34. Una sfida a lungo attesa - seconda parte

9 2 0
                                    

Il velodrago si librò nel limpido cielo blu marino seguendo il corso del fiume Silbri, che attraversava longitudinalmente la valle e tagliava Arcanta in due metà: la sua destinazione era un immenso stadio dalle pareti in marmo bianco e lucente, al...

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Il velodrago si librò nel limpido cielo blu marino seguendo il corso del fiume Silbri, che attraversava longitudinalmente la valle e tagliava Arcanta in due metà: la sua destinazione era un immenso stadio dalle pareti in marmo bianco e lucente, al cui interno sarebbe entrata comodamente una piccola città.

Dall'alto, Jim vide la fiumana di gente che si accalcava vicino alle quattro entrate monumentali per poi disperdersi nei vari settori in cui erano suddivisi gli spalti, bardati con stendardi di vari colori: verde e oro per la Corte dei Sussurri, viola e bronzo per quella dei Miraggi e nero e argento per la Corte delle Lame. Non gli parve di vedere nessuno coi colori della Corte dei Sofisti, quella a cui in teoria faceva ancora capo Solomon Blake.

Jim strinse spasmodicamente le mani in grembo mentre la viverna scendeva di quota. Iniziava ad avere la nausea.

Atterrò sul retro dello stadio, in uno spiazzo erboso delimitato da una cancellata; anche da lì, il vociare eccitato della folla si faceva sentire forte e chiaro nell'aria umida della sera.

Jim saltò giù dalla carrozza con l'impressione che le sue ginocchia si fossero trasformate in gelatina. Altri tre velodraghi sonnecchiavano sul prato accanto alle loro carrozze, segno che i suoi sfidanti erano già entrati nell'arena. Il ragazzo varcò la soglia di una lunga galleria rischiarata da piccole sfere di energia fluttuanti e la seguì finché in fondo non vide brillare una luce.

D'accordo, ci siamo. Trattenne il fiato come se dovesse buttarsi in mare e si incamminò verso l'uscita...

Tutt'attorno a lui c'erano file e file di spalti dove centinaia, anzi, migliaia di facce lo fissavano, illuminate dalla luce di un sole innaturalmente alto e luminoso per essere pomeriggio inoltrato.

Frastornato, Jim si guardò attorno: poco più avanti, Siegfried, Mei Lin e Nikos si stiracchiavano e salutavano la platea. Erano decisamente popolari, a giudicare dai piccoli cori che alcune file avevano iniziato a intonare in loro onore.

Qualcuno aveva addirittura preparato degli striscioni.

All'improvviso la voce allegra di Macon Ludmoore echeggiò in ogni direzione, amplificata dalla magia:

«Benvenuti alla duento quarantottesima Disputa di Arcanta! Stasera ,quattro tra i migliori apprendisti della Corte delle Lame, dei Miraggi, dei Sussurri e dei Sofisti si affronteranno in uno spettacolare duello di magia!»

La folla strepitò esaltata.

Finalmente Jim capì dove fosse Macon: alla sua destra c'era una tribuna d'onore coperta da uno sfarzoso baldacchino, sotto cui erano seduti i quattro Arcistregoni di Arcanta. L'Arcistregone del Sud era l'unico in piedi, vestito di porpora e oro e con le braccia sollevate. Accanto gli sedevano Boris Volkov, che sembrava impaziente di veder scorrere un po' di sangue, e Una Duval, tronfia come una regina nel suo abito di damasco blu. Solomon Blake, invece, aveva tutta l'aria di essere stato preso in ostaggio; stringeva la radice del naso tra indice e pollice, come per placare un'emicrania e Jim poteva sentire la sua disapprovazione scottargli la pelle anche a quella distanza.

Gli ultimi maghiWhere stories live. Discover now