42. Il Corvo e il Lupo

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In una delle sei camere da letto situate al secondo piano della magione Winters, le ante di un vecchio armadio si aprirono cigolando; da esse sbucò una ragazza minuta, avvolta in un cappotto ornato di pelliccia e con arruffati ricci corvini

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In una delle sei camere da letto situate al secondo piano della magione Winters, le ante di un vecchio armadio si aprirono cigolando; da esse sbucò una ragazza minuta, avvolta in un cappotto ornato di pelliccia e con arruffati ricci corvini. L'intrusa chiuse per bene le ante, fece due passi indietro e agitò le dita.

L'armadio tremò, le assi scricchiolarono rumorosamente. Poi, come se una mano gigantesca lo avesse stritolato con forza, si accartocciò fino a tramutarsi in una catasta di pezzi di legno sgangherati. In quello stato, nessuno sarebbe riuscito ad attraversarlo.

Alycia tirò un sospiro, estrasse dalla tasca del cappotto un paio di occhiali rotondi cerchiati in oro e dopo aver alitato sulle lenti per pulirle, li inforcò: nell'arco di una sola giornata aveva derubato i laboratori della Cittadella, lasciato la Corte delle Lame in balia dell'Anthea Ingannatrice, aggredito il suo maestro e i suoi ex compagni di studi, sottratto un velodrago al controllo del Cerchio d'Oro, lasciandolo scorrazzare libero per Arcanta, e chiuso l'accesso al Meridiano di New Orleans.

Il che significava essenzialmente tre cose: uno, che adesso era una fuorilegge; due, che aveva più sangue Blake nelle vene di quanto immaginasse; tre, che aveva guadagnato un po' di tempo prima che il Decanato scagliasse su di loro tutta la sua furia.

Doveva darsi una mossa.

Lasciò la stanza e percorse il corridoio principale del piano, ma presto fu assalita da un orribile presentimento. C'era silenzio. Troppo silenzio.

«Papà!» chiamò mentre scendeva le scale che portavano al pianterreno. «Jim! Valdar!»

Quella sensazione di angoscia continuò a crescere mentre passava in rassegna le sale vuote della grande casa e si affacciava agli ambienti di servizio dove viveva Valdar. Uno stridio acuto e un frullo d'ali annunciarono l'arrivo di Wiglaf, che volò in cerchio tra le ombre del soffitto come un piccolo fantasma e gracchiò concitato.

«Dov'è mio padre?» chiese Alycia con apprensione. «Portami da lui!»

Il corvo bianco si diresse verso la biblioteca e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito di paura quando vide le porte scardinate.

Ma che cosa è successo qui?

Irruppe nella stanza e la trovò completamente a soqquadro: le librerie vuote, crepe lungo le pareti, cumuli di libri, schegge di vetro e pezzi di legno a terra...

«Alycia.»

Wiglaf si posò sulla spalla di Solomon Blake, accasciato coi gomiti sui braccioli di una delle poche sedie rimaste integre. Accanto a lui, Valdar lo stava aiutando a spazzare via la polvere dai vestiti e quando si avvicinò Alycia si accorse che erano macchiati di sangue...

«Per i Fondatori!» squittì, impaurita. «Che ti è successo? Sei ferito?»

«Non è niente» gracchiò lui, tastandosi con cautela la tempia, incrostata di sangue secco. «Solo qualche graffio. Sarei ridotto peggio se Wiglaf non mi avesse fatto da scudo...»

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