 0
                                    

«Ha perso molto sangue

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

«Ha perso molto sangue...gli servono cure adeguate o non ce la farà...»

«Maledizione, non abbiamo più tempo! Datti una mossa Blake, sono già qui!»

Jim capiva a stento le parole che sentiva. Non aveva idea di cosa stesse succedendo intorno a lui. Sapeva solo di avere freddo. Molto freddo.

«Jim» parlò una terza voce e nel suo campo visivo comparvero un paio di occhi azzurri e un volto pallido, segnato dall'agitazione. «Guardami, sei già tornato una volta. Puoi farcela di nuovo.»

Le mani di Solomon Blake premevano sul suo addome, rosse, viscide di sangue. Il suo sangue.

Jim lasciò cadere le palpebre, troppo debole per opporre resistenza, per continuare a lottare.

Era così...stanco.


Quando, dopo molto tempo – giorni? Settimane? Anni interi? – trovò la forza per riaprire gli occhi, la prima cosa che vide, sopra di sé, fu un soffitto di stoffa leggera, tra le cui fibre consumate filtrava la luce del sole.

Una tenda.

Era disteso su una branda, una vecchia coperta di lana tirata fin sopra il mento e un vago odore di disinfettante misto a sangue che gli stuzzicava il naso. Gli faceva male dappertutto.

Ignorando le proteste di ogni parte del suo corpo, Jim si mise a sedere, ma una brusca fitta allo stomaco lo costrinse a bloccarsi a metà del movimento. Aveva il busto avvolto da bende.

I ricordi gli piombarono addosso tutti in una volta, come una secchiata d'acqua fredda. La Torre Nera...Lucindra...il suo pugnale che gli penetrava nella carne e poi...

Poi il nulla.

Eppure, in qualche modo, era sopravvissuto.

Che cosa è successo?

In cerca di risposte, ispezionò la piccola tenda in cui si trovava: nient'altro che un vecchio baule, una rastrelliera piena di vestiti, un tavolo con sopra la custodia di una tromba e un giradischi portatile e...

Si accorse con sorpresa di non essere solo. C'era un uomo, seduto accanto al tavolo, immerso nella lettura di un libro. Era nero, alto e magro, con arruffati capelli grigiastri che gli donavano l'aspetto di un vecchio leone malconcio. Quando si accorse di essere osservato, alzò la testa e ricambiò il suo sguardo attraverso la penombra.

«Grazie al cielo!» La sua voce roca giunse familiare alle orecchie di Jim. «Ti sei svegliato! Non muoverti, vado subito a chiamare Arthur! Era così in pensiero!»

La mascella di Jim cedette per la sorpresa. Forse non era ancora del tutto sveglio.

«J-Joel?!» Immediatamente, la ferita irradiò una scossa che gli mozzò il fiato.

Gli ultimi maghiWhere stories live. Discover now