45. Raccontami una bugia

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Creare un ambiente idoneo alla crescita dell'Anthea non fu semplice, visto che ogni elemento naturale risentiva dell'influsso della Torre

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Creare un ambiente idoneo alla crescita dell'Anthea non fu semplice, visto che ogni elemento naturale risentiva dell'influsso della Torre. Jim e Alycia riempirono di terra due vasche da bagno e le sistemarono in un portico sul lato est dello Sherwood, quello che catturava maggiormente il calore dei raggi del sole; si riteneva che sole e aria fresca fossero indispensabili per il recupero dei malati, perciò una delle pareti era costituita interamente da una veranda, dalla quale si godeva una bella vista del frutteto e del prato che circondava l'ospedale. Costruirono un sistema di tubature che dai bagni portasse acqua alle vasche-vaso, dopodiché piantarono una manciata di semi e cercarono di mantenere l'ambiente caldo. Purtroppo, il cielo costantemente coperto impediva al sole di illuminare adeguatamente le piantine, ma speravano che la musica bastasse a stimolarne la crescita anche in quelle condizioni.

«É strano» disse Alycia, mentre con l'aiuto di Jim trasportavano il grammofono dalla zona ricreativa alla veranda. «Da quando siamo partiti non ci siamo imbattuti in nessuno Zelota. Siamo gli unici esseri umani nel raggio di miglia, è praticamente impossibile non si siano ancora accorti della nostra presenza.»

Jim convenne che era sospetto; continuavano a limitare l'uso della magia, a organizzare turni di guardia e Wiglaf restava di vedetta tutto il giorno, ma nessuno si era mai avvicinato all'ospedale.

Ci sta aspettando.

Era più di un presentimento, era una certezza che scaturiva dal profondo: i morsi lasciati dalla Creatura Vuota sulla sua spalla ormai si erano cicatrizzati, eppure di tanto in tanto tornavano a pungolarlo per ricordargli che non erano semplici ferite. Rappresentavano il legame con il Vuoto e con Lucindra e Jim aveva la sensazione che il risvegliarsi del dolore fosse collegato all'umore della strega. Era trionfante? Arrabbiata? Sofferente? Difficile dirlo con precisione. Forse era questo che intendeva per coscienza collettiva.

Non ci volle molto perché avvistassero la Torre in lontananza, un sottile squarcio nero tra cielo e terra. Quando l'aveva vista per la prima volta, in astrale, Jim ne era rimasto sconvolto, ma adesso era quasi rassicurante alzare lo sguardo e sapere di trovarla là; a volte si riscopriva a contemplarla per lunghi istanti, cullato dai sussurri nella sua testa e riusciva a tornare in sé solo quando Alycia lo chiamava per avere il suo aiuto.

Fortunatamente, la coltura dell'Anthea riempiva le loro giornate: Alycia si dedicava alle sue piantine con dedizione, restava ferma a irradiarle con la magia per ore e quando si dava il cambio con Jim, preparava pozioni rinvigorenti, mentre il grammofono riproduceva musica senza sosta. Quando iniziarono a spuntare i primi timidi germogli, la gioia fu tale che si presero per mano e iniziarono a ballare.

«É presto per cantare vittoria» disse Alycia, cercando di riportarli entrambi coi piedi per terra. «C'è ancora molto lavoro da fare.»

Prelevò del sangue da Jim e ne lasciò cadere alcune gocce nel terriccio e sui pistilli ancora acerbi dell'Anthea. Dovettero passare ancora alcuni giorni prima di estrarre la linfa da cui avrebbero ottenuto l'antidoto. L'attesa era snervante ma Jim cercava di rendersi utile come poteva, passando al setaccio la clinica alla ricerca di attrezzature e sbriciolando pillole per ricavarne le sostanze chimiche di cui Alycia aveva bisogno. 

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