30. La Corte dei Miraggi

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La prima impressione di Jim fu che la casa dell'Arcistregone del Sud si meritasse assolutamente il suo nome

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La prima impressione di Jim fu che la casa dell'Arcistregone del Sud si meritasse assolutamente il suo nome.

Il velodrago lasciò lui e Solomon di fronte a un vestibolo con arcate a ferro di cavallo rivestite da azulejos variopinte e dopo averlo superato si ritrovarono catapultati in una pagina illustrata delle Mille e una notte: aranci in fiore, mirti e palme da datteri facevano da cornice all'enorme palazzo, che splendeva nella luce vellutata del crepuscolo con le sue cupole dorate. Allievo e maestro percorsero una serie di cortili abbelliti con fontane zampillanti e vasche di ninfee; pavoni e fenicotteri rosa scorrazzavano nei giardini e fra gli alberi Jim vide rincorrersi persino delle scimmie. Tuttavia, c'era qualcosa di strano in quel posto; i fiori non lasciavano cadere nemmeno un petalo e nessuno di quegli animali aveva emesso un solo suono da quando erano entrati. Per Jim, che in mezzo agli animali del circo ci era cresciuto, la spiegazione fu presto chiara.

«Sono tutte illusioni.»

«Macon Ludmoore è il miglior illusionista al mondo» gli ricordò Solomon. «La Corte dei Miraggi è il suo palcoscenico e quello dei suoi apprendisti: non dare mai niente per scontato mentre siamo suoi ospiti.»

«Sta dicendo che non possiamo fidarci di lui? Avevo capito che foste amici.»

Lo stregone sospirò. «Mi piacerebbe crederlo. C'è stato un tempo in cui eravamo legati, ma dalla guerra contro l'Eretica sono passati anni e hai visto in che modo i Decani hanno indottrinato la gente di qui.»

Jim annuì, ripensando alla cerimonia a cui avevano appena assistito; il popolo di Arcanta amava la città che lo aveva accolto e protetto per secoli e credeva ciecamente in chi lo governava.

«Non mi illudo di sapere a chi offrirebbe la sua lealtà» proseguì Solomon con amarezza. «Se gli chiedessi di scegliere tra Arcanta e un vecchio nevrotico con tendenze autodistruttive.»

Non ha mica tutti i torti, convenne Jim, ma decise di tenere quel pensiero per sé. «Quindi, qual è il piano?»

«Sempre lo stesso: profilo basso con chiunque. Anche se a quest'ora saremmo già al sicuro a casa, se non ti fossi messo tanto d'impegno per stare simpatico a Macon.»

«Adesso sarebbe colpa mia?» protestò Jim. «Non posso farci niente se sono adorabile!»

«Non siamo qui per socializzare.»

«Neanche a lei non farebbe male, sa?» disse Jim. «Essere più socievole: forse il suo naso adesso sarebbe ancora dritto.»

Solomon non replicò, ma un guizzo della bocca rivelò che stesse trattenendo un sorriso.

L'Arcistregone del Sud li attendeva all'ingresso, con un piccolo lemure abbarbicato sulla sua testa e due giovani in uniforme viola e bronzo al suo fianco.

«Benvenuti alla Corte dei Miraggi!» li accolse con la solita vivacità, incurante del lemure che gli rovistava tra i capelli blu. «Entrate, entrate! Cyrus e Tariq vi mostreranno dove alloggerete. Fate come se foste a casa vostra e rilassatevi, siete tra amici!»

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