22. Tradimento

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Jim non ci stava capendo più niente

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Jim non ci stava capendo più niente. E non solo perché tutto il sangue gli era defluito verso il basso.

Provò a muoversi, ma il potere di Alycia lo teneva inchiodato alla parete del vagone, con le braccia spalancate e i pantaloni calati sulle caviglie.

«C-che significa?» riuscì a balbettare. «Ti ho fatto male? Ho detto qualcosa...?»

«Non sei chi dici di essere» lo interruppe lei con veemenza. «Che ci fai davvero insieme a mio padre? Cosa state macchinando? Dimmi quello che sai, avanti!»

Jim sentì la pressione aumentare al punto che gli venne meno il respiro. Se avesse premuto ancora, avrebbe sfondato la parete o gli avrebbe sfondato il torace...

«Non...non so cosa vuoi che dica!» annaspò, ora seriamente agitato. «M -mi chiamo Jim Doherty, vengo dal New Jersey; s-sono figlio di un Mancante e di una strega. Faccio il p-prestigiatore e ho incontrato tuo padre per puro caso...»

«Puro caso?» sibilò Alycia. L'aria che aveva intorno sfrigolava ed era davvero molto pallida, ma nei suoi occhi vi era qualcosa di diverso dalla semplice collera; era arrabbiata sì, ma soprattutto spaventata. «Non credo sia un puro caso che l'Arcistregone dell'Ovest si sia interessato a te: la tua aura magica...è diversa da ogni altra aura che abbia mai percepito in vita mia. Tu non sei un comune mago.»

Sconvolto, Jim si umettò le labbra. «Alycia, non ho idea di cosa stai dicendo...»

«Bugiardo!»

«È la verità» ribatté lui, con voce strozzata. «Lo giuro sulla mia vita, non ti sto nascondendo niente!»

Alycia però continuò a scrutarlo con diffidenza. Sembrava che tutto in lei fosse in preda a una lotta furiosa...

«Mi dispiace se ti ho spaventata» disse Jim, la gola secca. «Ne possiamo parlare se vuoi...ma prima, potrei alzarmi i pantaloni?»

Senza smettere di fissarlo in maniera guardinga, lei abbassò lentamente la mano. «Non stai mentendo.»

Di nuovo libero di muoversi, lui riallacciò i pantaloni in tutta fretta. Alycia, invece, scivolò silenziosamente giù dal letto; senza guardarlo, riabbottonò il vestito e si chinò per cercare una scarpa.

«Alycia.» Jim le andò vicino, confuso, impotente. «Non capisco, che cosa è successo? Eravamo così in sintonia, era bellissimo...»

Lei non rispose, continuando a dargli le spalle mentre infilava le scarpe. Lui fissò la sua schiena e sentì qualcosa dentro di sé incrinarsi. «Parlami, per favore...»

«È stato uno sbaglio venire qui.» La sua voce tremava come se fosse sull'orlo delle lacrime. Quando Jim cercò la sua mano, si ritrasse. «Devo tornare da mio padre adesso. Mi dispiace, Jim. Addio.»

«Aspetta!»

Troppo tardi.

Non appena la porta si aprì, Jim fu investito da una raffica di acqua e vento e un istante dopo lei già non c'era più, inghiottita dalla pioggia.

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