9. Lezioni di magia

14 3 2
                                    

Jim se ne stava seduto al centro del palco nella Grotta delle Meraviglie, solo e immusonito, a esercitarsi negli impalmaggi con la sua moneta; Arthur era tornato al lavoro, ma alcuni membri della compagnia si erano trattenuti in gruppetti a discut...

Oups ! Cette image n'est pas conforme à nos directives de contenu. Afin de continuer la publication, veuillez la retirer ou télécharger une autre image.

Jim se ne stava seduto al centro del palco nella Grotta delle Meraviglie, solo e immusonito, a esercitarsi negli impalmaggi con la sua moneta; Arthur era tornato al lavoro, ma alcuni membri della compagnia si erano trattenuti in gruppetti a discutere sulla decisione del direttore:

"Avrebbe potuto almeno consultarci!" si era lamentata Vanja Svanmör, inviperita. "Lavoriamo per lui da anni, il nostro parere non conta nulla?"

"E poi, che ne sa quello spilungone lì di vita da circo? È un fermo!"

"Mi auguro che il Folletto sappia quello che fa."

A quel punto, avevano cominciato a bombardare Jim di domande: come aveva conosciuto Blake? Era davvero uno stregone? E soprattutto, ci si poteva fidare di lui? Il ragazzo aveva cercato di rispondere a tutti pazientemente, ma a una certa si era stufato di essere messo sotto torchio e si era trovato un posto tranquillo dove riflettere.

I lembi dell'ingresso si scostarono piano, lasciando entrare un ventaglio di luce.

«Finalmente ti ho trovato.»

Solomon Blake avanzò silenzioso tra le sedie disposte ordinatamente fino al palco, con Wiglaf, il suo corvo-demone albino, appollaiato sulla spalla. 

«Devo ammettere che questo posto ha un aspetto diverso senza quella folla di scalmanati: dovresti selezionare il tuo pubblico invece che cercare di attirare quanta più gente possibile.»

Si chinò per raccogliere un finto rubino da una cesta e lo esaminò da vicino. «Del resto, la magia non è per tutti.»

«È venuto a ricordarmi quanto faccia schifo il mio show?» domandò Jim, restando sulle sue. «O per riscriverlo completamente, visto che adesso è il mio capo?»

«No, volevo invitarti a pranzo per discutere del tuo programma di studi: prima cominciamo e prima potrete ripartire. Ci stai?»

Come se avessi scelta.

Jim intascò la moneta con un sospiro. «Ok.»

Riattraversarono il campo, accompagnati dagli sguardi torvi dei dritti. Almeno per una volta, pensò Jim, artisti e operai avevano trovato qualcosa in comune: la diffidenza verso l'intruso che era piombato nel loro piccolo mondo, turbandone gli equilibri.

Si sforzò comunque di ignorarli e seguì Blake fino alla sua vettura, dove li attendeva l'enorme chauffeur biondo; aprì la portiera posteriore per lo stregone e la richiuse dietro Jim. L'abitacolo era foderato in pelle e legno lucido e odorava di nuovo.

«Il suo amico è lo stesso Valdar che ho incontrato ieri?» domandò Jim, mentre il gigante prendeva posto al volante e le sospensioni dell'auto gemevano sotto il suo peso.

«Ho applicato su di lui una trasfigurazione momentanea» spiegò lo stregone, lisciando distrattamente le piume sul petto di Wiglaf. «Volevo un arrivo discreto.»

Gli ultimi maghiOù les histoires vivent. Découvrez maintenant